L’era dei cinghiali alla Maggiolina volge al termine. Alle 6 di questa mattina il sole si stiracchiava dietro le colline quando all’interno del parco XXV aprile, all’entrata di Via Parma, la macchina per la traslocazione degli ungulati si è messa in movimento. Le forze dell’ordine, il veterinario autorizzato alla narcosi, il dipartimento Prevenzione di Asl 5 hanno proceduto come disposto dalla riunione di Via Fazio dei giorni scorsi. Alle operazioni ha presenziato anche un veterinario della Lav. Poco dopo le 9 le operazioni si sono avviate alla conclusione, con la cattura delle due femmine e di quasi tutti i cuccioli, diventati nel corso delle settimane sempre più “adolescenti”.
Mentre gran parte della città ancora dormiva, si è aperto un nuovo capitolo sulla vicenda che da settimane ha bloccato il Parco. I gestori della giostra torneranno a lavorare una volta terminata la disinfestazione dell’area che seguirà i protocolli simili a quelli della Dengue: Asl farà la richiesta per la disinfestazione, il Comune procederà con una ditta incaricata.
Ma in questa storia non si sono fermati soltanto i lavoratori del parco, ci sono anche gli attivisti animalisti che hanno presidiato notte e giorno le recinzioni con sedie e bivacchi di fortuna. Non va dimenticato chi, erroneamente, ha sfamato gli animali oppure chi almeno una volta è passato a guardarli per la curiosità.
I preparativi per la traslocazione di stamani sono cominciati già nella giornata di ieri quando i cancelli sono stati aperti per portare all’interno alcune gabbie. E’ stata anche bagnata un’area del parco dove gli animali sono andati subito a rotolarsi.
Il presidio animalista ha osservato la situazione e all’apertura dei cancelli qualcuno si è abbracciato ed è scesa qualche lacrima. Nel complesso non ci sono stati disordini. Alle 6.50 la prima femmina era già stata raggiunta dai dardi narcotizzanti.
L’operazione si è rivelata tutt’altro che semplice: la capobranco si è messa a correre, agitatissima per non farsi prendere. I cuccioli per un po’ hanno girato in gruppo, tutti e sette assieme, ma poi si sono divisi. Tre sono stati presi poco prima delle 8, gli altri si sono ricongiunti con la capo branco che ha cercato in tutti i modi una via di uscita, ma che poco prima delle 9 è stata colpita e catturata.
Per il trattamento degli adulti è stata allestita una tenda da campo, su una delle collinette del parco, dove sono stati fatti i prelievi di sangue per verificare la presenza di peste suina ed eventuali altri patogeni.
Dopo 15 giorni fatti di ordinanze anti abbattimento, botta e risposta, liti tra fazioni e stalli messicani, cala il sipario su una strana storia spezzina, degna della penna di Gamìn.
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