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Il dibattito in commissione consiliare

La partita delle Oss sta per concludersi con la loro sconfitta. Ultimo appello a Regione, Asl e Comune da parte dei sindacati

I sindacati in commissione per parlare della vertenza Oss

Drammatica era e drammatica è rimasta. La partita delle Oss spezzine è tutt’altro che conclusa e lo spettro del 31 dicembre, giorno in cui si concluderà la cassa integrazione, è sempre più gravoso. La domanda iniziale che pone lo stesso Guido Melley, consigliere e commissario di minoranza che ha voluto ritornare sul tema con la seconda commissione, quella presieduta da Oscar Teja, riguarda l’emergenza più pura con una data che è molto più di una spada di Damocle: “Ho ricevuto diverse telefonate negli ultimi mesi da gente che pur di mangiare si è cercata un altro lavoro e dunque il numero iniziale è cambiato: muoversi e cercare un’alternativa non è per forza negativo ma davvero non in questo contesto. Siamo al momento intorno alle 100 unità ma mi chiedo che cosa succederà una volta terminata la cassa. E poi rimane insoluta la partita degli altri 70 ben sapendo che gran parte di tutto questo si gioca e risolve fra Regione Liguria e Asl 5. Queste persone meritano soluzioni: dobbiamo procedere affinché la maggior parte di loro trovino una loro collocazione”.

Attraverso un comunicato Asl 5 ha fatto sapere innanzitutto che a proposito delle assunzioni, uno dei punti toccati in sede di presentazione da Melley, è stata preparata una bozza da sottoporre ai sindacati e a Regione Liguria (fra il 21 e il 25 novembre) per la pratica di reclutamento mentre per gli altri punti toccati da Melley passa la palla a Genova per competenza. “La cassa non è sufficiente a dare da mangiare e oltretutto questa cassa è partita anche male – attacca Donatella Riccio, in rappresentanza di Nursind La Spezia chiamata per essere audita -. Molte persone la rifiutano perché vogliono la dignità del lavoratore: si tratta di persone formate ed esperte che sono state tra i protagonisti della guerra al Covid, rischiando del loro soprattutto all’inizio quando si sono trovate a lavorare a tu per tu coi malati senza nemmeno i dispositivi di sicurezza, e meritavano una riconoscenza da parte della città. Potevano risparmiarsi e non l’hanno fatto. L’emendamento Rossomando è una porta che ci dà la possibilità di dire grazie: innanzitutto non bisogna farlo scadere, in secondo luogo serve un lavoro da parte di Asl che deve trovare una soluzione. La risposta non è un concorso, il 60% di chi ha fatto il corso è passata ma per gli altri è andata diversamente: temevamo che sarebbe andata così. Abbiamo chiesto come alternativa di fare un test, un colloquio attraverso il quale fare poi la graduatoria per arrivare a 33. Molti di loro sono monoreddito e hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese e ad avere alternative: a 50-60 anni chi ti vuole…? Una prima risposta potrebbe arrivare dalla Rsa Mazzini dove dopo i lavori eseguiti ci sono a disposizione 75 posti letto. E allora diamo loro il diritto di prelazione”. Ognuno faccia la sua parte, insomma.

