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Il rapporto di cittadinanzattiva

Garibaldi: “Liguria si conferma maglia nera per assistenza territoriale nelle aree interne”

L'intervento del capogruppo Pd-Art. Uno: "Ci sono zone dove manca il medico di base e le cure domiciliari sono un miraggio".

Luca Garibaldi

“La Liguria si conferma purtroppo maglia nera per gli interventi di assistenza territoriale nelle aree interne, vanificando gli sforzi alla base del Pnrr: ben 36 comuni delle aree interne periferiche ed ultra periferiche non avranno a disposizione né una casa di Comunità né un ospedale di comunità delle 33 strutture previste, solo 8 sono in aree interne intermedie mentre non ce ne sarà nessuna nelle aree periferiche e ultra periferiche. Il quadro lo ha tracciato Cittadinanza attiva in occasione dell’evento ‘Bisogni di salute nelle aree interne, tra desertificazione sanitaria e PNRR’ in cui emerge che la Liguria è l’unica regione, insieme alla Val D’Aosta, a rischio desertificazione totale di assistenza per zone ultra periferiche. Parliamo di 36 comuni e oltre 24.867 persone che grazie al PNRR avrebbero potuto sperare in un’assistenza sanitaria di prossimità e invece non l’avranno”, così in una nota il capogruppo del Partito democratico – Articolo Uno in consiglio regionale Luca Garibaldi in merito a quanto rilevato dal rapporto di Cittadinanzattiva presentato oggi.

“Questi numeri – prosegue Garibaldi – sono la prova che la Giunta regionale, come da tempo denunciamo, non ha messo in campo una programmazione sanitaria in grado di ridurre le disuguaglianze assistenziali sul territorio. Tutte le case di comunità previste, infatti, sono in aree centrali o periurbane, quasi tutte collocate negli ospedali della costa e manca completamente un investimento nelle aree interne, dove il bisogno di cura è straordinario, visto che gli abitanti sono prevalentemente anziani, fanno fatica a spostarsi e vivono lontano dalla rete dei servizi. Ci sono aree dove manca il medico di base e le cure domiciliari sono un miraggio. Il rischio è che le scelte della Giunta Toti tendano più ad ampliare le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari che a ridurle”, conclude Garibaldi.

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