Associazione culturale mediterraneo

Pagano a Framura per “1922-2022 Le origini del fascismo e dell’antifascismo. Il caso spezzino”

1922-2022. Cento anni dopo, l’incontro a Framura con Giorgio Pagano sul tema “Le origini del fascismo e dell’antifascismo” – organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Comune di Framura per mercoledì 3 agosto alle ore 21,30 in località Costa, piazza della Chiesa – si propone di ripercorrere le vicende che condussero all’avvento del fascismo. Pagano sarà introdotto da Andrea Da Passano, sindaco di Framura.

Il 1922 conclude il “biennio nero” (1921-1922), il periodo storico che segue il “biennio rosso” (1919-1920) nel quale, dopo la fine della tragedia della Prima guerra mondiale, si era assistito a una forte escalation delle agitazioni operaie e contadine con un’espansione notevole delle organizzazioni popolari e di sinistra sostenitrici di una svolta rivoluzionaria nel Paese sull’esempio della rivoluzione russa del 1917. A questo variegato fronte operaio e contadino e alle agitazioni sindacali si contrappose un altrettanto variegato fronte di forze liberali, nazionaliste e conservatrici tra le quali emerse dirompente il movimento dei fasci di combattimento fon­dato da Mussolini a Milano nel 1919. Forte della sua rapida affermazione, il fascismo partecipò alle elezioni del 1921 nei Blocchi nazionali, patrocinati da Giovanni Giolitti, conquistando 35 seggi. Il vecchio statista liberale pensava di porre fine allo squadrismo “parlamentarizzando” il fascismo ma, dopo il successo elettorale, Mussolini recuperò libertà di azione, mentre continuarono le violenze degli squadristi contro anarchici, socialisti, comunisti, repubblicani, popolari ed esponenti parlamentari.

Il fascismo fu artefice di una violenta offensiva antiproletaria condotta da squadre armate organizzate militarmente (squadrismo) che nel giro di pochi mesi distrussero gran parte delle organizzazioni proletarie nelle province della Valle Padana, del Piemonte, Lombardia, Liguria e Toscana, dove le leghe “rosse” erano giunte a esercitare un’influenza notevole sulla vita politica ed economica.

Nel 1922, con oltre 200.000 iscritti, un esercito privato, associazioni femminili e giovanili, sindacati con circa mezzo milione di aderenti, il PNF era la più forte organizzazione del Paese. Esso esercitava un dominio incon­trastato in gran parte dell’Italia settentrionale e centrale, operando come un vero e proprio “antistato”. Ciò poté accadere anche perché il fascismo beneficiò in quel biennio del sostegno di buona parte della borghesia imprenditoriale industriale e agricola, nonché di ampi settori dell’apparato dello Stato (magistratura, carabinieri, polizia, esercito) che ne agevola­rono l’affermazione. Nell’ottobre del 1922 il fascismo dette la spallata decisiva organizzando la “marcia su Roma” (28 ottobre). Le squadre di fascisti armati furono l’arma di pressione e di ricatto sul governo e sul re per indurli a cedere il potere imponendo al Paese un ministero guidato da Mussolini.

La “rivoluzione fascista” si compiva così con l’assenso e il suggello dei poteri costituiti. Le forze della rivoluzione italiana scontarono la loro immaturità e i loro errori con una sconfitta di conseguenze gravissime.

L’incontro a Framura si soffermerà anche sul “caso spezzino”, che si caratterizzò per il forte sostegno al fascismo da parte di ampi settori della borghesia industriale, della Marina Militare e degli apparati dello Stato, mentre le forze della rivoluzione si basavano essenzialmente su una forte classe operaia, con una diffusa coscienza di sé e del proprio ruolo, e su sindacati e partiti che non rispecchiavano però quella maturazione.

Il “caso spezzino” registrò inoltre alcuni ultimi disperati combattimenti di retroguardia – a Sarzana nel 1921, alla Serra nel 1922 – con cui veniva salvato l’onore proletario e si ponevano le premesse per la lunga lotta antifascista che seguì.

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