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Thubron, i suoi ottant’anni sull’Amur e quell’ufficiale Kgb che gli disse: “Molto poetico, potrebbe pubblicarlo”

Maestro della scrittura di viaggio, l'autore inglese ha aperto l'edizione 2022 del Premio Chatwin raccontando la sua esperienza lungo il fiume che per oltre mille miglia segna il confine tra Russia e Cina.

Colin Thubron al Premio Chatwin con Tra Russia e Cina. Lungo il fiume Amur

Un viaggio in solitaria lungo il fiume Amur, a piedi, in treno, a cavallo, su chiatte, con l’autostop, in autobus. Dalla sorgente in Mongolia allo sbocco nel Pacifico, percorrendo le oltre mille miglia di fiume che segnano il confine tra Russia e Cina. Questo ha fatto per i suoi ottant’anni Colin Thubron (Londra, 1939), maestro della scrittura di viaggio. Un’esperienza che l’autore ha raccontato ieri mattina a Lerici, assieme a libro che ne ha tratto, Tra Russia e Cina. Lungo il fiume Amur (Ponte alle Grazie), all’evento inaugurale del Premio Chatwin – Camminando per il mondo 2022. Introdotto dal sindaco Leonardo Paoletti e dall’ideatrice del Premio Luciana Damiano, Thubron ha conversato con Stefano Brambilla, firma del Touring Club. Letture del testo a cura di Egildo Simeone.

“La mia prima fascinazione, come per tanti inglesi, a causa dell’Impero – ha esordito Thubron, interprete Grazia Cantoni -, viene dal mondo arabo, in particolare la Siria, Damasco. Non ero affascinato tanto dalla parte desertica, quanto da quella urbana. Successivamente sono stato attratto dalla Russia e dalla Cina, in particolare perché si cresceva avendo paura di questi Paesi, che erano ancora l’Unione sovietica e la Cina sconosciuta. Per me era quindi importante conoscerli indipendentemente da ciò che poteva emergere dalle notizie, dai media. E volevo anche entrare in contatto con Paesi che stavano vivendo delle sfide: quello che portavo a casa nella mia scrittura era segno di sfide politiche e cambiamenti”. Quindi, ha spiegato al numeroso pubblico raccoltosi in sala consiliare, “dato il mio interesse per Cina e Russia, non potevo non considerare come meta di viaggio il fiume che ne costituisce il confine per oltre mille miglia, un fiume dove i due Paesi si incontrano e scontrano”.

Colin Thubron al Premio Chatwin con Tra Russia e Cina. Lungo il fiume Amur

Il viaggio, affrontato in due parti – autunno 2018 e primavera 2019 -, ha riservato anche un serio infortunio per via di una caduta da cavallo. “Ma non c’era altro da fare che andare avanti, così mi sono raccontato che le costole erano incrinate e la caviglia slogata. Se fossi tornato a Londra avrei dovuto riiniziare da capo l’anno dopo: sarebbe stato come perdere un anno della mia vita in attesa di rifare il viaggio, alla mia età non me lo posso permettere”, ha raccontato. Non secondario poi il tema della lingua: “E’ fondamentale sapere un minimo di russo e mandarino per spostarsi, ma non solo da un punto di vista organizzativo: più che altro da un punto di vista comunicativo. E se è possibile parlare inglese con persone della classe media, diventa praticamente impossibile farlo con persone di classi più ‘basse’, ma per me è importante parlare con loro”. Eccoci quindi già dentro il fondamentale tema del rapporto con l’altro, con i tanti volti e storie incontrati lungo la via. “E’ più facile entrare in confidenza con i russi, acquisirne la fiducia, mentre con i cinesi ci si mette molto più tempo, e spesso, se si vuole entrare in contatto, bisogna prima raccontare qualcosa di se stessi, in modo che poi ci sia uno scambio. La maggior parte dei cinesi ‘ordinari’ si sente contenta del regime, ma è difficile dirlo, perché sono tutti vittime della storia degli ultimi sessant’anni; culturalmente appaiono molto diversi da noi perché hanno avuto la rivoluzione culturale, la politica del figlio unico… Chiaramente, quindi, li ho sentiti più distanti e tutti noi sentiamo i russi un po’ più vicini, anche se ci chiediamo se la Russia sia culturalmente europea o no. Ed è molto semplice confondere la politica russa con la gente russa”.

Colin Thubron al Premio Chatwin con Tra Russia e Cina. Lungo il fiume Amur

Il rapporto tra il viaggiatore solitario e i locali, ma anche il rapporto tra russi e cinesi lungo il confine. “Il confine sul lato russo è molto fortificato, sicuramente il confine più fortificato del pianeta. Arrivato sul lato cinese pensavo di trovare la stessa situazione, ma in realtà i cinesi sono molto più rilassati, c’è solo qualche torretta di avvistamento. Lo sbilanciamento della popolazione è forte: solo due milioni di russi vivono lungo il fiume, sul lato cinese invece 110 milioni. Possiamo comprendere dunque questa ansia che hanno russi, soprattutto perché essendo così distanti da Mosca si sentono abbandonati. Ma la Russia non sa come ripopolare questa zona della Siberia perché i russi fondamentalmente non vogliono andare a vivere là”. Là, lungo il confine, quel confine fluviale a ridosso del quale si guardano le città di Blagoveščensk, russa, e Heihe, cinese, divise dall’Amur: “Trent’anni fa sul lato russo c’era una città molto stagnante ma con 200mila abitanti, sul lato cinese un paesino. Ora i russi invece vedono una città cinese molto più popolosa e grande della loro e hanno paura che i cinesi riprendano la parte russa, portata loro via a metà Ottocento”.
A illustrare la situazione generale, anche uno dei tanti incontri fatti durante il viaggio: “Una donna russa, molto ben istruita, che vendeva pellicce. Mi ha detto che i cinesi sono nascosti ovunque nella foresta. Un atteggiamento tipico”. In questo discorso torna poi il dato linguistico: “Pochissime le persone che hanno interesse ad apprendere la lingua di chi sta dall’altra parte del confine, per cui è difficile avere un dibattito”.

Colin Thubron al Premio Chatwin con Tra Russia e Cina. Lungo il fiume Amur

Thubron ha fatto anche il punto sul suo modo di lavorare. “Sono uno scrittore vecchio stile, prendo appunti a mano, continuamente. Se alla fine di un viaggio li perdessi sarei nei guai”. Di qui il racconto di un episodio del 1980 non privo di tensione né di una sfumatura umoristica: “Stavo lasciando i confini sovietici dopo il mio primo viaggio in Urss. Venni inseguito dal Kgb, volevano vedere i miei appunti. Non capendo l’ufficiale nella mia grafia, glieli lessi io, stando attento a scegliere passaggi in cui non citavo incontri con dissidenti, così è andato tutto bene. E alla fine l’ufficiale del Kgb mi ha detto che era molto poetico e avrei potuto pubblicarlo”.

Immancabile la domanda sul prossimo viaggio. “Adesso mi prenderò il tempo per un romanzo, come di solito faccio dopo un viaggio e un libro di viaggio. Ma sono contento di questa domanda, spesso le persone mi guardano e dicono: ha finito, basta…”, ha simpaticamente spiegato al pubblico questo grande autore e viaggiatore, che nel suo andare spera “di trovare una possibile comprensione di culture distanti da noi, sfuggendo da pregiudizi e preconcetti”. E che, come annunciato in chiusura da Luciana Damiano, ha accettato la presidenza onoraria del Premio Chatwin, di cui seguirà da vicino le future edizioni.

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