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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Quando Enel e arsenale piacevano a tutti

di Alberto Scaramuccia

Centrale Enel

Quando s’indaga sul passato cercando di ricostruirlo, c’è sempre la possibilità di commettere un errore che è sia comune che grossolano. Spesso, infatti, si corre il rischio di elevare a criterio unico di giudizio il nostro modo di pensare dimenticando di considerare in maniera opportuna quella che era invece la mentalità corrente nel momento in cui si verifica il fatto che la ricerca vuole ricostruire.
Così, faccio un esempio per meglio spiegarmi, spesso riteniamo che la venuta dell’Arsenale negli anni Sessanta dell’Ottocento compromise possibilità di sviluppo turistico dimenticando un paio di cose. Innanzitutto, allora nel Golfo non c’erano proprio le risorse economiche per realizzare quella che a quel tempo era chiamata l’industria del forestiero. Inoltre, l’arrivo di un impianto statale che portava lavoro era appetito e benvisto in ogni dove dell’arco ligure, per cui, quando lo stabilimento della Marina, che peraltro era già stato deciso alla Spezia negli anni Quaranta di quel secolo, arrivò, fu non tanto deprecato, quanto piuttosto benedetto.
Identica considerazione, saltando qualche decennio, si può tranquillamente esprimere riguardo all’impianto dell’Enel a Vallegrande. Alzi la mano chi non ha maledetto quelle ciminiere per il fumo, per il poco rispetto ambientale, per le malattie tumorali indotte dalle loro nubi tossiche. Chi di noi non ha imprecato la sciagurata idea di venire a mettere una cosa del genere in una conca dove l’aria non circola, ma ristagna, e che per di più imbratta e deteriora una costa che per la sua bellezza oggi vediamo percorsa da frotte di turisti che arrivano per ammirarla da ogni dove del mondo?
Eppure, quando venne decisa la centrale dell’Enel alla Spezia (il Sindaco Carlo Alberto Federici guidava una Giunta di centro sinistra, del tempo) la soddisfazione su tutto il territorio era ben palpabile. Certo, a quel tempo non esisteva la sensibilità ecologista che sarebbe maturata da lì a qualche anno, ma lo stabilimento portava lavoro in un territorio dove, l’ho già detto in altre occasioni, per la nuova divisione operata a livello internazionale del mercato del lavoro, l’occupazione era in crescente sofferenza.
Per questo, l’Enel alla Spezia fu benedetto da tutti, tanto dalla Giunta in carica, quanto dall’opposizione che per bocca di un giovane capogruppo, Aldo Giacché, lo definì in Consiglio comunale “elemento vivificatore dell’economia cittadina”.
Della nocività dell’impianto ci si accorse ben presto, ma dopo che la soddisfazione per la venuta dell’impianto era stata unanime: in ogni parte politica, in tutta la cittadinanza.