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"passo avanti importante"

Tra ospedale e territorio, al via a Sarzana il reparto di Cure intermedie

Una realtà intermedia tra ospedale e territorio, che propone un modello integrativo di cura che precede il definitivo saluto al nosocomio: è il reparto di Cure intermedie recentemente attivato al San Bartolomeo di Sarzana (al secondo piano, nei locali dell’ex prericovero) e presentato stamani alla stampa. Venti posti letto, uno spazio palestra per attività riabilitative, il nuovo reparto, guidato dalla dott.ssa Debora Calvi e dal coordinatore infermieristico dott.ssa Sonia Cerchi, si occupa della gestione di pazienti in fase post acuta, dimessi e provenienti da degenze per acuti, che hanno terminato l’inquadramento diagnostico, hanno un piano terapeutico definito e condizioni cliniche stabili, ma necessitano di assistenza prevalentemente infermieristica e fisioterapica, finalizzata al completamento del percorso di cura, in attesa della presa in carico al proprio domicilio, anche attraverso l’assistenza domiciliare integrata dei servizi territoriali o il trasferimento nelle strutture residenziali.

Il ricovero può essere proposto per soggetti cronici e fragili, per una durata tra i 15 e i 20 giorni. L’ammissione avviene esclusivamente in modalità programmata, concordata tra il reparto proponente e il coordinatore infermieristico delle Cure intermedie. Ampia l’apertura ai parenti: la struttura è infatti concepita come luogo aperto, dove gli spazi sono pensati per una degenza che prevede la presenza dei familiari, con la possibilità di stare vicini ai propri cari in modo confortevole, e dove prevale l’assistenza ai bisogni della persona rispetto alla cura medica. Di ventiquattro unità la dotazione organica iniziale del reparto: un coordinatore infermieristico, quattro infermieri diurnisti, dodici infermieri turnisti, due fisioterapisti, cinque operatori sociosanitari.

“L’apertura di questo nuovo reparto ci permette di occuparci, nello specifico, di quei pazienti fragili e cronici che, superata la fase acuta, necessitano ancora di cure infermieristiche complesse e fisioterapiche – ha dichiarato stamani Paolo Cavagnaro, direttore generale Asl5, al suo fianco il direttore sanitario Franca Martelli -. Si tratta di una realtà che è molto vicina alle famiglie e ai caregiver dei pazienti poiché svolge attività di formazione sanitaria ed educazione terapeutica, anche insegnando l’uso dei device, per la gestione domiciliare delle patologie. L’apertura delle Cure intermedie – affermatesi ormai come cardine della sanità internazionale – è un passo avanti importante per il miglioramento e potenziamento dei servizi offerti sul territorio, poiché garantisce la continuità assistenziale e ci permette di ridurre i tempi medi di degenza nei reparti per acuti, favorendo il turn over dei ricoveri e la disponibilità di letti”.

Presente anche Franco Piu, dirigente Struttura Professioni sanitarie, che ha incentrato il suo intervento sul modello organizzativo del primary nursing. “Un modello che prevede la forte presa in carico del paziente da parte dell’infermiere, che è responsabile del piano di cura e che progetta anche la continuità dei programmi per il post dimissioni, anche per garantire la presa in carico a livello territoriale – ha spiegato Piu -. Questo modello, che prevede un rapporto di 1 a 6 tra infermiere e assistiti, è stato avviato in via sperimentale nei reparti di Pneumologia, Cardiologia e Hospice del San Bartolomeo e nell’ospedale di comunità di Levanto. In progetto dal 2024 ci sono la formazione e il lavoro per portare il primary nursing in tutti i reparti di area medica, compreso Cure intermedie, entro il 2025, con l’obbiettivo di far certificare l’ospedale di Sarzana come ospedale interamente primary; sarebbe il primo di tutta la Liguria”.

“Fatti come il reparto che viene presentato oggi sono la migliore risposta a chi sulla sanità ama speculare sulla pelle dei cittadini. Risposte come anche quelle che si trovano nel nuovo Piano sociosanitario regionale, dove addirittura sono state corrette alcune parole per evitare fossero strumentalizzare”, ha detto il sindaco di Sarzana, Cristina Ponzanelli. E il vice sindaco e assessore alla Sanità, Carlo Rampi, ha sottolineato “la capacità di sperimentare nuove strategia” e che “altro che abbandono dell’ospedale, assistiamo invece a delle evoluzioni”, aggiungendo che “le carenze non vanno nascoste, ma nemmeno esasperante. E per il San Bartolomeo, chiamato a sostenere un importante carico in attesa del nuovo ospedale alla Spezia, non c’è alcun progetto di smantellamento”.

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