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Formazione e lavoro, Cisita “entra” nelle scuole. Bucchioni: “Dobbiamo avvicinare gli studenti alle aziende”

Riccardo Papa e Giorgia Bucchioni

Formazione e lavoro, due universi che sono stati percepiti come paralleli per troppi anni. Da qualche tempo la convinzione che siano due facce della stessa medaglia si manifesta con il moltiplicarsi di corsi gratuiti, al termine dei quali è facile pensare di poter essere assunti dalle aziende del territorio.
Opportunità variegate, che fanno luccicare gli occhi a chi ha dovuto sudare sette camice per firmare il primo contratto e a quegli imprenditori che hanno sempre dovuto formare in azienda le nuove leve. Oggi però le cose stanno andando in maniera contorta e troppo spesso i bandi per la partecipazione ai corsi non hanno quel seguito che ci si aspetterebbe, vista la qualità e le opportunità offerte. E le aziende si trovano senza personale debitamente formato da poter assumere. Accade nel turismo, dove mancano cuochi e camerieri, nella sanità (per questioni legate all’accesso al mondo accademico) e anche nel manifatturiero.

Ne sanno qualcosa al Cisita, l’agenzia di formazione di Confindustria che opera dal 1979, una data che conferma ancora una volta il pionierismo del sistema economico spezzino nella seconda metà del XX secolo.

Le proposte formative di Cisita sono molteplici ed integrate a quelle offerte dalla Fondazione Its, di cui Cisita è socio fondatore e promotore di alcune proposte didattiche. Le aree dei corsi sono quelle proprie dell’economia del territorio, con l’idea di affiancare il nostro sistema educativo ai sistemi produttivi locali, al fine di sostenerne lo sviluppo con adeguate proposte formative: tali proposte/progetti sono costruite per far acquisire ai giovani quelle competenze necessarie allo sviluppo delle imprese e con esse contribuire ad una crescita complessiva del “benessere” del territorio. Si va dal marketing e internazionalizzazione, alla logistica, dalla meccatronica a figure più operative per la nautica e la navalmeccanica, ambiti che di certo non possono essere considerati senza prospettive di crescita. Ma tant’è.

Anche i corsi proposti per conto di Sanlorenzo Academy, azienda leader mondiale della nautica, hanno faticato ad imporsi, nonostante a proporli, con ottime opportunità di assunzione, sia una delle aziende che maggiormente si distinguono sulla cresta dell’onda della cantieristica nautica. Il bando è aperto e, dopo un inizio in sordina, oggi sono molte le richieste di informazioni e la convinzione è che molte si possano tramutare in iscrizioni.

I problemi contro i quali si scontrano il mondo della formazione e quello del lavoro derivano da più fattori, fra i quali, il differente approccio dei giovani all’occupazione e, di fatto, alla vita. “I ragazzi cercano un lavoro confacente alle loro necessità. Quasi mai subito dopo la fine degli studi, cercano lavori part-time, che concedano la possibilità di avere tempo libero. Molto spesso non hanno l’orientamento necessario né il supporto decisivo. C’è anche chi punta a mantenere il reddito di cittadinanza e chi non ha fretta di trovare un lavoro perché già pensa che tanto non arriverà mai alla pensione…”. È un quadro piuttosto drammatico, quello che tracciano riguardo al rapporto tra nuove generazioni e lavoro Giorgia Bucchioni, presidente di Cisita, e Riccardo Papa, direttore dell’ente.

Le cose vanno meglio nei percorsi triennali IeFP rivolti ai giovani in uscita dalla scuola media ed impostati sulle professioni dell’economia territoriale: meccanica, informatica, lavorazione legno per la nautica, servizi d’impresa: qui le iscrizioni sono numerose e la risposta dei ragazzi e delle loro famiglie è molto positiva. Inoltre, numerose sono le richieste di inserimento da altri percorsi di studi, tecnici e professionali.

“Chi fuori, nel mondo della scuola spesso si sente perso, nelle nostre aule si sente importante, ha fiducia. Abbiamo una squadra polifunzionale che segue da vicino la persona e i suoi bisogni coniugando la parte teorico-didattica a quella delle esperienze di laboratorio e di stage. Svolgiamo un lavoro di équipe e di qualità a vantaggio degli studenti, ma anche delle aziende, perché chi conclude il triennio non abbia poi problemi a trovare lavoro; in questa logica didattica, costruita sulle caratteristiche degli utenti, abbiamo anche lo psicologo che interviene su richiesta dello studente e/o della sua famiglia per seguire l’iter evolutivo e le eventuali necessità di rinforzo dei giovani studenti. Una scuola che segue l’allievo a 360°”, spiegano Bucchioni e Papa.

