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"non è mentalità ecologista: è perversione"

Un lettore: “Sul caso dei cinghiali alla Maggiolina la politica si è fatta guidare dalla minoranza rumorosa”

“Una vicenda da trafiletto di cronaca locale, un episodio curioso. Questo sarebbe dovuto essere, e sarebbe stato, fino a qualche anno fa, la grottesca storia dei cinghiali della Maggiolina.

Un “non fatto” che tuttavia, incredibilmente, nel mondo del 2022, diventa il paradigma della irredemibile condizione patologica che affligge l’opinione pubblica e la politica, italiana e, in generale, del mondo occidentale.

Il Santo Padre Francesco, ben 7 anni fa, nell’estate 2015, ha promulgato un’enciclica, per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, incardinata prima su basi scientifiche che su basi teologiche, e che segna una pietra miliare nella storia non solo della Chiesa, ma di tutto il pensiero umano. La tutela del creato, del pianeta, del clima, di tutte le forme di vita, rappresenta un tema non disgiunto, anzi, strettamente connesso, a quello della riduzione delle diseguaglianze e dell’eliminazione della povertà. È il concetto di ecologia integrale. La vita dell’uomo e degli animali è messa a rischio dalla stessa causa: la mentalità capitalista e consumista dell’occidente moderno è la radice sia dei mali dell’economia, sia dei mali del creato, casa comune; e pertanto l’impegno ambientalista non può essere disgiunto da quello per la rivendicazione dei diritti e della dignità di tutti gli uomini. Le due cose sono un tutt’uno, e l’uomo sta al centro.

La tutela dell’ambiente, dunque, acquista ancor più valore per il fatto che l’ambiente, oltre a essere cosa buona in sé, è anche la casa dell’uomo. Non è solo dottrina sociale cattolica, ma senso comune che dovrebbe essere innato in tutti gli uomini. Il fatto, quindi, che si giunga a provare più empatia per la sofferenza delle bestie che per quella dell’essere umano risponde pertanto a una mentalità malata e perversa. Siamo arrivati al punto che, in una porzione non trascurabile dell’opinione pubblica, ha suscitato più commozione la morte di un cane a Portovenere nel corso della cosiddetta piscina naturale di quella che avrebbe potuto suscitare l’affogamento di un padre di famiglia. Siamo arrivati al punto che si fanno le manifestazioni per accogliere i cinghiali, e si fanno altre manifestazioni per respingere, con odio razzista, altri esseri umani, in fuga, con la loro prole, e come i cinghiali della Maggiolina, da fame e siccità. Siamo arrivati al punto che si fanno i picchetti h24 per i cinghiali, specie, in assenza di predatori, invasiva, e flagello dell’ecosistema naturale e dell’economia delle nostre campagne, ma non li si fanno per i diritti dei lavoratori e degli ammalati.

Sostenere il diritto alla vita dei 9 cinghiali della Maggiolina, prima a discapito dell’economia del quartiere e della calma estiva di nonni e nipoti frequentatori del parco, e ora a danno della già disagiata Val di Vara, non è mentalità ecologista: è perversione, e pure ignoranza in ambito ambientale e ambientalista. Infatti, l’Ispra, massima autorità scientifica italiana in materia ha espresso un parere di merito ben preciso e circostanziato: in pratica, essendo i cinghiali stati cresciuti per oltre 15 giorni come gattini, essi sarebbero incapaci di ritornare alla vita selvatica, e costituirebbero costante minaccia alla pubblica e privata incolumità, in ragione del venir meno del loro innato timore nei confronti dell’essere umano, con la conseguenza che la scelta più confacente in senso ambientalista sarebbe stato l’abbattimento, perché purtroppo non viviamo in un mondo bellissimo e la natura ha le sue atroci leggi.

In presenza di un parere scientifico così perentorio, tuttavia, è avvenuto che la politica, anziché recepirlo così come si dovrebbe essere usi fare con le verità scientifiche, ha ripetuto l’errore commesso ai tempi del dibattito sulle vaccinazioni contro il covid19. Ieri furono i no vax, oggi i (pseudo)animalisti della Maggiolina. La politica rifiuta di esercitare il suo ruolo di guida, ma si fa guidare da una minoranza rumorosa, aggressiva e totalmente incapace di applicare ai problemi del mondo il metodo scientifico, contraddicendo il suo primo compito “guidare, non essere guidato” (A.Moro). Lo Stato, conseguentemente, viene esautorato per causa dell’incapacità della politica nella gestione delle situazioni, dalle più drammatiche (il covid19) a quelle più grottesche (i cinghiali della Maggiolina), delle sue prerogative di base, quali la tutela della salute e della sicurezza pubblica. Senza che nessun partito, da destra a sinistra, per timore di alienarsi il consenso elettorale di questi cosiddetti animalisti, avesse il coraggio e la dignità di esprimersi in favore del rispetto della posizione scientifica espressa da Ispra.

Dopo 15 giorni di follia, in cui Spezia non è diventata la barzelletta d’Italia solo in quanto ormai così periferica che neanche situazioni così ridicole possono farla balzare agli onori della cronaca, è poi avvenuto che i governanti genovesi hanno riservato alla città l’ennesima umiliazione: non si sono mossi per la sanità, neanche di fronte a ripetuti allagamenti e crolli nei padiglioni del Sant’Andrea, si muovono per un branco di cinghiali, spostando il problema dalla loro periferia (Spezia) alla periferia della periferia (la Val di Vara).

La vicenda, per concludere, va dunque ad evidenziare non solo la conclamata inadeguatezza delle amministrazioni comunale e regionale, ma illumina sinistramente la società italiana del 2022. Si deve infatti porre ulteriore riflessione sul fatto che essere ambientalista non significa commuoversi per mamma cinghiale, e darle un nome come se fosse un gattino, ma impegnarsi perché, con l’unico strumento possibile, quello della politica, venga fermato il riscaldamento globale. Essere animalista non significa bestemmiare la natura umana affermando la superiorità dei cinghiali della Maggiolina sugli umani loro cacciatori, non significa essere contro la caccia del cinghiale, ignorando oltretutto il fatto che la selvaggina è l’unica tipologia di carne a impatto ambientale zero sulle emissioni di CO2 e semplice verificarsi dell’ecosistema (pesce grosso mangia pesce piccolo). La tutela dei diritti degli animali consiste nell’impedire, sempre con lo strumento della politica, per esempio, che gli animali d’allevamento (come polli e maiali) vivano una vita di sofferenze finalizzata all’ingrasso e al macello, che nei grandi allevamenti intensivi le galline siano solo delle macchine da uova. Commuoversi per il cane morto a Portovenere, o per i cinghiali della Maggiolina, solo perché fatti sotto i nostri occhi, per poi magari lavarsi le mani di fronte alle sofferenze di tutto il resto del creato, magari anche dell’essere umano, e non utilizzare lo strumento della politica e della democrazia rappresentativa ai fini sopra elencati, non è sensibilità animalista e bontà d’animo, ma unicamente sentimentalismo indegno di un’opinione pubblica matura e capace di esplicare le proprie volontà”.

Luca Ventura

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