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Politica

Fiom, Landini nega interessi politici: "Occupiamoci di cose serie"

Maurizio Landini al Centro Allende

La giornata spezzina di Maurizio Landini, segretario nazinale Fiom Cgil, si è conclusa con un lungo intervento al Centro Allende, di fronte ad una platea numerosa che ha riempito completamente gli spazi della sala di Viale Mazzini.
Lo abbiamo intercettato a margine del comizio pubblico per affrontare con lui un paio di temi toccati solamente di striscio durante il discorso, che ha ricalcato quello della mattinata (leggi qui).

Bersani ha annunciato che non sarà presente alla manifestazione di sabato. Il Pd, a parte i civatiani, ha quindi preso definitivamente le distanze dalla Cgil. Però c’è una galassia, quella che ruota intorno a Sel, Rifondazione e gli altri partiti della sinistra, che si sta agglomerando e che è alla ricerca di un nuovo leader. Molti vedono in lei la figura che corrisponde all’identikit, nonostante abbia affermato più volte di non voler fare il passo dal sindacato alla politica…
“Voglio cominciare a parlare di cose serie. Bisogna cambiare le politiche del governo Renzi e costruire nel Paese un’unità tra lavoratori, pensionati, precari e giovani che indichi che il governo non rappresenta la maggioranza degli italiani. Il resto sono sciocchezze, è un tentativo di delegittimare la Cgil e la Fiom: non siamo un partito e non vogliamo fare politica. Siamo un sindacato autonomo, con un progetto che è alternativo a Renzi e alle sue politiche. Questo è quello di cui bisogna preoccuparsi”.

I giovani e il sindacato, un rapporto difficile. Tra le nuove generazioni la stragrande maggioranza dei contratti è a tempo determinato, tanti altri sono disoccupati. Non crede che sia difficile che scendano in piazza in difesa di un articolo 18 che li riguarda poco? Non pensa che servirebbe una maggiore attenzione al precariato da parte delle sigle?
“Intanto bisogna specificare che l’articolo 18 vale anche per i contratti a termine, anche se non si dice. In secondo luogo il nostro intento è quello di estendere a tutti i diritti, superare le divisioni superando la precarietà. Non siamo per meno diritti a qualcuno e più ad altri, con questa logica negli ultimi 20 anni sono diminuite le tutele per tutti. Cgil e Fiom potrebbero fare di più, ma hanno anche avanzato proposte concrete come la riduzione da 46 tipi di contratto a 6, eliminando forme di lavoro precario assurde. Abbiamo proposto la cassa integrazione per tutti i lavoratori e il reddito minimo per chi cerca un’occupazione o sta studiando. E’ in atto una campagna che ci dipinge come vecchi, retrogradi che non vogliono cambiare nulla, ma, ripeto, noi vogliamo uniformare, non dividere. Questo lo fa il governo Renzi, volendo cancellare l’articolo 18 e mettendo mano allo Statuto dei lavoratori, facendo credere che così si daranno diritti a chi non li ha, ma questa è una mistificazione. Per questo noi scendiamo in piazza: per estendere i diritti e le ragioni di chi fa un lavoro salariato, perché tutti abbiano gli stessi diritti e le stesse tutele”.

Il comizio
“Far credere che l’occupazione cresce con la libertà di licenziare e lo sgravio fiscale alle imprese è raccontare una balla al Paese”.
Anche il secondo tempo della giornata spezzina di Landini è stato all’insegna della combattività.
Il leader Fiom ha rinnovato l’invito a partecipare alla manifestazione del 25 ottobre a Roma “un momento importante di una grande mobilitazione per dimostrare che la maggioranza degli italiani e delle persone che lavorano non stanno con il governo Renzi”.
Landini non ha fatto mistero che la discussione all’interno di Fiom e Cgil stia andando verso la proclamazione dello sciopero generale contro il Job’s act, contro i provvedimenti della legge di stabilità, ma anche contro il rischio di tenuta democratica del Paese: “Non si può pensare di fare ciò che si vuole in nome del 40,1 % dei consensi alle europee, anche perché c’è un altro 41% che non è andato a votare. Basta con il Parlamento che ratifica le deleghe in bianco del governo: l’applicazione dei principi della Costituzione deve essere il vero asse di cambiamento del Paese, non c’è bisogno di dividere il Paese, ma di unirlo.”

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