Valutare l’inserimento nelle prossime pianificazioni dei fondi europei o attraverso risorse del bilancio regionale di agevolazioni e misure di sostegno finalizzate a sostenere i cittadini che intendono investire sull’agricoltura urbana sostenibile. Lo chiede un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare Pd – Articolo uno nel consiglio regionale della Liguria, la cui discussione è in programma per la seduta di domani, martedì 27 settembre. “Nelle città liguri – si legge nel testo – vi sono molte aree situate, nelle zone urbane e periurbane, che potrebbero essere destinate all’agricoltura” e che “potrebbero vedere il coinvolgimento, oltre che di singoli cittadini o di imprenditori agricoli, anche di associazioni che si occupano dell’inserimento sociale di cittadini fragili. Tali interventi portano al recupero di porzioni di aree altrimenti destinate all’abbandono e mitigano, in alcuni casi, il rischio di disseto idrogeologico”.
“Assistiamo a progetti legati alla riscoperta del valore della terra, della sua coltivazione e del mantenimento della biodiversità nonché l’esercizio delle attività formative, didattiche e ricreative”, proseguono i consiglieri, segnalando “il ruolo economico, sociale, ambientale e culturale delle aree agricole urbane e periurbane, che svolgono funzioni di filtro con le aree urbanizzate, e dell’agricoltura che vi si esercita, anche potenziando e sostenendo l’agricoltura di prossimità e le filiere corte”.
Iniziative, quelle descritte dal gruppo Pd-Articolo uno, che, si legge ancora, “possono contribuire al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, di rigenerazione urbana, di resilienza ai cambiamenti climatici e incremento del tasso di approvvigionamento degli alimenti a ‘chilometro zero'”. E ritengono “necessario promuovere e coordinare progetti di rete e iniziative di ‘urban food policy’ con le città per sostenere per favorire lo sviluppo e il consolidamento dei distretti del cibo, dei mercati contadini e delle filiere corte di rifornimento alimentare dei centri urbani e per diffondere, al contempo, sistemi alimentari territoriali più sostenibili”.