La consigliera Giulia Giorgi, ex assessore della prima giunta Peracchini, è la prima a parlare nel dibattito scaturito: “Personalmente mi continuo a battere per valutare la reale offerta esistente alla Spezia ma anche negli altri distretti socio-sanitari. Per esempio l’assistenza domiciliare per la quale nei vari colloqui che ho avuto con queste persone, ho trovato un muro. Capisco che sia diverso ma in un momento di difficoltà è un’opportunità concreta. Per quanto riguarda il Mazzini, va detto che Coopselios aveva accettato quella strada e speriamo che sia ancora di quell’avviso”. Marco Raffaelli non è d’accordo sull’impegno del Comune: “La percezione che abbiamo avuto è quella di essersi fatti scivolare addosso la problematica, spesso ricordando come la competenza fosse regionale. Si deve applicare la percentuale giusta interpretando quella normativa non sui numeri odierni ma prevedere un numero spalmato sul fabbisogno triennale della figura delle Oss. Asl deve produrre un documento che attesti questo con chiarezza perché il numero di Oss operanti qui è ampiamente sottostimato rispetto a tutte le altre province della Liguria: ecco la rivendicazione che non è stata fatta dal Comune della Spezia”. Il dibattito prosegue con le parole di Fabio Cenerini: “I problemi di stress delle Oss del pubblico sono più o meno gli stessi del privato, al di là di quei reparti particolari come Pronto soccorso e Terapia intensiva. Mi chiedo se venisse davvero applicato il decreto Rossomando cosa succederebbe dopo: c’è chi non ha vinto il concorso ed è in graduatoria aspettando che si liberi un posto. Ecco, se farà ricorso, come si pone la questione con l’assunzione diretta prevista in quel decreto?”.
Per l’opposizione ha ripreso la parola Franco Varia, sino dirigente Asl in pensione che da sempre segue da vicino la vicenda: “Su tutta la questione – ribadisce – non c’è stata una regia politica. Una cosa sono i problemi tecnici legati alle graduatorie, alle leggi e ai decreti,  altro sono le forze politiche, con il sindaco in prima linea – che è anche presidente della Conferenza dei sindaci  – che avrebbero dovuto interessarsi maggiormente di questo problema. Non va bene il buonismo secondo il quale non c’è nessuna responsabilità, come se fosse tutta colpa del destino. Per recuperare serve una regia politica: il sindaco deve andare in Regione e fare pressioni per avere garanzie sul futuro di questi lavoratori. Asl ha presentato una bozza con i criteri per l’assunzione tramite l’emendamento Rossomando delle 33 Oss, ma occorre che l’azienda dia la precedenza alla tutela secondo il criterio dell’anzianità: dove trova lavoro una persona che oggi ha 58 anni? Tutti questi temi sono politici e sociali, non tecnici. Ancora una volta dobbiamo invitare il sindaco a non fare solo amministratore di condominio, anche perché quando vuole, come per la scelta del comandante della Polizia locale, sa anche essere decisionista. Inoltre – prosegue Vaira – ricordo ad Asl e a Regione che abbiamo 17 Rsa e alcune strutture sanitarie convenzionate, che hanno un rapporto di tipo commerciale con le istituzioni e con Asl: è inconcepibile non trovare una soluzione per gli altri 70 lavoratori, che rimarranno fuori. Se è così non ha più senso la politica, ci fermiamo alle buche nei marciapiedi e basta. Infine bisogna prendere atto anche del fatto che a dicembre scadrà la cassa integrazione, ma che in realtà potrebbero essere a rischio i versamenti degli ultimi due mesi. Anche questo è un tema che può essere affrontato dal punto di vista politico, non si può demandare tutto a sindacati, anche perché alcuni operatori sanitari potrebbero anche non essere iscritti”.
Sempre per la minoranza, il commissario Piera Sommovigo aggiunge: “Le opportunità c’erano tutte perché non a caso c’era un concorso per 159 internalizzazioni e quel numero rappresenta proprio il fabbisogno diretto”.

