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"dietro ogni bottiglia c’è una storia"

A Vinitaly la proposta di un liceo del “Made in Italy” per valorizzare l’agroalimentare. Coldiretti esalta la viticoltura eroica delle Cinque Terre

Vendemmia a Monterosso

Il settore agroalimentare – e in particolare quello del vino – rappresenta la perfetta sintesi di economia, lavoro, salute, cultura, storia e ambiente per il nostro Paese. Anche per questo, è giusto sostenere lo sviluppo e la valorizzazione del made in Italy anche sul fronte scolastico, con corsi di studio mirati e approfondimenti ad hoc.

Questo il pensiero della Coldiretti, che, di fronte alla proposta avanzata ieri a Vinitaly dalla premier Giorgia Meloni di istituire un “Liceo del made in Italy”, si è mostrata positivamente colpita.

“Il settore vitivinicolo in maniera particolare, e con lui anche l’intero agroalimentare italiano, rappresenta oggi più che mai un comparto fortemente orientato alle esportazioni sui mercati esteri – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, presidente di Coldiretti Liguria e delegato Confederale – dove il successo è strettamente dipendente dalla capacità di far conoscere in forma integrata i primati del made in Italy”. Dietro una bottiglia di vino italiano, infatti, “c’è un territorio – continuano Boeri e Rivarossa – con una sua storia, una tradizione culturale e una serie di abilità che bisogna saper raccontare. È il caso della viticoltura eroica delle nostre Cinque Terre, praticata in aree impervie e di difficile gestione a rischio dissesto idrogeologico, sulle piccole isole o le cui condizioni rendono totalmente o parzialmente impossibile la meccanizzazione e che, proprio per questo, dà origine ai cosiddetti vini eroici”.

Incastonate tra mare e monti, Vernazza, Monterosso, Corniglia, Manarola e Riomaggiore sono nate da generazioni di persone che, arroccate sui crinali, hanno lavorato la terra e la roccia ricavando terrazzamenti sostenuti dai celebri muretti a secco, sorti proprio per interrompere le forti pendenze della zona. E i vigneti a terrazza arroccati sul mare come quelli delle Cinque Terre rappresentano l’esempio più calzante. “Il territorio delle Cinque Terre – continuano Boeri e Rivarossa – era conosciuto già in epoca romana per la caratteristica viticoltura. Non a caso, i suoi suggestivi terrazzamenti sono stati realizzati nel corso di mille anni per ricavare spazio per le viti, durante i quali la viticoltura ha rivestito un ruolo fondamentale per la crescita e l’affermazione dei borghi del territorio. La stessa definizione di viticoltura eroica deriva nientemeno che dalle condizioni estreme in cui, da secoli, i viticoltori della zona coltivano la vite”. I vini più importanti nelle Cinque Terre sono il vino bianco DOC e lo sciacchetrà. I vini DOC provengono da vitigni di uve bianche Bosco (60%), Albarola (20%) e Vermentino (20%) e vengono serviti freschi a temperatura intorno ai 13-14 gradi.

“Il made in Italy a tavola vale oggi quasi un quarto del Pil nazionale – conclude la Confederazione Nazionale Coldiretti – e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.

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