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I giorni e gli orari della protesta

Casello autostradale della Spezia, sciopero del personale Salt sino al 19 marzo. I lavoratori chiedono il rinnovo del contratto integrativo

Venti giorni di sciopero al casello autostradale della Spezia, dall’inizio di marzo sino alla festività di San Giuseppe. Lo hanno indetto i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Sla Cisal insieme alle Rsa di Salt per contestare contro il rinnovo del contratto integrativo, scaduto il 31 dicembre 2020.
In particolare, dal lunedì al venerdì, la protesta si svolgerà dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 15.30 alle 17.30, mentre il sabato e la domenica le fasce dello sciopero saranno comprese tra le 11 e le 13 e tra le 16.30 e le 18.30. Fanno eccezione le giornate conclusive dello sciopero, quelle di venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 marzo, quando i casellanti incroceranno le braccia tra le 10 e le 18.
Gli scioperi riguardano solo il comparto esazione e nessun settore sottoposto alla legge 146 sulla regolamentazione del diritto di sciopero è interessato.
Durante lo sciopero le piste automatiche utilizzeranno la modalità “automatismi”, non essendo presidiate, mentre le piste manuali rimarranno aperte in transito libero; gli utenti Telepass che usciranno da tali piste vedranno azzerarsi la loro precedente entrata al momento della nuova entrata in autostrada.

Gli scioperi iniziati a fine agosto 2022, dunque, continuano. Nelle assemblee sui luoghi di lavoro è emersa la ferma volontà dei lavoratori di ottenere il contratto integrativo.
“Salt – affermano i rappresentanti dei lavoratori – è un’azienda che in questi anni ha realizzato milioni e milioni di profitti, compresi gli anni della pandemia, quando ha messo in cassa integrazione i lavoratori a zero ore, rifiutando un piano di smaltimento ferie, equo e giusto, proposto dalle organizzazioni sindacali all’azienda, piano che prevedeva di condividere al 50% l’onere di quella crisi, senza andare a pesare sul bilancio Inps. Rispetto al 2019 il bilancio Salt 2020 mostra una diminuzione del costo del lavoro di 5.728.000 euro e anche nel 2021 tale costo, nonostante la ripresa dei transiti, è rimasto inferiore a quello del 2019. Non contenta, la dirigenza del Gruppo Gavio a metà 2022, dopo mesi di negoziato, ha messo sul tavolo della trattativa per il contratto integrativo 12 ulteriori casse automatiche… non trattabili. Inutile dire che ciò comporterebbe la “desertificazione” dei caselli Salt realizzando una automazione pressoché totale dell’esazione”.

I lavoratori Salt rivolgono un grande e ironico ringraziamento “a quei dirigenti del Gruppo che hanno mantenuto questa posizione tanto rigida, che ci ha aperto gli occhi, facendoci capire – affermano le sigle – come l’impostazione neoliberista di privatizzazione di tutto, compresi i monopoli naturali come le autostrade, sia deleteria per società. Sembra proprio che il “desiderio” delle società autostradali di cogliere ogni occasione per aumentare i profitti, non si fermi davanti a niente; su alcuni organi di stampa è comparsa la notizia che il direttore generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali del ministero delle Infrastrutture, il 5 ottobre 2020, abbia scritto una lettera a tutte le concessionarie autostradali, in merito ai ristori Covid per gli anni 2020 e 2021; sembra sia stato concordato con i concessionari un ristoro del 100 per cento anche senza il raggiungimento del 33 per cento di riduzione del fatturato e senza limiti massimi. Ironia della sorte sembrerebbe che i ristori Covid alle concessionarie autostradali li pagherebbero gli utenti al casello per i prossimi anni con l’incremento dei pedaggi. A noi tutto ciò sembra inaccettabile e scandaloso; speriamo che il ministro blocchi tale provvedimento.
Le vicende del crollo del ponte Morandi, del cedimento del guardrail ad Acqualonga, del crollo di parte della volta nella galleria Berté sulla A26, non sono episodi isolati, ma punte di un iceberg che dovrebbero far riflettere i nostri governanti. Non abbiamo bisogno di meccanismi che taglino posti di lavoro ed aumentino a dismisura gli utili di società private, ma di leggi che comincino ad invertire i processi di polarizzazione della ricchezza che stanno devastando anche l’Italia”, concludono i sindacalisti.

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