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Una storia spezzina

George Sand e un soggiorno salvato dal fascino della natura

di Alberto Scaramuccia

George Sand

Dici Amantine Aurore Lucile Dupin e il volto di chi ascolta assume un’espressione di incertezza interrogativa; se invece dici George Sand può essere che la faccia dell’interlocutore si stemperi nel sorriso di chi sa.
La Sand, scrittrice francese dell’Ottocento, oggi è rammentata più che per le sue opere, soprattutto per l’essere stata amante di Chopin da lei chiamato con affetto quel nanerottolo che fuma sigari puzzolenti.
George, che scandalizzò per la disinvolta vita di relazione, per il nome maschile adottato e gli abiti da uomo che portava al posto delle gonne, venne da ‘ste parti nel maggio 1855.
Il soggiorno la entusiasmò, come leggiamo nel diario che compila e nelle lettere mandate a casa. La bellezza selvaggia del Golfo ancora incontaminato, la affascina e la ammalia. Ogni cosa che vede la incanta. Anche se la colazione che servono al Croix de Malte (odierna Fondazione) le appare proprio misera, lei se la fa piacere lo stesso per tutto il ben di Dio che le è intorno. Tutto la affascina e le risultano graditi persino gli stagni che vede attorno alla Spezia.
Quegli acquitrini sono i relitti plurimillenari di quando i detriti alluvionali non erano ancora scesi a cacciare all’indietro l’acqua salsa, per riempire il buco lasciato vuoto con la terra portate dalle piene a valle.
Dell’antica palude c’era ancora segno fino a poco (relativamente) tempo fa e sono stagni benvoluti ché lì è facile crescere lino e canapa, piante notoriamente idrofile. Sono anzi tanto utili che i bozi fra Arcola e Vezzano causano spesso liti fra quelle località che di quella ricchezza naturale si disputano proprietà ed uso.
Ma ritroviamo degli Stagnoni anche in città. Infatti, una pianta del 1767, 250 anni or sono, praticamente a-iei l’autro, mostra un bell’invaso con un progetto per divertire l’acqua dei Stagnoni. Un italiano diverso dall’attuale, con quel dei che in una verifica odierna farebbe consumare la matita blu come sarebbe successo a quel tempo avessero scritto degli, e con quel divertire che fino alla fine del Settecento significava deviare le acque.
Ma l’interessante è verificare che quegli Stagnoni stavano circa dove oggi c’è la Fondazione e ieri l’albergo che ospitò la nostra George.
Il palazzo venne edificato nel 1847 e i resoconti dell’epoca ci assicurano che dentro funzionava un bel pozzo che credo si sia mantenuto intatto, testimone dei tempi andati quando l’imponente edificio fatto erigere dal Marchese da Passano divenne Croce di Malta, Albergo d’Italia, Banco di Napoli, fino ad essere oggi la bella sede della Fondazione della Cassa di Risparmio della Spezia.