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Le parole di asl in commissione e la rabbia di cgil e pd

Rsa Mazzini, la riapertura si allontana: si pensa anche all’abbattimento. Entro fine anno le ipotesi saranno messe nero su bianco

Entro la fine dell’anno il tavolo di confronto tra Comune e Asl 5 si pronuncerà sul futuro della Rsa Mazzini. Lo ha fatto sapere nei giorni scorsi la direttrice sanitaria della Asl 5 Maria Alessandra  Massei nel corso di una seduta di commissione consiliare convocata per fare chiarezza sulla struttura di Viale Alpi dopo che, a più riprese, ne era stata annunciata la riapertura. Le parole della dirigente di Asl, invece, hanno tracciato un quadro che porta verso scenari ben diversi, che vanno dall’abbattimento dell’intero edificio alla messa in vendita da parte dell’azienda sanitaria e del Comune, passando per altre opzioni ancora da delineare.
Dal 2018 la gestione della struttura ha iniziato a manifestare problematiche legate alle condizioni strutturali e manutentive, aspetto che con l’esplosione della pandemia ha reso proibitiva la sostenibilità economica portando i gestori, prima Kcs e poi Coopselios, a defilarsi ogni giorno di più, nonostante gli interventi di manutenzione portati avanti dal Comune per centinaia di migliaia di euro.

Da maggio Asl e amministrazione comunale hanno messo in piedi un tavolo per arrivare a stilare il capitolato della manifestazione di interesse sulla struttura e, come detto, tra le ipotesi al vaglio c’è quella dell’abbattimento dell’intero fabbricato.
“Abbiamo a che fare con una struttura vetusta, anche come concezione. Per poter ottenere l’accreditamento come Rsa occorre un investimento oneroso: ristrutturare l’edificio vorrebbe dire sventrarlo e a quel punto forse converrebbe l’abbattimento. Anche per questo la concessione di nove anni non consentirebbe di rientrare della spesa, servirebbero tempistiche di respiro molto più lungo. Il lavoro della commissione che abbiamo costituito – ha spiegato Massei – è quello di rendere il bene più appetibile possibile. L’accreditamento sarà deciso da Alisa, non da Asl, ma daremo priorità ai bisogni della popolazione e entro il 31 dicembre contiamo di essere pronti per la manifestazione di interesse”.

Di fronte alle dichiarazioni della direttrice amministrativa della Asl 5 i consiglieri di opposizione Marco Raffaelli, Franco Vaira e Dino Falugiani hanno chiesto come mai da almeno un anno ci fossero stati annunci di imminenti riaperture della Rsa, sia da parte della giunta regionale che da parte di quella comunale, per bocca dell’assessore alle Politiche sanitarie Giulio Guerri. E inoltre hanno domandato le ragioni che hanno spinto a spendere 450mila euro per infissi e servizi igienici di un fabbricato che oggi, a distanza di pochi mesi, vede come probabile traguardo quello dell’abbattimento. Il tutto senza dimenticare che la situazione si traduce prima di tutto in una carenza di posti in struttura per gli anziani della provincia, cosa che crea disagio a numerose famiglie.

“I lavori sono stati fatti per necessità e su richiesta di Alisa, che altrimenti non avrebbe concesso l’accreditamento. Noi – ha risposto Massei – ci abbiamo sempre creduto e avevamo bisogno di quei posti letto. Dovevamo andare avanti nonostante la situazione: non potevamo privare la collettività di quei posti e perdendoli ci sarebbero state ripercussioni negative nella suddivisione delle risorse per l’anno seguente. Noi per primi sappiamo che abbiamo pochi posti in Rsa disponibili a livello provinciale”.
A fornire spiegazioni alla commissione riunita sotto la presidenza di Oscar Teja ci ha pensato anche la consigliera di maggioranza Giulia Giorgi, sino a un anno fa titolare della delega alle Politiche sociali.
“Si sapeva dal 2014 che la struttura era da rifare da cima in fondo”, ha esordito Giorgi, ricordando che il problema principale è quello del mancato rispetto della normativa antisismica. I lavori di manutenzione non sono stati svolti prima perché erano oggetto di gara e bisognava attendere il parere del Suar regionale. L’amministrazione conosce bene la richiesta di posti letto per gli anziani, e lo dimostra la variante al Puc che è stata approvata nel 2022 e che ha individuato all’Antoniana un’area in cui potrà sorgere una nuova Rsa”.

