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"accogliere il disagio"

"Devianza giovanile, soluzione non è parlare di baby gang o recinzioni"

L'intervento del gruppo consiliare lericino 'Noi siamo il Golfo dei poeti': "Aprire a cittadinanza area fra scuole e Palazzetto".

Lerici, giugno 2020

“A Lerici (si veda QUI, ndr) si ripresenta il problema di adolescenti che mettono in atto comportamenti devianti e, come allora, le soluzioni proposte riflettono un atteggiamento esclusivamente repressivo. Già all’epoca l’allora minoranza suggerì di attuare misure per tentare di rimuovere le cause di tali atteggiamenti, così riteniamo di fare anche adesso, ritenendo che il benessere, o il malessere, anche di un solo ragazzino debba essere una responsabilità collettiva, che non si assolve con recinzioni e telecamere, ne, tantomeno, parlando di baby gang”. Lo si legge in una nota diffusa in queste ore dal gruppo di opposizione lericino ‘Noi siamo il Golfo dei poeti’. “Quello che dobbiamo evitare – proseguono i consiglieri – è lo stigma: quella pratica sociale per cui si nega l’identità ad una persona e la si identifica con un’etichetta, uno stereotipo, e si favorisce così la possibilità che ricaschi in eventi devianti o addirittura criminosi; se agiamo, se decidiamo di fare qualcosa, possiamo evitare che i ragazzi e le ragazze che vivono il nostro territorio diventino estranei nella comunità ed estranei alle leggi comuni che la regolano. Dobbiamo agire con loro e dobbiamo agire nella prospettiva che il solito malessere sociale non debba più manifestarsi in futuro: dobbiamo operare preventivamente come comunità, accogliere il disagio ovunque si manifesti per prendercene cura”.

“Una comunità che funziona – continua la nota – deve sollecitare il protagonismo e il senso di responsabilità dei ragazzi in stato di malessere e disagio, le azioni educative hanno possibilità di successo solo quando il singolo sentendosi parte di una comunità riacquista la capacità di prendersi cura di sé: diventa cioè autonomo nel farsi strada nel mondo. Il principio guida su cui intervenire è quello dell’apertura che si oppone alla clausura. Per contrastare i processi deformativi prodotti dal malessere e dal disagio, occorre preparare ambienti educativi che sollecitino il confronto e l’incontro con la comunità. Dobbiamo presidiare gli spazi abbandonati, essere dove normalmente non siamo stati. La soluzione ideale è l’allestimento di uno o più spazi educativi e sociali non specificamente riservati ad una sola categoria di persone. Aprire tutto, abbassare o migliorare le recinzioni dove necessario ed eliminarle dove non sono utili alla sicurezza, abbattere le numerose barriere architettoniche che sono presenti, ripensare completamente l’utilizzo degli spazi e implementare, soprattutto laddove è assente, l’illuminazione pubblica nei luoghi interessati. In condivisione con l’Istituzione Scolastica, bisogna aprire alla cittadinanza l’area fra le scuole e il Palazzetto, come semplice via di passaggio in sicurezza, come luogo di scambio e incontro sociale e come luogo destinato ad attività ludiche e artistiche; aprire soprattutto ai minorenni che hanno bisogno di un luogo sicuro dove incontrarsi in autonomia”.

“Gli assessorati competenti dovrebbero sistemare definitivamente l’ex campetto rosso e la zona circostante – proseguono dal centrosinistra – assicurandosi, seriamente stavolta, la sicurezza e il mantenimento del decoro e dell’igiene. Dobbiamo rendere bello e accogliente un luogo che ci appare tetro e inospitale proprio perché è abbandonato e trascurato dalla comunità: dobbiamo pitturare la pavimentazione di quel campetto dimenticato e le facciate del Palazzetto dello sport svolgendo un progetto di compartecipazione con la secondaria di primo grado F. Poggi e il Liceo Artistico Cardarelli della Spezia, progetti che vadano incontro ai gusti e alle prerogative dei ragazzi come la street art; dobbiamo curare le strutture di cui dotiamo gli spazi, magari migliorandole come si potrebbe fare mettendo delle porte da calcetto nello spazio fra la Fiori e la Poggi, tavolini da picnic sotto i pini, rastrelliere per le biciclette; dobbiamo renderlo vivo con incontri musicali con esperti, gruppi locali e eventi organizzati in autonomia dai ragazzi coinvolgendo anche le scuole del territorio interessate; dobbiamo renderlo uno spazio creativo come un cantiere di idee sempre aperto alla cittadinanza intera che deve essere invitata a partecipare. Bisogna attivare un servizio di educativa di strada sul territorio e utilizzare gli spazi del Palazzetto o degli uffici comunali al primo piano della Fiori come centro di incontro fra le età, fra i bisogni. Gli spazi pubblici devono aprire tutti i giorni le loro porte con sorveglianza adeguata sull’area e possibilità per tutti i cittadini di usufruirne, strutture e servizi annessi, nel rispetto delle attività scolastiche e sportive”.

“Le società sportive e culturali del territorio devono essere coinvolte in progetti che portino le loro peculiarità anche all’esterno: serve stimolare la creazione di momenti pubblici in cui questi soggetti possano svolgere, programmare e pensare le proprie attività all’esterno degli spazi a loro dedicati. Dobbiamo restituire dignità alla scuola materna Augenti riportandola al più presto nella sua sede naturale, levarla da un luogo promiscuo, umido, buio e scarsamente affine al suo compito pedagogico. Tutte le occupazioni culturali, ludiche e ricreative che possiamo e dobbiamo promuovere mettono in discussione i modi di vita e di pensiero che sono la causa del disagio e della deformazione. Non vogliamo occupare il tempo ai ragazzi per fare in modo che non caschino in tentazione o che semplicemente occupino le caselle del calendario, vorremmo che le attività, gli spazi e le attenzioni che dedichiamo loro diventassero occasione di interazioni sociali positive, momenti di crescita e sviluppo personale; una modalità un luogo un tempo dove formarsi in maniera sana e autonoma all’interno della comunità. Perciò la comunità lericina, attraverso gli organi competenti, senza indugiare oltre si deve prendere carico e responsabilità non solo dei protagonisti dei fatti odierni ma di tutti i propri cittadini, soprattutto dei futuri protagonisti della vita sociale; dobbiamo prenderci cura di noi stessi, dei nostri figli, prima ancora di pensare alla necessità di giudicare un accaduto e i responsabili”, concludono dal gruppo di opposizione.

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