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"nel paese delle colpe senza colpevoli"

“La memoria di Dario e Guerino Capolicchio è uno sprone a non mollare di fronte alle mafie”

Lo studente sarzanese e il padre sono stati ricordati da Libera e liceo Parentucelli nel trentesimo anniversario della strage di via dei Georgofili: "Nostro impegno dedicato alla loro memoria".

Marco Antonelli all'assemblea di Libera dedicata a Dario Capolicchio

Libera e il Parentucelli-Arzelà questa mattina hanno ricordato l’anniversario della strage di via dei Georgofili a Firenze, nella quale trent’anni fa persero la vita la famiglia Nencioni e Dario Capolicchio, studente sarzanese di 22 anni diventato simbolo dell’attività del presidio cittadino dell’associazione che si batte contro tutte le mafie. L’assemblea, a cui hanno partecipato un centinaio di studenti, ha visto anche la presenza di Davide Mattiello, consulente della commissione parlamentare antimafia e Pietro Adami, giornalista del Tg3 Liguria, ed è stata anche l’occasione per ricordare la figura di Guerino, padre di Dario, mancato a inizio 2021.
“Il nostro presidio è nato in questo liceo – ha sottolineato in apertura l’esponente di Libera Marco Antonelli – e alla memoria di Dario è stato dedicato il nostro impegno in questo territorio. Anche suo padre Guerino è stato un nostro compagno di viaggio, ci ha fatto dono di un quaderno nel quale ci ha ricordato come “la mafia riguarda noi, le nostre scelte, il nostro impegno e la nostra coerenza” e oggi vogliamo ricordare anche lui nell’anniversario di una strage che per quanto ci sembri storicamente lontana ha avuto un impatto fortissimo su tutto ciò che è venuto dopo”.
“La strage di Firenze – ha proseguito Adami – si inserì in un periodo molto particolare, dopo la morte di Falcone e Borsellino. Anni in cui la mafia si fece sentire rumorosamente per opporsi alle leggi dello Stato cercando di influenzare Governo e istituzioni. In Liguria ci sono prove del radicamento della ‘ndrangheta fin dagli anni Cinquanta, ha saputo infiltrarsi bene e non ha mai smesso di essere violenta. Non dobbiamo dimenticare che l’arresto del secondo latitante più ricercato in Italia è avvenuto a Genova mentre stava tranquillamente pregando all’interno della Cattedrale di San Lorenzo. L’attenzione sul fenomeno forse è un po’ calata ma i segnali della presenza delle mafie ci sono sempre, per questo è necessario continuare a impegnarsi, denunciare e lottare per i diritti”.

Assemblea di Libera dedicata a Dario Capolicchio

“Sono qui per onorare la memoria di Dario ma anche di suo padre Guerino – ha esordito invece l’ex deputato Davide Mattiello – perché se Libera è nata lo dobbiamo anche a donne e uomini che hanno deciso di dedicarsi del tempo mettendosi in viaggio fra esperienze e rischi qualificando così le loro relazioni. La grandezza della reazione di Guerino Capolicchio di fronte alla straziante morte del figlio, si misura provando per un momento ad assumere il punto di vista di un genitore che perde un figlio in quel modo. Lui ha saputo trasformare quel dolore incontrando l’impegno reale e non di moda dei ragazzi del presidio sarzanese di Libera. Ha sempre fatto tutto il possibile per trasmettere il bisogno di liberare il Paese dalle mafie e da coloro che con la mafia ancora mostrano tolleranza e connivenza. Mafia – ha ricordato agli studenti – che non è fatta da uomini d’onore ma da criminali infami come dimostra la nostra storia piena di donne e bambini ammazzati come nella strage di via dei Georgofili”.
Mattiello, consulente uscente della Commissione parlamentare antimafia, ha poi aggiunto: “Fra il 1992 e 1993 le mafie attuarono un piano stragista per alzare il livello di scontro e confronto con lo Stato ma non furono l’unica “gamba” di quella trattativa. Un dato è certo: quanto avvenuto in quegli anni dispiega i suoi effetti politici attualmente, noi siamo figli di quella stagione, è il nostro presente non il nostro passato. I mafiosi condannati in via definitiva per quella strage sono diventati collaboratori di giustizia, hanno raccontato tutto ma questo è il Paese delle colpe senza colpevoli e se i mafiosi sono tutti in carcere e quella Mafia è stata rasa al suolo dalla reazione dello Stato, le sentenze dicono che c’è stato anche dell’altro anche se non sappiamo chi siano gli “altri”. Questo ci dà la misura del lavoro che va ancora fatto in questo Paese che nel 2023, nella sua parte più profonda è esattamente ancora quello del 1993 con tutte le conseguenze del caso. Per questo è doveroso resistere e organizzarsi al meglio, è difficile ma spero che la memoria di Guerino spero che ci dia uno sprone in più per non mollare”. “Tutti abbiamo avuto Guerino come punto di riferimento nella nostra attività in Libera, accompagnandolo nella sua ricerca di verità e giustizia” ha infine concluso Elena Zamperini, ex studentessa del Liceo ed esponente di Libera che ha ricostruito anche il contesto artistico e culturale del luogo in cui avvenne l’attentato nella notte fra il 26 e 27 maggio 1993.

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