La commissione, che si è chiusa con la promessa di aggiornare la discussione alle prossime settimane, quando il tavolo tra Asl e Comune avrà fatto dei passi avanti in vista della manifestazione di interesse, non è passata inosservata e ha attirato il commento di Luca Comiti, segretario generale della Cgil spezzina, Marzia Ilari, segretaria della Fp Cgil, e Laura Ruocco, segretaria della Spi spezzina.
“Due anni di dichiarazioni roboanti e di promesse e oggi siamo arrivati alla chiusura definitiva della Rsa Mazzini; una gestione di Comune e Asl 5 che definire scellerata è poco. Con la chiusura della struttura si perdono 90 posti letto e sono sempre a rischio un centinaio di posti di lavoro tra professioni sanitarie e servizi. Proprio un bel risultato, anche considerato che attualmente sul territorio sono 241 le richieste di posti letto in mantenimento e 90 in riabilitazione per Rsa. Dopo due anni Comune e Asl5 si rendono conto che la Mazzini costa di più ristrutturarla che ricostruirla ex novo? E nel frattempo quanti soldi pubblici sono stati spesi in inutili lavori? Comune e vertici Asl 5 lo spieghino ai cittadini”.
“Come sindacato abbiamo più volte chiesto un confronto in commissione consiliare per trovare delle soluzioni, confronto che non si è verificato. Da mesi – continuano Comiti, Ilari e Ruocco – proponiamo di ristrutturare e allestire velocemente come Rsa la struttura di fronte al San Bartolomeo di Sarzana ancora inutilizzata, ben consapevoli che non basterà comunque a colmare il fabbisogno e che Asl sarà costretta a ricorrere per l’ennesima volta a strutture private, con relativo aggravio di costi. Insomma, siamo di fronte ad un disastro annunciato che si somma a molti altri della nostra sanità pubblica. Vogliamo che Comune e Asl 5 ci dicano dove intendono collocare i posti letto mancanti della Rsa Mazzini; soprattutto, che lo dicano alle famiglie, ai pazienti e ai lavoratori”.

“Dichiarazioni che hanno sconfessato definitivamente quella riapertura promessa continuamente dall’amministrazione per mesi e che hanno ufficializzato quella che pensavamo fosse una semplice battuta circolata di recente tra gli addetti responsabili del cantiere: “costa più rimettere a posto l’esistente che demolirlo e ricostruirlo da zero”. Il futuro del Mazzini da essere fosco, ora appare nerissimo”. A rincarare la dose è il gruppo consiliare del Partito democratico, attraverso una nota.
“La struttura sarà oggetto di chiamata alla manifestazione di interesse da parte di privati. Ma se sarà necessario rifare completamente l’edificio, quale potrà mai essere il privato disposto ad accollarsi oneri così pesanti? Anche dal tenore delle parole ascoltate da Asl 5 ci è parso di capire che la speranza è pochissima. Insomma, il Mazzini rischia veramente di sparire dalla rete delle Rsa del territorio, proprio momento in cui il territorio ne avrebbe più bisogno. Su tutto ciò, continua a permanere il grande mistero sul come mai una realtà giudicata fino a qualche anno fa come un fiore all’occhiello dell’accoglienza sociosanitaria spezzina, sia diventata protagonista di una storia indegna. Noi ci vediamo una chiara prova di incapacità di gestione da parte dell’amministrazione Peracchini e dell’attuale dirigenza di Asl 5”, concludono Marco Raffaelli, Dino Falugiani, Martina Giannetti, Andre Frau, Andrea Montefiori e Viviana Cattani”.

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