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In mare dal 1975

Bacino di carenaggio, strada spianata per Fincantieri

Deserta anche la manifestazione di interesse scaturita dall'offerta di 1,2 milioni di euro avanzata dal cantiere di Muggiano. Un anno fa la prima asta con richiesta minima pari a 7,6 milioni di euro.

Lo stabilimento Fincantieri di Muggiano con il bacino di carenaggio in primo piano

E’ partita nei giorni scorsi alla volta di Fincantieri l’informativa con la quale Marco Casarino, liquidatore del Consorzio per il bacino di carenaggio della Spezia, comunica all’azienda la disponibilità a concludere la trattativa per la cessione del bacino sulla base dell’offerta di 1,2 milioni avanzata dal colosso della cantieristica negli ultimi giorni del 2020.
Nessun altro, infatti, si è fatto avanti entro la scadenza dei termini per ottenere l’infrastruttura che si trova a Muggiano dal 1975.
Nel giro di un anno, quindi, il prezzo del bacino è sceso da 7,6 a 1,2 milioni nel corso di tre aste andate deserte e di una manifestazione che ha seguito lo stesso destino. Dopo tanti rinvii, nel giro di un mese le parti dovrebbero incontrarsi dal notaio per la formalizzazione dell’acquisto da parte di Fincantieri.

Si avvia dunque a conclusione la storia di un’opera realizzata a partire da molto lontano per favorire lo sviluppo della cantieristica nel Golfo della Spezia.
Il Consorzio, composto in parti uguali dal Comune della Spezia, dalla Provincia e dalla Camera di commercio, è stato avviato verso la chiusura avendo esaurito il mandato e la funzione per i quali era stato creato.
Tutto ebbe inizio nel 1961, quando gli enti pubblici ravvisarono la necessità di dotare il locale porto di un bacino di carenaggio al fine di incentivare l’industria cantieristica spezzina che manifestava, in quel periodo, un significativo sviluppo e ragguardevoli prospettive dovute alla presenza di innumerevoli aziende che, specialmente nell’area di levante del golfo ma anche a ponente davano vita ad un polo della navalmeccanica spezzina fiorente sia nella costruzione che nelle riparazioni navali.
Il ministero dei Lavori pubblici stanziò un finanziamento di 2 miliardi di lire e nel 1970 la neo nata Società gestione bacini (partecipata quasi totalmente da Fincantieri e in piccola parte da Confindustria) si impegnò a mettere sul piatto un miliardo e 970 milioni di lire – da recuperare nel corso degli anni di utilizzo – per arrivare a coprire le spese preventivate dall’Arsenale triestino San Marco di Trieste per la costruzione dell’opera.
Nel 1975 il bacino galleggiante venne collaudato e iniziò la sua intensa attività, che prosegue ancora oggi.

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