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Via Prosperi, una lettrice: "Si riduce la permeabilità dei suoli per il profitto dell’impresa"

Il rendering della proposta per l'area tra Via Prosperi e Via del Canaletto

Ritengo opportuno, come cittadina, dire, in modo pacato, sine ira ac studio, la mia sul Progetto deliberato (con il voto negativo di tutta l’opposizione) dal Consiglio Comunale della Spezia riguardo via Prosperi.
Tale Progetto, a causa del significativo incremento dell’indice edificatorio in contrasto col PUC vigente, comporta una inevitabile variante urbanistica allo stesso e, proprio perciò, osservo che
Il tipo di intervento deliberato è in evidente contrasto con le finalità attestate dall’Art. 1 (1°, 2°, 3° comma) della stessa L.R. 29 Novembre 2018, n°23, a cui esso si rifà, dato che non risulta razionalmente sostenibile che il progetto edilizio in oggetto sia coerente con il 3°comma, dato che esso recita di “attuare un percorso… per giungere entro il 2050 all’obiettivo di edificazione su nuove aree pari a zero.”
In realtà, infatti, con la deliberazione votata dalla sola maggioranza nel Consiglio Comunale della Spezia si prevede – come inizio del percorso virtuoso ed in variante al PUC – di moltiplicare in aumento l’indice di edificabilità per consentire la costruzione di due palazzi di otto piani cadauno, più i fondi, più altra costruzione di minore volumetria.
Il Progetto presentato dalla Immobiliare Maggiolina S.r.l. non corrisponde neppure agli obiettivi o finalità che sembrerebbe voler avvalorare la stessa deliberazione.
Non è infatti pertinente il preteso conformarsi “alla morfologia edilizia riscontrata nei tessuti edilizi limitrofi”, ovvero costruire altri palazzoni così come dall’altro lato di Via Prosperi. Tale scelta, semmai, peggiora, se non snatura la caratteristica tipologica, paesaggistica ed ambientale del luogo che è connotato da un ampio parco che si estende su una linea lunga, mantenendo, si badi bene, sempre su un lato l’edificato e sull’altro il verde. Invece i nuovi palazzi previsti dal progetto non solo accorcerebbero significativamente la lunghezza dell’area verde (Parco ed agricola) ma sarebbero anche estranei alla forma urbana di quel luogo che vede fronteggiarsi, senza discontinuità, l’area “costruita” e l’area verde.
Sempre facendo riferimento al testo della deliberazione non sembra essere razionalmente argomentabile l’affermazione secondo la quale, con i nuovi palazzi “si MANTIENE un alto livello di permeabilità dei suoli”.
Sarebbe invece molto più corretto dire che si RIDUCE l’attuale alto livello di permeabilità.
Appare del tutto pleonastico e perfino irrisorio l’intercalare con cui ogni tanto si fa riferimento ad “obiettivi ecologici ed ambientali”.
Risulta infatti evidente come l’unico e principale obiettivo che il proponente immobiliarista intende perseguire sia la valorizzazione patrimoniale o il profitto dell’impresa, come è comprensibile dal suo punto di vista. Ma non necessariamente i pubblici amministratori devono condividere quell’unico punto di vista, dovendo anzi anteporre ad esso gli interessi generali della città e della moltitudine dei cittadini, e comunque cimentarsi almeno in una corretta armonizzazione di interesse pubblico e privato, come previsto dalla Costituzione.
Infine, ultima osservazione, ma non meno importante: in delibera si dichiara di perseguire l’obiettivo di “recuperare l’edificato storico esistente”
Ora, guardando le varie immagini del Progetto comparse on line (esistono perfino delle simulazioni video molto interessanti), chiunque abbia occhi per vedere e sia dotato di quello che Cartesio chiamerebbe “buon senso”, può constatare che tale “edificato” (casette ed attività orticole adiacenti) viene di fatto distrutto, rimanendo un’unica appendice di esso, priva di significato in quanto privata di qualsiasi contesto, sovrastata, per come risulta, da costruzioni tanto imponenti quanto di opposta caratterizzazione “storica”.
