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Una storia spezzina

Garibaldi "libero ma prigioniero" al Croce di Malta

di Alberto Scaramuccia

La targa che ricorda il soggiorno di Giuseppe Garibaldi a Palazzo Croce di Malta

Di Ubaldo Mazzini ho detto più volte scrivendo come dalla primitiva irrequietezza giovanile fosse passato ad una più composta attività di ricerca e di studio che lo portò ad occupare posti di responsabilità e prestigio non solo in ambito locale, ma anche in contesti più ampi: lo provano i riconoscimenti che ricevette e gli incarichi che gli furono assegnati.
Mantenne però sempre un suo bel caratterino che non ci metteva nulla per venire fuori.
Un esempio di questo suo temperamento fumino è quando nel 1907 la “democrazia spezzina”, nome con cui si chiamava la variegata sinistra del tempo, appone una targa sul muro del palazzo Da Passano che ospita oggi la Fondazione, per ricordare che lì, quando l’edificio era il prestigioso albergo Croce di Malta, aveva passato una notte Giuseppe Garibaldi.
È un fatto più che noto. Il Generale tenta di prendere Roma, ma viene respinto dagli zuavi e costretto alla fuga. I carabinieri lo arrestano a Figline Valdarno e lo spediscono in treno alla Spezia perché sia rinchiuso al Varignano dove già aveva “soggiornato” cinque anni prima, dopo l’Aspromonte.
Quando parte è lunedì 4 novembre ed è proprio su questa data che viene fuori il temperamento dell’Ubaldo.
Le cose si sanno: nella notte il treno arriva alla stazione di Valdellora, allora “testa della strada ferrata per la Toscana”. Una compagnia di marinai attende Garibaldi per portarlo a destinazione, ma “una folla enorme di popolo” s’impossessa dell’Eroe, lo carica su una carrozza e lo porta al Croce di Malta imponendo che lì passi la notte.
Sulla targa del 1907 che di Garibaldi ricorda la presenza, sta scritto come data il 5 novembre e questo scatena la furia dell’Ubaldo che protesta vivamente, anche per iscritto, sostenendo che il giorno è sbagliato e che si sarebbe dovuto scrivere 4. Bene, noi non conosciamo l’orario dei treni di un secolo e mezzo fa, ma, a lume di naso, Garibaldi è messo in carrozza il 4, arriva in albergo che la mezzanotte è passata, per cui, tecnicamente, siamo al 5, come riporta, per me giustamente, la targa.
Quindi, l’Ubaldo a mio avviso toppa, ma forse ci acchiappa con l’altra cosa che scatena la sua rabbia. La lapide, infatti, dice che Garibaldi era “libero ma prigioniero”, cosa che Mazzini contesta asserendo che il Generale aveva i carabinieri alla porta anche in albergo. Riportano le cronache che la scritta proprio non la sopportava anche se il gioco di parole libero-prigioniero dà sugo all’episodio.
Gli è che l’Ubaldo era meticoloso ed esagerato, ma il suo scrupolo era la garanzia della qualità di quanto proponeva all’attenzione del lettore.