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Il sabato del Miraggio

La brutta estate

di Salvatore Di Cicco

Onde e bagnanti alla Venere Azzurra

Non è stata una bella estate.?Sole a giorni alterni, bombe d’acqua e trombe d’aria, allagamenti e frane: la lista dei danni si allunga ad ogni stagione e si allungano i tempi per far fronte ad emergenze che ormai diventano la norma.
Se a questo, poi, aggiungiamo la crisi economica, le tasse che flagellano imprese a famiglie e la cronaca nera che ci ricorda la fragilità umana, allora il quadro si fa tutt’altro che piacevole. E non basta la consolazione dei numeri che riguardano il calo del traffico sulle strade e degli incidenti, il risparmio della corrente elettrica e i prezzi tenuti bassi dalla deflazione a risollevare lo spirito da quella sensazione generalizzata di smarrimento, prossima alla depressione.
Il fatto è che siamo di fronte ad una situazione che sembra sfuggire alla logica di un tempo, quando le certezze erano superiori alle incertezze e il futuro si annunciava, sì, pieno di fatiche e di rinunce ma anche carico di promesse che nella maggior parte dei casi venivano mantenute. Siamo, insomma, sempre più alle prese con un orizzonte che non lascia grandi spazi di sereno e che, invece, annuncia nuvole e temporali.
Quando le stagioni facevano il proprio mestiere, ci si preparava all’autunno e al freddo inverno con la certezza che a primavera sarebbe tornata a dare segnali di ottimismo e la rinascita della natura creava le premesse per sentirsi pieni di vita, pronti a nuove esperienze.
Oggi non ci si può fidare più di segni esterni. Bisogna cercare in se stessi la fiammella per illuminare la strada della rinascita, la via verso l’ottimismo. Non è un’alternativa facile, lo sappiamo, ma quando non ci sono soluzioni diverse diventa inevitabile cercare dove non abbiamo mai cercato.
Sbarcare il lunario è sempre più faticoso, per tutti. È vero che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ma è vero, soprattutto, che i poveri diventano sempre di più perché la classe media – quella che una volta faceva da “cuscinetto” tra i piani alti e quelli bassi della società – tende a scivolare verso una condizione sempre meno soddisfacente.
È giunto quindi il momento di pensare la vita, la propria vita, in termini diversi. Non bastano più gli “ammortizzatori sociali” ad attutire i colpi della crisi e non serve più aspettare la manna dal cielo di un posto di lavoro per mantenere se stessi e la famiglia. Al punto in cui siamo non bastano più le promesse misericordiose di un parente o di un politico per (ri)conquistare una parvenza di sicurezza economica.
Il mondo del lavoro non è più quello di una volta. La rivoluzione tecnologica, a differenza di quella industriale, non produce “cose” da vendere ma idee da realizzare. In questo senso va considerata una preparazione diversa dei giovani:?non solo nozioni e capacità imprenditoriali ma una conoscenza ad ampio spettro dalla quale far discendere proposte innovative e addirittura rivoluzionarie.
Fra poco assisteremo alla “guerra dei cervelli” perché solo dalla testa sgorgherà la linfa che darà vita al nuovo mondo, quello che non si accontenterà di produrre solo beni di consumo ma anche e soprattutto idee per il futuro.