Un mercoledì in ‘salsa ligure’ quello di Cecilia Strada, impegnata nella campagna elettorale in qualità di capolista Pd nella circoscrizione Nord Ovest alle prossime elezioni del Parlamento Europeo dell’8 e 9 giugno. Prima i passaggi a Riva Trigoso e Sestri Levante poi, in serata, l’approdo alla Spezia dove negli spazi di Sunspace, ha concluso la sua giornata promozionale in compagnia di Donatella Alfonso e Brando Benifei, anch’essi candidati, nell’iniziativa organizzata dalla federazione spezzina del Partito Democratico, introdotta dal segretario provinciale Iacopo Montefiori e chiusa con le parole dell’onorevole Andrea Orlando. Un’ora e mezzo di parole, fra Europa e Italia ma inevitabilmente tutti si soffermano sulla situazione esplosa da due settimane in Liguria che caratterizza le cronache ma anche l’attualità politica. A proposito delle vicende giudiziarie Strada parla di “svuotamento del senso delle istituzioni, perché la responsabilità politica è verso i cittadini. Paghiamo il conto moltissimi anni fa in chi si è detto che i politici sono tutti uguali…”. Povertà e diseguaglianze le parole chiave del suo discorso: “Lo sapevate che in Italia ci sono 3,5 milioni che guadagnano meno di 950 euro al mese? E che metà delle donne italiane non hanno accesso a un conto corrente? Un dato che mi ha colpito e che significa che non sono libere. Credetemi, i diritti si tengono e si perdono insieme. Abbiamo l’occupazione femminile più bassa d’Europa. Vogliamo un sistema di welfare nuovo”. Sanità e lavoro, Strada spazia molto per tentare di far comprendere quanto tutto sia consequenziale e da affrontare complessivamente: “C’è un tema sanitario c’è un tema sociale, in quale società stiamo invecchiando? Abbiamo bisogno di lavoratrici e lavoratori che vengono da fuori, altrimenti nel 2045 spegniamo la luce perché per risolvere questo problema non basterebbe nemmeno che le ventenni di oggi facessero quattro figli nei prossimi quattro anni. Perché oltretutto, come detto, non lavorano e non se li possono permettere. Nel 2050 ci saranno milioni di persone che scapperanno da casa loro per le prossime emergenze. Le guerre, la miseria, le diseguaglianze di ogni tipo, specialmente di genere. Tutto si tiene insieme. Possiamo vincere le sfide che abbiamo solo attraverso l’Europa. Dobbiamo cambiare le nostre abitudini e le nostre imprese vanno riconvertite. Non ne possiamo fare a meno e se fa paura noi le dobbiamo ascoltare. Lavoriamo sulle diseguaglianze, questo è tutto quello che serve”. Applausi in sala al ricordo di Don Gallo, morto dodici anni fa come fosse oggi: “Certo che c’è paura – diceva Don Gallo – noi dobbiamo ascoltare e rispondere alla paura. Aprendo le porte”. Innanzitutto tra di noi”. Poi un racconto di vita vissuta, toccante: “Ricordo un intervento per un naufragio nel Mediterraneo centrale, ricordo che non si distingueva il mare dal cielo, era tutto buio e si sentivano urla strazianti in una notte senza luna. Ne ho viste tante negli ospedali di guerra ma quello che vidi quella notte è l’apocalisse. Ricordo questo giovane uomo che voleva salvassi gli altri prima di lui, me lo continuava a ripetere. Eppure aveva visto la morte in faccia fino a pochi istanti prima. Salvammo 47 persone ma non riuscimmo a fare niente per una nonna che aveva accompagnato la nipote in questo viaggio. Ebbene qualche giorno dopo lo sbarco di quei migranti nel porto che ci avevano assegnato (Trapani) vado a salutarlo. Gli dissi “grazie che hai resistito” e mi sorpresi alla sua risposta: “Nessun grazie, io non avevo scelta quando ho deciso di partire. Mentre voi avevate scelta e avete scelto di aiutarci”.
Giornalista di lungo corso, Donatella Alfonso sarà anch’ella candidata nel medesimo collegio: “Quando vedo le persone mi sento sempre più dire: “Adesso le cose cambiano”. C’è l’intenzione di cambiare verso, ce lo chiede la Liguria: siamo 1,5 milioni su 15 milioni complessivo del nord ovest: siamo piccoli ma fondamentali. Penso ai nostri porti quanto sono fondamentale anche per i prodotti agricoli. Il problema sono le infrastrutture. e Allora la fragilità della natura contempli la salvaguardia e si trasformi in elemento di sviluppo”. Gioca decisamente in casa Brando Benifei che la scorsa settimana aveva inaugurato il point di Via Fratelli Rosselli e prepara la sua terza campagna consecutiva per un posto al Parlamento Europeo: “Pur essendo curiosamente ancora una volta il più giovane candidato a queste Europee posso dire di avere una certa esperienza di questi appuntamenti: chi è stanco di questo governo che non ha migliorato la vita di nessuno? Credo che la risposta sia quella di dare fiducia al Partito Democratico come base solida per un’alternativa all’attuale maggioranza. Tantissimi non sanno nemmeno che si vota. Dobbiamo spiegare loro il perché è importante la rappresentanza europea. Per arrivare a dei risultati servono discussioni e compromessi non essendo i soli in maggioranza: per questo vogliamo aumentare la nostra rappresentanza. C’è l’esigenza di continuare il lavoro: la direttiva sulle piattaforme, la direttiva sul salario minimo (troppi contratti pirata e troppi scaduti in Italia, per questo è necessario). La destra ha votato compattamente contro la direttiva salariale uomo/donna che alla fine fortunatamente è passato grazie ai voti dei moderati. Lo hanno fatto perché per loro costa troppo. Vogliamo contribuire a costruire un’Europa che sappia tutelare le persone nella loro vita e al contempo tutelare il pianeta”. Sulla politica, sui comportamenti dei politici, Benifei parla di “scelte nette”: “Dobbiamo dire dove prendiamo le risorse e trovare nuove fonti di finanziamento”, con riferimento ad una possibile imposta europea sui grandi patrimoni. Sulla transizione digitale Benifei ha lavorato molto in questi ultimi anni: “Abbiamo messo regole per l’intelligenza artificiale ma per competere c’è bisogno di investire sulla ricerca e serve per questo la forza dell’Europa”. Infine la questione ‘ligure’ e una proposta: “La Commissione europea chiedeva chiarimenti rispetto alla questione Palmaria ma non c’erano risposte. Non eravamo distratti, lo abbiamo sempre detto. Adesso attendiamo gli esiti dell’interrogatorio di Toti, dai quali penso si debbano trarre delle conclusioni e dare la parola ai liguri. E aggiungo che bisogna aderire agli appelli di chi ci chiede di dire da chi siamo finanziati. Essere credibili e convincenti rispetto a chi ha voluto portare avanti l’interesse di pochi”.