La Spezia - "La nostra categoria è oggetto da ormai due mesi di una discriminazione lavorativa senza precedenti che sta passando totalmente sotto silenzio". A rivolgersi a CDS sono una trentina di Aso, Assistenti di studio odontoiatrico, che operano nella provincia spezzina e che non capiscono quale sia la logica che risiede nel vaccinare il personale sanitario e medico, ma non alcune categorie che, come gli Aso, condividono con medici e pazienti gli stessi ambienti e gli stessi rischi.
"Affianchiamo il medico nella sua prestazione professionale. Il nostro compito è l'accoglienza del paziente, la preparazione degli strumenti necessari e l'assistenza del medico alla poltrona, cioè nel momento di massima esposizione. Alla fine dobbiamo sanificare l'ambiente e sterilizzare gli strumenti usati. Il nostro lavoro - spiega Roberta Bertucci a nome di altre 28 colleghe - è classificato a rischio 4 (il massimo) poiché le nostre facce sono a pochi centimetri dalla bocca del paziente. Usiamo ovviamente dispositivi di protezione facciali per non venire a contatto diretto con saliva, sangue e più raramente vomito (causato a volte al paziente da intolleranza ai materiali da impronta)".
A inizio gennaio il direttore di Alisa, Francesco Quaglia, ha informato medici e odontoiatri liguri che a breve sarebbe partita la vaccinazione per medici e collaboratori di studio. Ma poi è stato arbitrariamente deciso di vaccinare solo gli odontoiatri escludendo le assistenti e gli altri collaboratori di studio-segretarie e addetti alle pulizie.
Dopo le promesse di due mesi fa le Aso spezzine hanno iniziato a chiedere chiarimenti.
"Asl 5 ci ha detto che attende l'invio della lista dei nomi delle persone da vaccinare, elenco che l'Ordine dei medici sostiene di aver inviato tre volte... Dal sindaco Pierluigi Peracchini abbiamo ricevuto una manifestazione di solidarietà, ma niente di più, mentre l'assessore alla Sanità Filippo Ivani ha detto che proverà a farci inserire insieme alle commesse di farmacia, ma anche che sarà una dura lotta in Regione".
In attesa di risposte concrete le Aso si sono rivolte a CDS: "Come è possibile che nello stesso ambiente fisico di lavoro due persone lavorino a stretto contatto e solo una sia ritenuta a rischio? In altre regioni gli studi medici sono stati ovviamente vaccinati in toto", ricordano.