LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Non una di meno

La Zona Fuxia, il grido silenzioso delle donne che non hanno più voce

Zona Fuxia

Ai piedi di scalinata Gian Carlo Fusco nasce la Zona Fuxia, uno spazio per sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Lo ha organizzato il collettivo Non una di meno come “memoriale ma anche un muro di lotta e rivendicazione, uno spazio sicuro da cui ripartire e tessere relazioni senza lasciare indietro niente e nessuna. Abbiamo bisogno di riconoscerci e incontrarci, lasciamo un segno, portiamo un fiore, riserviamo un pensiero – spiega una nota -. Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce ma siamo anche il grido collettivo di tutte le donne e soggettività che si oppongono alla violenza maschile sulle donne, la violenza di genere e dei generi”.

Sul corrimano della scalinata i nomi delle vittime di questa piaga. Una lista che si allunga ogni giorno. “L’otto marzo dopo tanta attesa abbiamo scelto di tornare in piazza e abbiamo deciso di farlo portando con noi i nomi delle donne uccise nei primi due mesi dell’anno con la promessa e la volontà di ricordarle e fare tutto quanto in nostro potere per continuare a lottare e rimuovere le cause che portano a questa strage. Perché le leggi da sole non bastano e noi lo sappiamo bene, anche se sono stati fatti dei passi avanti con la Convenzione di Istanbul, con gli aggiornamenti al codice penale sappiamo quanto questi provvedimenti siano suscettibili ad arresti improvvisi, manomissioni e maleinterpretazioni. Sappiamo bene anche quanto il lavoro di centri e sportelli antiviolenza che hanno protetto e aiutato moltissime donne, dipenda nei fatti dalla scelta politica di costante definanziamento”.

Le vittime di femminicidio in Italia in questi primi tre mesi dell’anno sono 18, ricorda il collettivo. “Mentre preparavano il materiale per quest’occasione abbiamo letto i loro nomi, l’età, le loro storie, i luoghi in cui vivevano e il ruolo che il loro assassino aveva nelle loro vite, ci siamo anche scontrate con la narrazione tossica con la quale media nazionali e locali raccontano la violenza, ma questo non ci ha fermate, ci siamo concesse il tempo per salutare e per piangerle mentre scrivevamo le loro storie, oggi siamo qui per portare le loro storie in questo spazio” .

Più informazioni