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Con alessandra nel cuore

La pandemia aumenta i conflitti, ma la speranza può superare la violenza

Dopo i blocchi dovuti al Covid sono ripartiti tutti i servizi a tutela delle vittime. Alla Spezia il Comune è capofila del progetto 'Amali'. 42 le donne aiutate da Irene tra gennaio e maggio.

Violenza

La morte di Alessandra Piga per mano dell’ex compagno è una ferita profonda per tutta la comunità. Un dolore enorme davanti alla vita spezzata di una giovane madre e il pensiero che va al suo bambino e alla sua famiglia. Ed è autentico il grido di dolore quello che si leva dai centri antiviolenza Vittoria e Irene che saranno uniti nella fiaccolata in memoria di Alessandra che si terrà nella giornata di domani, martedì 15 giugno, alle 21 a Castelnuovo, in contemporanea con quella che si terrà a Maracalagonis, città di origine di Alessandra. I terribili fatti di Via Baccanella risollevano un tema delicato e purtroppo attuale: sono ancora tante, troppe, le donne vittime di violenza.
Dopo le forti preoccupazioni emerse l’anno scorso con l’arrivo del lockdown, con tante vittime costrette a rimanere “a casa con l’orco“, e – come evidenziato da una dettagliata analisi del Comune della Spezia e dei Servizi sociali – il delinearsi di una figura femminile costantemente sola contro tutti, alle prese con il precariato e la gestione della famiglia, oggi Città della Spezia assieme all’assessore Giulia Giorgi e alla coordinatrice amministrativa del centro antiviolenza Irene Sara Madiai torna su questi temi.

“Come Comune e come Centro Antiviolenza ci uniremo a Vittoria nella fiaccolata di domani – spiega l’assessore Giorgi -. E’ doveroso esserci ed è altrettanto importante ricordare a tutte che non sono sole: i servizi, con l’attenuarsi di questa pandemia, sono tutti ripresi. E’ stato un anno complesso e la pandemia ha segnato inevitabilmente molte situazioni, non è stato possibile fare molte attività, anche con le scuole, ma sono percorsi che speriamo si possano riattivare a partire dal prossimo anno scolastico. Siamo consci del fatto che la convivenza forzata ha messo in luce tante fragilità ed in questo ultimo periodo è aumentata tantissimo la conflittualità. Lavoriamo nell’assoluta tutela delle donne e dei figli. Ma il tema della violenza colpisce a tutti i livelli e a tutte le età: in questi mesi c’è stato anche un caso particolare che ha coinvolto delle persone anziane. Ma è doveroso ribadire che i servizi ci sono, noi ci siamo. Il graduale ritorno alla normalità, comunque, sta aiutando molto anche le donne che nel periodo delle chiusure avevano difficoltà lavorative: c’è una graduale ripresa dei lavori stagionali e questo, in parte, le sta aiutando molto”.
Da gennaio a maggio Irene ha sostenuto 42 donne, provenienti da contesti differenti. Per cinque di loro si è dovuto attivare il codice rosso, mentre sono stati 14 gli inserimenti nelle strutture. Le consulenze legali nei primi sei mesi dell’anno sono state 6, 10 quelle sia legali che psicologiche, 12 quelle psicologiche, 2 le situazioni che hanno reso necessario un’altra tipologia di servizio.
“L’episodio di Castelnuovo – spiega Sara Madiai coordinatrice amministrativa di Irene – fa riflettere, lascia senza parole e crea un’infinita tristezza. C’è tanto dolore in questa vicenda. Come centro, assieme a Vittoria, il nostro impegno non verrà mai meno perché è fondamentale far capire a chi è in difficoltà che la speranza di uscirne non deve abbandonarle. Anche noi facciamo leva su questo sentimento, perché in mezzo a tanta violenza ci sono anche gli uomini che vogliono rimettersi in gioco e non essere più maltrattanti”.
A questo proposito si è da poco concluso il progetto ‘Amali’, che ha come capofila Comune e Centro Antiviolenza Irene e come partner Maris, Coopselios e Isforcoop. “E’ un progetto importantissimo che ha coinvolto 50 donne, 11 di loro hanno raggiunto l’autonomia abitativa ottenendo un contributo di 1.500 euro a testa – conclude Madiai -. In questo progetto sono stati coinvolti anche 30 uomini maltrattanti che hanno deciso di farsi aiutare usufruendo di un supporto psicologico e partecipando a gruppi di aiuto. Il risultato di questo progetto è importantissimo e aiuta a mantenere viva la speranza”.

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