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Il covid e il ritorno alla vita

“Abbiamo le cicatrici nei polmoni ma potremo vedere crescere i nostri figli. Con Vite sospese e i dou dou vogliamo fare qualcosa per gli altri”

Roberta Zoncheddu è un'infermiera bolanese e Laura Fantappiè una ricercatrice fiorentina. Entrambe hanno avuto il Covid in gravidanza e sembravano senza speranze. I loro bambini sono nati prematuri e sono rimaste per molto tempo in Terapia intensiva. Sono due sopravvissute hanno scritto il libro "Vite sospese" per raccontare la loro storia e devolvere gli incassi a chi le ha curate, rilanciando anche la Octopus therapy per i piccoli prematuri. Città della Spezia ha incontrato Roberta.

Laura Fantappiè e Roberta Zoncheddu

Un filo lega l’infermiera bolanese Roberta Zoncheddu e la ricercatrice fiorentina Laura Fantappiè. Entrambe sono state colpite dal Covid nel 2021 quando la campagna vaccinale non era ancora massiccia e le speranze di portarle a casa sane e salve erano pochissime. A rendere ancora più complicata la situazione era la presenza delle vite che custodivano nel loro grembo, infatti erano entrambe incinte al momento del ricovero in ospedale. I loro bambini sono nati prematuri e al termine di una lunga degenza le due madri sono tornate a casa. Il destino ha voluto che le parche non tagliassero quel filo che ora ha fatto nascere una bella amicizia e soprattutto permetterà ad entrambe di vedere i propri figli crescere. Oggi Roberta e Laura possono raccontare la loro storia senza dimenticare la tenacia con la quale hanno affrontato la malattia e chi è riuscito a strapparle da una fine troppo spesso raccontata nelle cronache.

Parte da qui l’esperienza di “Vite sospese”  il libro scritto a quattro mani da Roberta e Laura, edito da Scatole parlanti, in cui raccontano quello che hanno vissuto per dare una nuova speranza a quelle famiglie che stanno vivendo un’angoscia profonda: avere chi si ama ricoverato in ospedale in una situazione sospesa e con poche certezze. Il libro ha uno scopo sociale e parte dei proventi verranno devoluti in beneficenza. In quanto madri Roberta e Laura hanno deciso di compiere un passo in più: distribuire negli ospedali dei dou dou per i bambini nati prematuri. I dou dou sono dei pupazzetti, in questo caso dei simpatici polpi, in stoffa che con i loro tentacoli permettono ai piccoli di ricreare l’effetto del potersi attaccare al cordone ombelicale. Studi hanno riconosciuto il valore terapeutico di questo oggetto e ne è nata la Octopus Therapy.

Roberta vive a Bolano con la sua famiglia e racconta a Città della Spezia la sua esperienza e la nascita del progetto. La storia di Roberta era già finita sulle cronache di CDS per ringraziare i medici del San Martino che hanno permesso il rientro a casa di lei e del piccolo Edoardo, il marito Matteo Marcheschi aveva partecipato alla scalata in bici, tenutasi a Tivegna, del circuito Everesting con il fine di devolvere offerte benefiche al nosocomio genovese.

 

Roberta cosa ti va di raccontare di quello che ti è accaduto? 

“Prima della malattia ero in forze tra personale infermieristico di Rianimazione a Sarzana. Stavo portando avanti la gravidanza quando un giorno mi sono accorta di avere la febbre a quaranta. Ho guardato mio marito negli occhi e gli ho detto “ho preso il Covid”. Nel giro di pochissimo la situazione si è aggravata. Quando sono stata ricoverata ho avuto la certezza di essere grave e di avere già la polmonite. Sono rimasta attaccata ai ventilatori, notte e giorno. Sono rimasta cosciente e non saprei dire cosa sia peggio. Ma oggi io, come Laura, sono qui per raccontarlo e per raccontare quella forza che mi ha tenuta in vita. Il mio pensiero principale era tornare a casa. A distanza di più di un anno ho ancora gli effetti del long Covid. Mi affatico facilmente e ho delle citatrici nei polmoni che non so se spariranno. Qualche giorno fa ero con i miei figli, abbiamo fatto una salita. Prima di ammalarmi facevo spesso lunghe camminate, ora non posso più farlo e anche al lavoro non posso stare in piedi troppe ore. Cosciente di questa situazione però posso ancora guardare e vivere la mia famiglia.

