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Una storia spezzina

Troppa guerra cent’anni fa per godersi San Silvestro

Oggi, ultimo giorno dell'anno, a confronto con il passato.

Luna piena

Al pari del precedente Natale anche il San Silvestro del 1917 spense le sue candele in un’atmosfera di rassegnata compostezza. Neppure all’ultimo dell’anno la gente aveva voglia di tentare una qualche follia, tanto la guerra coinvolgeva nella sua tragedia ogni cosa, persona o no.
Dato il clima, l’unica notizia degna di un certo rilievo è un furto consumato alla stazione ferroviaria nella notte del 28 dicembre: sparisce un sacco che contiene assicurate e valori per circa 30mila lire (una sommetta che allora nessuno disprezzava) e della scomparsa è fortemente sospettato l’incaricato che l’aveva in custodia. Esce in quei giorni un solo settimanale, fra l’altro di due sole pagine, e non fornisce nessun’altra notizia se non il tentato suicidio di una cameriera diciassettenne che si beve un paio di pasticche di sublimato corrosivo. Diagnosi: “si crede trattarsi di ragioni amorose”.

Mezzo secolo dopo, quando sta arrivando l’anno della contestazione, la stampa locale si occupa di un tentato scippo.
Stavano per nascere le Regioni e la normativa che regolava i nuovi organismi prevedeva che la Cassa di Risparmio del capoluogo avrebbe potuto assorbire quelle delle altre Provincie. Si teme così fortemente per la nostra Cassa ed è tanta la fifa per i depositi spezzini che non vadano a finanziare attività fuori del nostro territorio. Alla fine, per fortuna, la minaccia non si avvera e tutti tirano un bel sospiro di sollievo.
Tuttavia, non era quella l’unica preoccupazione che mezzo secolo fa toglieva il sonno a molti Spezzini. Siccome c’è il progetto di installare una polveriera nel forte della Castellana, la città tutta insorge contro quella “spada di Damocle” che, se realizzata, si sarebbe aggiunta all’appena sorta SNAM. Il terminal, dicevano, rappresenta un disastro ambientale che pregiudica lo sviluppo turistico e limita le possibilità degli Spezzini che per andare al mare sono costretti ad emigrare in Versilia.

Già, il turismo, male antico dell’economia spezzina, che neppure allora volle riflettere sul perché non ci fu basandosi sui documenti e non sull’emotività. Il turismo, vero convitato di pietra ieri come oggi nei dibattiti del Golfo, fu dunque assai discusso all’inizio del ’68 e venne accolta con parecchia soddisfazione la notizia che si stava realizzando un “moderno villaggio turistico al di sotto della strada litoranea fra le due gallerie”. Era il Villaggio Europa, il piccolo centro di bungalows che rese Corniglia spiaggia regina dell’abbronzatura per un quarto di secolo contribuendo ad abbellire quello che allora era detto “il condominio del mare”.