A dimostrare la buona riuscita del lavoro formativo, che nella maggior parte dei casi dopo i tre anni per la qualifica professionale vede la presenza di una quarta annualità duale (tra scuola e lavoro in azienda) che porta al diploma, c’è la percentuale di assunti al termine dei percorsi di formazione, pari al 90 per cento. Difficile, fisiologicamente, fare di meglio.

Altro ambito nel quale Cisita opera con successo è quello della formazione degli occupati, che consta di circa tremila corsisti all’anno, con l’aggiunta di una fetta di dipendenti da ricollocare. È in questo contesto che si sviluppa un percorso virtuoso che parte dalle esigenze delle imprese per creare un’offerta formativa che vada incontro al fabbisogno e alle aspirazioni dei ragazzi. Cisita non può che essere una scuola intrecciata con i bisogni del sistema.

Le difficoltà tuttavia non mancano e riguardano soprattutto i corsi annuali post diploma, fascia nella quale fioccano proposte di svariata tipologia.
Fatichiamo nel trovare giovani “adeguati”, con solide basi conoscitive, sulle quali sviluppare competenze specifiche in comparti economici che stanno assumendo sempre più importanza. Anche quando i corsi sono realizzati con brand come Sanlorenzo, Leonardo e Isselnord (Fincantieri company), con garanzie di assunzione per il 60 per cento dei partecipanti…”, conferma Papa.

C’è scollamento tra le tempistiche post Covid, che richiedono specializzazione e apprendimento sempre più rapidi, e i tempi della formazione scolastica: i ragazzi hanno diverse incertezze su che cosa è richiesto loro e che cosa propone il mercato del lavoro. Per questo – aggiunge Giorgia Bucchioni – abbiamo pensato che sia necessario mettere in contatto il mondo del lavoro e i ragazzi già dal primo anno delle scuole superiori, accompagnandoli insieme al corpo insegnanti e alle stesse aziende. Così facendo potranno arrivare alla fine del loro percorso scolastico avendo un’idea più chiara della situazione e potendosi così orientare meglio”. Rimane presente, però, l’esigenza di assunzioni immediate da parte delle imprese ed è questo vulnus nella corrispondenza delle tempistiche che Bucchioni vuole colmare al più presto.

“Per questa ragione abbiamo deciso insieme a Confindustria di mettere in pratica questo sistema già dal primo anno degli istituti tecnici e professionali che più hanno legami con il comparto navale, meccanico e tecnologico. Le famiglie indirizzano spesso i figli verso licei e università, senza tenere conto delle reali attitudini e aspirazioni dei ragazzi e del contesto nel quale vivono. Credo che questo sia un approccio da cambiare al più presto. Ora, con la riforma degli Its (Istituti tecnici superiori) questo appare un po’ più semplice, ma bisogna ancora evidenziare che non si tratta di formazione di serie B – specifica la presidente – ma anzi di un percorso che fornisce specializzazioni assai varie, spesso ben retribuite e che portano a operare in aziende che sono il fiore all’occhiello del made in Italy nel loro settore”.

Non dimentichiamo che siamo all’inizio del settennato del Fondo sociale europeo e che abbiamo avviato un’interlocuzione con la Regione per poter impostare questi percorsi che si intrecciano con la carriera scolastica, così da far conoscere le imprese agli studenti e fare percorsi trasversali per le competenze e l’orientamento (Ptco) che siano davvero efficaci.

La speranza è che così facendo, nel giro di cinque anni, si assista a un aumento delle iscrizioni ai corsi, che ricordiamo sono sempre gratuiti e propedeutici all’assunzione.

Il cammino, però, appare tortuoso. “Negli istituti tecnici e professionali cittadini, all’inizio di ogni anno scolastico – fa notare Papa – ci sono pochissime classi prime a indirizzo tecnico e professionale. Sono pochi gli studenti che si iscrivono alle scuole superiori con l’intenzione di cercare subito dopo un’occupazione. Dobbiamo creare le condizioni per allargare il bacino dei potenziali studenti che si iscrivono ai professionali ed ai tecnici, questi, diverranno poi la spina dorsale tecnica e “competente” di cui hanno bisogno le nostre imprese. Non è più come prima…”.

E il cambiamento non è stato in positivo, soprattutto se si considera il sistema economico internazionale, dove l’asticella delle competenze si alza continuamente. La concorrenza non è più limitata al territorio, ma è globalizzata. Ancora Bucchioni: “Il nostro sistema produttivo è chiamato a tendere sempre al massimo, e noi siamo qua per dare il massimo alle imprese“.

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