 

Vite sospese, come ci siete arrivate?

Io e Laura ci siamo conosciute sui social tramite il gruppo “Noi, sopravvissuti al Covid”. Abbiamo notato di avere molte cose in comune. Io ero in corsia, lei prima di ammalarsi lavorava ad una ricerca sui vaccini. Entrambe quando abbiamo contratto il Covid con la gravidanza in corso e per le condizioni in cui siamo arrivate in ospedale (Roberta al San Martino, Laura a Careggi, NdR) ci avevano date pochissime aspettative.  Abbiamo vissuto, quasi allo stesso modo con la paura di non poter più tornare a casa, siamo scivolate molto velocemente alle porte dell’inferno, ma il miracolo è successo, e siamo rinate, siamo tornate a vita, e il destino ci ha fatto conoscere i nostri cuccioli nati prematuramente per salvare noi. Abbiamo pensato a voler scrivere questo libro, proprio perché fosse d’aiuto a chi come noi, anche per motivi diversi, stesse attraversando il suo inferno, e potesse avere un conforto, una luce,una speranza.

 

Cosa vi ha lasciato questa storia e come nasce l’idea della Octopus Therapy?

La nostra storia ci insegnato, ma sopratutto la stesura di questo libro, che nonostante tutto,nonostante  i problemi che ci ha lasciato, noi siamo qui, vive e possiamo abbracciare la nostra famiglia, i bimbi, e tutti quelli che ci hanno sostenuto. Quindi oltre al voler portare un messaggio di speranza, volevamo fare qualcosa di più, e abbiamo cercato dei modi per dire “Grazie”, sono nati dei progetti, il primo si chiama “Octupus Therapy”, nasce in Danimarca come studio, doneremo alle TIN, pediatrie e oncoematologie, dopo una conferenza di presentazione del nostro libro presso i poli ospedalieri,  dei polipetti (allego foto) di cotone fatti a mano, questi piccoli pupazzetti, daranno “sollievo” a i piccoli guerrieri, gli studi dimostrano che averli vicino li tranquillizza, e i tentacoli ricordano il cordone ombelicale con cui loro giocavano, e così invece di tirare i fili e i tubi che hanno in corpo.

 

Dite che la vita vi è stata restituita e per ringraziare chi vi ha aiutato quali altri progetti state mettendo in cantiere?

Questo è un dono per dire Grazie a chi si è preso cura dei nostri piccoli in attesa che noi tornassimo da loro, vincendo tutti insieme la nostra battaglia. E su ogni copia venduta dopo l’uscita a fine ottobre, farà si che un euro verrà devoluto all’acquisto di un dou dou da donare per gli ospedali.

Post uscita verrà anche organizzata una raccolta fondi per raccoglierli in donazione da dare alla Rianimazione del San Martino dove ero ricoverata, e per un’ associazione di cui Laura è socio fondatore “Ti do aiuto”, (che è nata proprio come supporto ai pazienti e familiari che sono in Terapia intensiva), perché è grazie a loro se siamo qua, e  qua entrerà in gioco anche mio marito Matteo Marcheschi, che è già conosciuto per le sue imprese di beneficienza in bicicletta, che ha deciso di tracciare un percorso, come un filo conduttore, a partire dal San Martino di Genova, fino ad arrivare all’Ospedale Careggi di Firenze, collegata alla vendita del libro, dou dou, e da chi vorrà evolvere di sua spontanea volontà una cifra.

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