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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Quando nell’occhio del ciclone c’erano i supermercati

di Alberto Scaramuccia

Spesa

Oggi si discute su quanto giovino al territorio i centri commerciali che richiamano una gran massa di avventori concentrandoli in un unico sito, ma non fanno la felicità degli esercizi di più ridotte dimensioni che vedono diminuita la clientela.
È problema legato alla globalizzazione, ma ha origini distanti ché già prima del cambiamento del commercio avvenuto nel terzo millennio, si agitavano questioni di questo tipo.
Poco più di mezzo secolo fa, nell’anno che precedette la grande contestazione, alla Spezia si discuteva quanto fosse opportuna la venuta dei supermercati. È un tempo lontano, di cui forse non conserviamo la giusta memoria. Io, ad esempio, mi chiedo come facessero a fare i conti alla cassa non essendo ancora venuto alla luce il codice a barre e il suo fratello lettore ottico. Forse avevano una calcolatrice con cui scrivevano il prezzo scritto sull’adesivo appiccicato alla confezione, tante etichette su cui una macchinetta, dopo avere stampato la cifra, con un movimento svelto lo incollava al pezzo messo in vendita. Certo, stava sparendo il dettagliante con il grembiale indosso e il lapis all’orecchio, pronto a fare il conto su un foglio qualsiasi che ignorava che presto avrebbe avuto un nipotino di nome ticket.
Come che fosse, la questione supermercatosì-supermercatono costituiva allora alla Spezia un bel problema con i fautori delle opposte parti che dibattevano appassionatamente della questione, ciascuno vantando la bontà delle proprie ragioni. Ovviamente, la stampa locale registra l’animata disputa fornendoci un bel quadro della discussione, testimonianza di come stessero mutando i tempi e di come i termini del dibattito siano sostanzialmente simili a quelli odierni.
Tutti gli articoli rilevano come si stia passando dal “glorioso” banco di vendita al carrello, dal “desidera, signora?” al selfservice figlio dei più “accurati studi di sociologia e psicologia di massa”. Si sottolinea contemporaneamente come la vecchia distribuzione si sta frettolosamente adeguando alle nuove forme. Ad esempio, “le cooperative passano alla riscossa creando i superspacci”, il primo dei quali “è stato aperto alla Scorza”. Non voglio fare pubblicità, ma mi pare che quell’esercizio abbia retto bene la prova del tempo.
Viene notato che le amministrazioni locali accolgono bene la novità perché aumenta la concorrenza e si abbattono i prezzi, motivo per cui piacciono al pubblico.
In quelle analisi manca una considerazione e mi permetto di farla io: ora anche il maschio va a fare la spesa e di quella rivoluzione commerciale forse è uno dei dati maggiormente significativi.

ALBERTO SCARAMUCCIA