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Sprugoleria

Sprugoleria

La prima volta fu nel 1655 ma tutti questi anni la Fiera se li porta proprio bene

Fiera di San Giuseppe di una volta

È in stato di grande fibrillazione l’intera landa della Sprugola, dal suo nocciolo duro fino ai borghi più distanti che, rispettando la tradizione, scendono compatti al mare per girare fra le bancarelle. Come ogni volta, come ogni anno. Uno psicologo definirebbe questa voglia di partecipazione come ansia da prestazione, il timore di non apparire adeguato della tradizione gloriosa. Avverti la paura di non essere all’altezza, si teme che il flop, maligno, si celi dietro l’angolo, poi invece tutto fila liscio lasciandosi alle spalle solo le piccole burrasche dei pianti dei bambini abbandonati dai loro palloncini. A Fèa de San Giüsepe, ma questa quale edizione è? Non so se mai se ne è tenuto il conto. A féa non è tornata ogni anno, qualche volta è saltata, anche di recente quando il Covid ci ha messo del suo per impedirle il ritorno.

Non so dunque quale numero porti questa edizione. Di sicuro c’è solo che la prima volta fu nel 1655, da allora sono passati 368 anni che, bisogna dirlo, la nostra Fiera se li porta proprio bene. È come il sole che il Poeta sente avere qualcosa di nuovo salvo poi smentirsi dicendo che ha l’identico fascino che si ripete. Cambia forse l’aspetto ma l’incanto non muta mai anche se attrazioni e banchi si rinnovano adattandosi all’epoca corente. Quando a eo fante ai nostri colli non poteva mancare a resta dee nissèe, il monile di nocciole tenute insieme da uno spago che le attraversava.

Oggi il simbolo culinario è il panino con la porchetta ma in giro vedi altre prelibatezze come i sandwich da cui spuntano colori inconsueti. Il giallo e il rosso che intravedi fanno pensare a maionese e ketchup che il panino non riesce a contenere salvo poi accorgersi che si tratta solo di fette di peperoni abbrustoliti. Ci sono novità nella fiera di quest’anno? Per me la novità che si ripete è il rito che accomuna la collettività: anziani e giovani, zitelli e maritati, governativi e oppositori compiono gli stessi gesti, camminano gli identici passi, aprono i borsellini quasi in simultanea. La fiera omologa, cancella le differenze perché è sfizioso girare per la fiera. Gli unici che possono lamentarsi e a buona ragione sono i proprietari di palloncini che se genitori incauti non hanno provveduto ad assicurarlo come Dio comanda al polso dei piccolini, se ne vanno in cerca del sole. Fossero esistiti al suo tempo, certo Icaro li avrebbe usati per fuggire dal labirinto e forse ce l’avrebbe fatta. Palloncini, quanti ne ho persi: da bimbo, da padre ma da nonno li ho riportati tutti a casa. Abilità? Ma no, è solo l’allenamento conseguito non perdendo mai una fiera.

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