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Se la ronda si fa con WhatsApp

I social e le chat comunitarie si rivelano un'arma a doppio taglio sul tema "sicurezza".

Smartphone

Tra sicurezza percepita e reale c’è un abisso, non è una novità. Sentendo le cronache, non solo spezzine, il sentimento che si respira fa pendere l’ago della bilancia verso una scarsa percezione di sicurezza.
Con una media di quattro furti in abitazione al giorno, anche da come riferito recentemente dalla Procura spezzina, sono molti i cittadini che richiamano l’attenzione su argomenti come le ronde e pensano a soluzioni di quartiere.
Ed è in questo clima che i social network giocano un ruolo determinante. Il cittadino comune utilizza la propria bacheca come se fosse un ufficio denunce e per richiamare l’attenzione di possibili adepti per implementare i controlli nel proprio quartiere.
Di esempi ce ne sono a bizzeffe, basti pensare a episodi avvenuti nel parcheggio adiacente al centro commerciale “Le Terrazze”. Le denunce da social narrano di alcuni malfattori che hanno preso di mira i clienti che utilizzano il parcheggio: li avvicinano con uno stratagemma e li fanno scendere dall’auto. Una volta attirata l’attenzione, i malviventi portano via quello che possono, basta che sia in vista e facile da sottrarre. E a questo punto il cittadino se non si sente al sicuro, prova a farlo da sè.
L’utilizzo dei social network, quindi, mostra uno strumento immediato per lanciare “l’allarme” che si tratti di un furto oppure di altri reati. Segnalazioni che però non trovano risposta se la denuncia alle forze dell’ordine non viene mai fatta o comunicata in maniera tardiva.

Tra questi sistemi di comunicazione si può inserire anche la nota applicazione whatsApp. Utile per mettersi d’accordo sul calcetto e per altre attività.
Ma anche in questo caso, siamo davanti all’utilizzo di un’arma a doppio taglio. Per comprendere meglio il fenomeno, si può citare un episodio che arriva da Roma.
Nel quartiere dell’Ardeatina nella periferia sud romana, i cittadini hanno istituito una ronda che passa per una chat comunitaria. Chi nota qualcosa che non va, oppure, personaggi sospetti lo segnala agli altri che possono intervenire se necessario. Sfortunatamente, in un episodio preciso una cittadina è rimasta ferita nel tentativo di fermare un ladro.

Se internet e le app accorciano le distanze, la sicurezza fai da te ha delle lacune evidenti. Nello Spezzino, la chat WhatsApp è finita sulle cronache per un suo utilizzo ambiguo, ma non è da escludere che anche le forze dell’ordine si possano dotare di questo strumento per ricevere delle segnalazioni.
Di progetti simili c’è ad esempio “Sms contro il bullismo”, attivato per le scuole. Con l’utilizzo di altri sistemi di messaggistica il rapporto con i cittadini diventerebbe diretto.
Un sistema del genere senza controllo e operatori delle forze dell’ordine per regolarlo rappresenterebbe un doppio rischio: il cittadino si improvvisa sceriffo e lo strumento si rivela monco perché non permette la tempestività d’intervento.

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