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Aveva 75 anni

La città perde il suo reporter, addio a Mauro Frascatore

Una notizia corretta a seconda delle situazioni è paragonabile alla ricerca del Santo Graal e di Mauro Frascatore si potrebbe dire che quel tesoro lo ha trovato tante volte. E' stato un maestro attento per tutti.

Mauro Frascatore

Tutti dovranno fare a meno dello sguardo penetrante, attento e della saggezza di Mauro Frascatore. Reporter storico, della testata giornalistica La Nazione, che per più di quarant’anni ha raccontato una città intera anche se l’amore per l’immagine era già sbocciato una decina d’anni prima. Mauro ha chiuso gli occhi, ieri, a 75 anni al Sant’Andrea della Spezia. Da tempo combatteva con una malattia che lo ha portato via alla sua famiglia, rimasta al suo fianco fino all’ultimo. Anche la sua città lo amava e rispettava per la sua innata capacità di immortalare in uno scatto anche i momenti più difficili che un reporter, vero e d’altri tempi com’era lui, doveva raccontare.

Una notizia corretta a seconda delle situazioni è paragonabile alla ricerca del Santo Graal e di Mauro Frascatore si potrebbe dire che quel tesoro lo ha trovato tante volte. E’ stato un maestro attento per tutti. Nella storia cittadina degli ultimi quarant’anni non ci sono luoghi o momenti importanti ai quali non abbia presenziato, vuoi per le sue doti che per la sua compostezza enigmatica da attore, che lo rendeva adatto ad entrare in ogni ambiente per raccontarlo. Incontrare Mauro a una conferenza, in un contesto di cronaca fruttava sempre una lezione grande o piccola che fosse. Se si apparteneva ad un’altra testate era sempre disponibile a tendere la mano, a maggior ragione se si muovevano i primi passi nel mondo del giornalismo. A tutti mancherà quel saluto quotidiano “Ciao bimba”, “Ciao ragazzo”. La grandezza di Mauro Frascatore si misurava anche da questo.

Non di rado lo si poteva vedere intento a chiedere lo spostamento del mobilio, al termine di una conferenza, per fare una foto di gruppo degna di tale nome e invitava sempre i colleghi giornalisti più giovani a prestare attenzione ai presenti in ogni contesto perché, in mezzo a tanta gente, poteva spuntare un’altra notizia che poteva dare un’apertura importante. Mauro aveva un fine umorismo e sapeva giocare, molti colleghi lo ricordano al matrimonio di una ex giornalista proprio della Nazione in cui si cimentò in una particolare interpretazione de “Il mondo” di Jimmy Fontana, nello scatto che ci è stato concesso.

L’identità di Mauro Frascatore:  la macchina fotografica fissa al collo oppure, con l’evoluzione della tecnologia, strumenti più compatti e il suo scooter giallo destriero datato ma sempre affidabile. Il mestiere e gli strumenti sono cambiati ma è inutile dire che la differenza l’ha fatta sempre l’occhio che stava dietro l’obiettivo.  Non basterebbe un’enciclopedia per raccontare tutto quello che Mauro ha immortalato e fotografato, ne servirebbe un’altra anche solo per raccontare la profondità del suo sguardo talvolta malinconico e velato da una lacrima al pensiero del figlio Andrea Frascatore scomparso anni fa.

Con Mauro Frascatore se ne va un pilastro della comunità, un uomo che ha dato tanto a tutti.  Nel 2019, nell’ambito della rassegna “Liberi di vedere” si raccontò così: “Nel 1966, fui chiamato ad indossare le stellette dalla Marina Militare con le dorate lettere F.N, vengo impegnato come fotografo navale al Ministero Marina Roma. Successivamente, e siamo nel 1968, appena congedato ritorno nella mia adorata città e inizio a collaborare con Giuseppe Ciavolino, che mi affida il suo laboratorio dove conosco Sergio Fregolo e ne divento amico. Mentre ho a che fare con i sali di nitrato d’argento e gigantografie industriali, con Antonello Pischedda, mi occupo, e siamo agli anni 70-80, di fotografia di teatro e di Jazz. Enel, Oto Melara, Termomeccanica, cantieri navali, Sangiorgio e Snam, sono stati nel mirino delle mie macchine fotografiche per anni. Intanto il colore in fotografia diventa “popolare” ed inevitabilmente passo, non tralasciando però l’amato bianco e nero, al settore professionale della allora neonata Labocolor”.

Il sodalizio con La Nazione cominciò alla fine degli anni Settanta e avendo doti anche per la scrittura  è stato nominato corrispondente del Lavoro di Genova e successivamente del quotidiano La Repubblica. “Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1982, consigliere regionale prima e nazionale dopo, ho per un buon periodo, il privilegio di rappresentare in seno all’ordine i colleghi e i fotoreporter – proseguì nel racconto -. Nel 2007 vengo nominato Cavaliere della Repubblica. Lasciati da tempo gli incarichi di ‘rappresentanza e corrispondenze’, mi dedico alla cronaca fotografica e ora, nell’epoca dei telefonini, mi ‘avvilisco’ nel ricordare la camera oscura e nel vedere le immagini fotografiche proposte su un monitor, rimpiango gli album fotografici di una volta incapaci di raccontare bugie”.

L’ultimo saluto a Mauro Frascatore si terrà domani, 8 settembre, alle 15.30 nella chiesa di Nostra signora della Neve in Via Garibaldi alla Spezia.  Alla compagna Daniela, ai figli Marco e Alexia, alla sorella Cinzia, ai fratelli Claudio e Franco e ai colleghi de La Nazione giungano le più sentite condoglianze da parte di tutta Città della Spezia.

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