Tocca poi ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil presenti con Luca Comiti, Mirko Talamone e Marco Furletti, oltre alla rappresentante Fias Luciana Tartarelli. Proprio lei ricorda la battaglia per un emendamento che ora c’è: “Cosa aspetta Asl? Dovrebbe avere l’autonomia per agire. Cosa diciamo alla gente? Sono sinceramente preoccupata per queste persone. Sono entrate 159 persone, la maggior parte va in Toscana o torna a Genova e poi ci sono queste persone che aspettano l’emendamento. Asl cosa intende chiedere alla Regione? Quanto personale?”. Quindi prende la parola Luca Comiti, segretario provinciale della Cgil, che sposa la proposta di una regia politica comune: “C’è un elemento in più, giunto nelle ultime ore: le 77 persone in capo a Coopservice hanno ricevuto ieri la lettera di licenziamento collettivo. Per tutti i lavoratori e le lavoratrici e non ci sono più margini per avere gli ammortizzatori locali. Qui ci vuole la volontà politica di spingere affinché Asl 5 le assuma, ricollocando tutte quelle che rimangono fuori affinché non ci siano esuberi. Il rischio altrimenti è un nuovo percorso di esodati, vista la loro età media. Il Rossomando va applicato in misura estensiva, per questo è necessario che tutti si impegnino e la Regjone o mette soldi e personale nella sanità oppure questa vicenda non si risolverà”. Mirko Talamone, in rappresentanza della Cisl, rincara la dose: “Purtroppo la politica si è incagliata su questo dibattito e le persone sono rimaste senza lavoro. La gran parte di posti di lavoro che si stanno formando non solo alla Spezia sono precari. Si parla da tre anni di due temi per noi centrali: la prima soluzione è ricollocare le persone, molto complicata in questo momento perché il budget in molti casi è già finito; l’altra strada è quella delle case di comunità per le quali è possibile utilizzare i fondi del Pnrr e in quel contesto ci può essere un po’ di riassorbimento. La soluzione Mazzini? Chi immagina di ricollocare le persone lì dentro non sa le problematiche che ci sono. E poi nemmeno si sa quando riapriranno il secondo e terzo piano… non ci rimane che insistere sulla Regione, consapevoli che il tavolo sarebbe l’approdo ideale”. Infine Marco Furletti, coordinatore provinciale della Uil: “Il 31.12 queste persone saranno licenziate. Dal 1° gennaio a loro rimane solo l’Anaspi e da questo punto di vista resta anche da vedere che cosa sta pensando il governo. Cosa pensa di fare Asl? Noi lo apprendiamo dai giornali, si parla di una procedura di reclutamento per titoli e forse colloqui visto che si parla di tempi stretti. Lo capiremo quando ci sarà l’incontro in Regione. Per quanto riguarda i numeri il Dipartimento Salute ci ha detto che il fabbisogno doveva essere sulle 65 unità e di lì si attingeva il 50%. Se si dovesse fare una nuova procedura sui 65 il numero che ne viene fuori è 33. Il tavolo di ricollocazione non è mai esistito, nonostante gli annunci che ci sono stati: la regia è mancata e dobbiamo ripartire da lì. A quel tavolo non può mancare il Comune della Spezia ma anche quello di Sarzana visto che c’è un ospedale anche su quel territorio. Sui tempi dell’applicazione del decreto Rossomando vediamo cosa ci dicono nell’incontro però ci sono due cose che mi preoccupano anche rispetto alle condizioni di allargamento del fabbisogno. Per il 2023 Regione Liguria avrà 17 milioni di euro in dotazione in meno inoltre queste strutture che dovranno nascere andranno riempite e per farlo serviranno soldi. Altrimenti saranno cattedrali nel deserto, non saranno operative e costeranno alla collettività”.

Altri consiglieri come Massimo Lombardi e Andrea Montefiori hanno detto la loro prima del finale. Così, in particolare, il secondo: “Invito a premere per un’interpretazione estensiva dell’emendamento Rossomando. Si tratta di una questione politica e la politica ha il dovere di trovare la via per risolverla. C’è uno strumento legislativo e per questo le soluzioni si possono trovare. Secondo me un ruolo politico dovrebbe averlo il comune capoluogo in quanto espressione della Conferenza dei sindaci. La commissione sanità incontri Asl per avere informazioni anche sulla procedura sull’ospedale nuovo”. A margine della seduta è tornato poi a parlare Melley: “In questi anni Peracchini ed i suoi precedenti assessori alla Sanità (Medusei ed Ivani) non si sono certo dannati l’anima per la causa degli Oss di Coopservice, accettando sempre supinamente le decisioni della Regione di Toti. Ma al peggio non c’è davvero limite e nella recente commissione consiliare, appositamente convocata su mia richiesta per fare il punto sulla vertenza Oss, abbiamo dovuto assistere ad una vera e propria fuga dal confronto a cura del neo-assessore alla Sanità. L’assessore durante la commmissione è stato sempre silente e non ha dato alcun contributo alla discussione. Sul finire della riunione avremmo voluto chiedere all’assessore alla sanità del Comune che cosa intendesse fare per sostenere questi lavoratori che si trovano, non per causa loro, sul baratro della disoccupazione. Per tutta risposta ci siamo sorbiti dall’amministratore poche stringate dichiarazioni di principio, che hanno sortito non poco imbarazzo tra gli astanti. Dopodiché Guerri ha fatto di più, obiettando che come membri della commissione non potevamo fargli altre domande e ha abbandonato stizzito i lavori, proprio nel momento in cui io stesso stavo per proporgli di accompagnare la delegazione sindacale spezzina al prossimo decisivo incontro in Regione. Una brutta ennesima pagina dell’amministrazione Peracchini dopo che lo stesso primo cittadino, all’inizio di questa nuova consiliatura, si era rifiutato di incontrare gli Oss nella prima seduta del consiglio comunale dello scorso luglio. Ed una pessima figura per Guerri che, oltre a confermare la sua totale inadeguatezza a ricoprire un ruolo così delicato, si è defilato dalle sue responsabilità in una delle sue prime uscite ufficiali”.

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