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Skyron, quattro ‘crani’ del Polo per un prototipo per la Mini Transat 2015

Nicola Gerin, Olivia e Oris D'Ubaldo ed Enrico Brandolini stanno lavorando sullo scafo e sulle appendici di '756 Onlinesim.it', che affideranno ad Alberto Bona per la transatlantica di vela in solitaria.

Lei è “756 Onlinesim.it”, 6,5 metri di lunghezza e prestazioni velocistiche e di manovra pazzesche. Loro sono in quattro e si sono riuniti sotto il marchio Skyron, che in greco significa ‘maestrale’. E sarà proprio ai venti e alle capacità di uno skipper temerario che affideranno il lavoro di oltre un anno e mezzo di ragionamenti, scelte, calcoli, intuizioni e fatiche.
Il team è composto dal triestino Nicola Gerin, 24 anni, i grossetani Olivia e Oris D’Ubaldo, 24 e 30 anni, e il ravennate Enrico Brandolini, 25 anni. Ad accomunarli è il percorso didattico nel Polo universitario spezzino “Marconi” della Spezia, dove stanno portando avanti gli studi in Ingegneria nautica, Design navale nautico, Yacht design. Sono loro i protagonisti dell’impresa, che consisterà nella partecipazione alla Mini Transat 2015 nella classe “prototipi”, una regata estrema, lunga 4mila miglia da percorrere in solitaria tra le coste francesi e l’America centrale, che sta al mondo della vela come la Dakkar sta a quello delle auto. Al timone ci sarà il torinese Alberto Bona, capace nell’edizione 2013 di giungere quinto assoluto nella categoria “serie” e primo tra gli italiani.

Il loro lavoro è cominciato poco più di un anno fa, quando con la loro determinazione convinsero il presidente di Promostudi, Dino Nascetti, a supportarli nel loro sogno. Iniziarono con la progettazione da zero di uno scafo. Nel frattempo hanno iniziato a cercare uno skipper e un club. Hanno avuto la fortuna di incontrare Bona sulla loro strada, e contestualmente hanno trovato l’interesse dello Yacht club italiano di Genova, un circolo molto prestigioso e determinato a partecipare alla Mini Transat.
Dopo alcuni mesi di studi, d’accordo con lo Yacht club, con Promostudi e con lo sponsor Onlinesim.it, i ragazzi di Skyron hanno deciso di abbandonare la realizzazione di uno scafo ex novo, e si sono concentrati sulla possibilità di modificare 756, barca di proprietà di Bona, realizzata nel 2008.
“Quello scafo era competitivo nel 2009 – spiegano gli aspiranti ingegneri del Polo spezzino – ma la gara dal 2013 ad oggi ha fatto un grande salto in avanti per quel che riguarda le caratteristiche richieste per essere tra i primi, anche a causa della modifica del percorso. I venti sono diversi, così deve cambiare anche la forma della barca”.
Così l’occhio di Skyron si è concentrato sulla chiglia e su nuove appendici: via la vecchia deriva, quelle laterali e il timone. Spazio a pezzi del tutto nuovi, studiati al computer, verificati in vasca e realizzati in carbonio, come tutta la barca. Anche l’albero e le vele sono stati sostituiti, per garantire l’aggiornamento massimo alle novità tecnologiche e alle difficoltà di una regata atlantica che non perdona.

In totale, tra le risorse messe a disposizione dallo sponsor Onlinesim.it, quelle di Promostudi e quelle dello Yacht club di Genova, il valore dell’operazione si aggira intorno ai 100mila euro. Una somma che viene ampiamente giustificata dall’ambito sperimentale che caratterizza la categoria prototipi, dai quali derivano gran parte delle tecnologie che vengono poi riversate nel mondo della produzione, e la grandissima copertura mediatica della Mini Transat, una regata che vede al via quasi cento imbarcazioni. I pontili di Douarnenez si riempiranno di persone, appassionati e curiosi che osserveranno da vicino prototipi e barche di serie, in gran parte battenti bandiera francese, ma con rappresentanti provenienti da Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Gran Bretagna, persino Australia.

Una volta salpati dalla costa della Bretagna i navigatori in solitaria attraverseranno il Golfo di Biscaglia puntando verso le Canarie. A quel punto la rotta li porterà verso Ovest, per la destinazione finale del loro viaggio: Pointe a Pitre in Guadalupa, nelle Antille.
Un percorso irto di ostacoli, lungo all’incirca tre settimane. Il tratto più difficile dal punto di vista tecnico è nella prima parte, quando i gusci di 6,5 metri devono superare lo stacco tra la placca eurasiatica e quella africana. Poi le difficoltà arrivano dalla permanenza per giorni nell’oceano, in solitaria. Si mangiano barrette e cibi liofilizzati, si beve poco e si dorme 20 minuti ogni due ore. Agli skipper viene richiesto un controllo psicologico assoluto, oltre a capacità di navigazione da record: i bollettini meteo sono centellinati, non c’è alcun Gps, bisogna saper consultare le carte nautiche alla perfezione. Insomma, bisogna essere grandi uomini e grandi navigatori.
“Siamo convinti che Alberto sia uno dei migliori sotto tutti i punti di vista, e sappiamo di potergli mettere a disposizione un mezzo di prim’ordine”, affermano Nicola, Olivia, Oris ed Enrico.
Dalla loro parte ci sono gli studi sull’idrodinamica e le simulazioni in vasca effettuate a Trieste. Oltre al supporto dello strutturista Luca Olivari, che ha lavorato anche sul Moro di Venezia e su Luna Rossa. La chiglia è relativamente ‘magra’, 756 è veloce e maneggevole. L’obiettivo dichiarato, sottovoce, è la vittoria.
Il 13 marzo ci sarà la prima uscita stagionale nella Fezzano-Talamone, poi il Grand Prix d’Italie. Prove che potranno dire qualcosa di più sul pacchetto barca-skipper. Ma la verità verrà scritta dal 19 settembre, giorno d’inizio della Mini Transat.

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