Senza attardarmi in argomentazioni, peraltro interessanti, sulla differenza tra “legalità” (che gioca talvolta sul filo degli articoli e dei commi) e “giustizia” (annosa questione, almeno da Antigone in poi, sempre attuale, però, e declinabile in modo storico), reputo che occorresse partire da un’impostazione diversa da quanto deliberato.
Il Comune avrebbe dovuto, proprio perché via Prosperi è un’area strategica, attivare la predisposizione di un Progetto o Piano di alta qualità architettonica ed urbanistica volta al recupero, eventualmente anche con nuove funzioni, dell’unica e residua testimonianza dell’antica Piana agricola di Migliarina, per come è stata caratterizzata per secoli, fino all’espansione urbana della seconda metà del ‘900, ma anche precedentemente, sempre nello stesso secolo, dopo il taglio dello sperone dei Cappuccini. Poco è rimasto di tutto ciò, e qualcuno potrebbe sottolinearne volutamente la “pochezza”, ma a quel “qualcuno” si potrebbe rispondere subito dicendo che quanto rimane di Borgo Baceo “parla” tuttavia ancora a noi, ed in un certo senso ci narra una storia, se sappiamo ascoltarla e valorizzarne le orme, e ci dice come erano e che cosa facevano i nostri antenati.
Invece, il Progetto della S.r.l. Immobiliare violenta storicamente la porzione dell’ambito urbano interessata ad esso.
Non mi attendo finalità filantropiche dalle Società Immobiliari, né da chi per loro esercita la libera professione. Ovunque, nel mondo, le aree confinanti con i parchi urbani sono di alto pregio e le più appetibili per l’incremento della rendita immobiliare (e via Prosperi è in tale posizione). Dunque, più alti sono i palazzi, più alto è il profitto in quelle aree immobiliari.
Ma proprio perciò, per tutti i cittadini sarebbe stato auspicabile, in quel punto della città, un Progetto pubblico, insomma uno strumento urbanistico attuativo di iniziativa pubblica e comunale. Il Comune della Spezia ha sicuramente anche tra i suoi dipendenti le competenze per redigerlo, elaborandolo ed avvalendosi della partecipazione dei quartieri e dei cittadini (che è completamente mancata riguardo al Progetto in questione). D’altra parte, proprio tanti anni fa, con un’impostazione ideale alta e con la partecipazione popolare, ed io conservo memoria ben chiara dell’epoca, fu assunta la decisione e la procedura per realizzare la “S verde” del Parco della Maggiolina.
Consta che ANCI e Regioni hanno rivendicato proprio in questi mesi una frazione non irrilevante del Recovery Fund, o più propriamente dei finanziamenti “Next Generation EU. per opere ed interventi di qualificazione urbana. Per potervi accedere bisogna però avere Progetti pronti ed approvati. E con la dotazione finanziaria ottenuta si interviene, se necessario con l’esproprio, e si costruisce un vero intervento di recupero e riqualificazione.
Dal dibattito in Consiglio Comunale sulla delibera, dalle lettere ai giornali sull’argomento sono emerse numerose proposte, ed altre ancora possono venire.
Sicuramente era necessario un altro modo di intervenire, pensando in grande, per lasciare ai nostri figli e nipoti una porzione di città risanata, valorizzata, degna di essere abitata e vissuta, un bene “per sempre”, non legato al notevole e tuttavia effimero tornaconto finanziario di pochissimi.
La mia richiesta non esclude neppure a priori l’intervento del solo privato, ma senza eccessivi regali per moltiplicare il lecito profitto. Non perché sia un reato di per sé, ma perché si sottrae un valore non rigenerabile, anzi, perduto per sempre, qualora si intervenga come previsto dal Progetto, alla qualità della città ed al modo di vivere dei cittadini. Auspico perciò un altro progetto e dico: che lo realizzi pure un privato, ma con l’indice di fabbricabilità previsto dal vigente PUC!

Maria Cristina Mirabello