La Spezia - Dieci anni. Da tanto tempo il marciapiede di Via Gaeta e un lungo tratto di quello che in Via Gramsci costeggia la Caserma Duca degli Abruzzi sono transennati a causa del pericolo di distacco di calcinacci dai cornicioni dell'edificio. La Juve non aveva ancora iniziato il ciclo di nove scudetti consecutivi, lo Spezia era in Lega Pro, prima divisione, e sperava nei colpi di Ighli Vannucchi. Sembra passata un'era geologica. Il primo articolo di CDS riguardo a quel problema risale infatti al febbraio del 2011 (leggi qui) e già dopo poche settimane in città ci si interrogava sul motivo di tante lungaggini per sistemare quella facciata (come fa qualunque condominio che si trovi in quelle condizioni) e riaprire il marciapiede al transito. Invece col passare del tempo il nastro bianco e rosso ha lasciato spazio alle transenne da cantiere e all'ombreggiante. Da allora più niente.
Era il penultimo anno del primo mandato Federici e il sindaco aveva tentato di accelerare i tempi, prima tramite gli uffici, poi dialogando direttamente con i vertici locali della Marina. Ma le successive promesse di mettere per lo meno in sicurezza le pareti con strutture sollevate da terra che potessero lasciare il libero transito ai pedoni sono rimaste sul libro delle buone intenzioni. In dieci anni non si è arrivati all'inferno, ma nel frattempo l'asfalto di Via Gramsci che lambisce la caserma si è lastricato di cespugli di rigogliosa gamba rossa. Sull'argomento non si è quasi più ritornati, sino all'ottobre del 2019, quando il consigliere Caratozzolo ne chiese contezza all'amministrazione Peracchini. A rompere il silenzio la stessa Marina militare, pochi mesi fa, con l'ammiraglio Lazio che ha ribadito la strategicità dell'immobile per la forza armata e ha annunciato l'avvio dei lavori per 62 alloggi, con 11 milioni di investimento.
Nel frattempo il disagio e l'occupazione del marciapiede pubblico hanno girato la boa dei dieci anni. E' come se gli spazi in disuso all'interno del perimetro dell'arsenale non fossero stati sufficienti, come se la città avesse allocato alla Marina un'area. Ma senza protocolli d'intesa e canoni.