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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Mario Rigoni Stern e il tenente Picco

Mario Rigoni Stern e il monumento ad Alberto Picco

da un racconto di Mario Rigoni Stern, 1

Se non altro perché lo stadio di viale Fieschi gli è intitolato, non c’è Spezzino che non conosca il nome di Alberto Picco. Fu fra i fondatori nel novembre del 1911 dello Spezia Football Club, fu capitano della squadra, fu autore del
primo goal giocando punta centrale nella prima partita che le Aquile disputarono esibendosi contro la formazione di Livorno Virtus Juventusque. Era il 20 gennaio del ’12; il Nostro era diciottenne. Come tanti altri, andò via troppo presto, giovane, neanche maggiorenne, nella prima guerra mondiale quando alla testa del suo plotone di Alpini si scaglia a baionetta innestata contro un reparto di Ungheresi. C’è in ballo il possesso di un posto importante, il Monte Nero, vetta che sovrasta Caporetto e dall’alto guarda l’Isonzo. Per questo atto Re Vittorio Emanuele III con un motu proprio lo insignisce della medaglia d’argento al valor militare. Ora riposa a Torino nel Cimitero monumentale.

Ritrovo Alberto Picco ne “Le stagioni di Giacomo”, un libro di Mario Rigoni Stern del 1995. Rigoni Stern è un autore di cui apprezzo la prosa: poco appariscente, mai un aggettivo o un avverbio di troppo, ma non si resta indifferenti alla costruzione narrativa che è dietro. Le sue parole scorrono via come l’acqua del mare sulle mani, ma come l’acqua del mare lascia il salino addosso, così di quella scrittura piana e discorsiva resta un pathos che suggestiona per le emozioni che solleva e i pensieri che suscita. Rigoni Stern narra la sua terra, i fiori le piante gli animali che la popolano; racconta la sua gente, quella dei Sette Comuni nell’altopiano di Asiago. Razza avvezza a vita dura in cui anche la gassosa è frivolezza superflua, sono tutti amici che si chiamano e si citano per nome accompagnato al patronimico o a una particolarità del fisico o al luogo dove abitano. È gente semplice ma che ha il gusto di tramandarsi la propria storia passandola da una generazione alla successiva che la dica a quella che deve ancora venire perché anche dalla storia ricavano le fondamenta per essere comunità coesa.

Così nasce l’epica, l’insegna Omero. I “Sette Comuni” furono sconvolti dalla guerra del 15-18. Rigoni Stern nacque dopo, fece la seconda in Russia, ma dei fatti della prima sapeva ogni cosa perché i vecchi gliela dicevano. In uno di questi racconti presso il camino, ecco il fatto del Tenente Pico e degli alpini del battaglione Exiles che assaltano alla baionetta Monte Nero (pag. 27 in un’edizione del ’96). C’è un evidente refuso ma è bello vedere che Alberto Picco non ha fama solo fra gli aquilotti. Ma quale grande lezione è la conservazione della memoria!

continua

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