LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Una storia spezzina

Una storia spezzina

L’arsenale, figlio dell’Unità d’Italia

di Alberto Scaramuccia

Import 2019

A inizio Ottocento il Regno di Sardegna ha una flotta ben attrezzata per contrastare la pirateria. Quando intorno al 1830 la minaccia sparisce, la Marina sarda smobilita.
Ma negli anni Quaranta dell’Ottocento si capisce che le sole forze di terra non bastano per la strategia espansiva che si progetta. A quella data cominciano le ipotesi dello stabilimento militare nel Golfo. Lo dice Alberto Lamarmora che, a differenze del più celebre fratello Alfonso, è contrario all’ipotesi sostenendo che non ha senso costruire un Arsenale in una zona di frontiera, insidiata dal confinante e rivale Ducato di Modena un cui lembo di terra s’insinuava nell’estrema landa orientale del Regno sardo. A Bracelli controlla la riva sinistra del Vara che può chiudere bloccando il rifornimento idrico; da Fosdinovo il cannocchiale può spiare quanto si prepara in Arsenale. L’idea di Napoleone di fare l’Arsenale nel Golfo (matrice di ogni progetto similare) s’inseriva nel contesto di un’Italia unita sotto l’Empereur.
Per questo l’Arsenale è figlio dell’Unità d’Italia che sposta la posizione della Spezia sulla carta geografica: il Golfo non è più in una periferia lontana vicina a stati ostili, ma si trova nel bel mezzo di uno stato unitario Non ci si deve più guardare le spalle, ma si può tranquillamente costruire l’impianto strategico ché l’area è superprotetta.
Gli è che per cacciare l’Austria, serve anche la flotta.
Neppure va dimenticato che già da un po’ si lavorava alacremente per tagliare il canale di Suez. Anche se l’avrebbero inaugurato tre mesi dopo l’Arsenale (a metà novembre del 1869) i lavori fervevano già dalla primavera di dieci anni prima e gli Stati europei si attrezzavano per la nuova situazione che si veniva creando. Il nuovo passaggio, infatti, avrebbe rivoluzionato i traffici commerciali nel Mediterraneo ed una presenza militare era la benvenuta ché avrebbe assicurato sicurezza e protezione.
Insomma, la direttrice strategica che ispira la venuta dell’Arsenale alla Spezia è di avere una Marina adeguata al ruolo che il neonato Regno d’Italia è intenzionato a sostenere.

PS: Ad agosto tocca all’Arsenale Militare spegnere 150 candeline. È un avvenimento importante e ho pensato di dedicargli una serie di otto puntate, nell’ultima domenica di questo e dei prossimi mesi per ricordare un evento che, comunque lo si giudichi, fu grande cosa per la nostra città. Non ci sarà nulla di nuovo, sono cose che ho già dette, ma in ogni caso rinfrescare la memoria è sempre un esercizio utile per conservare la propria identità che si acquisisce anche attraverso la conoscenza del territorio che si vive.

ALBERTO SCARAMUCCIA