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Pagano e Basile si confrontano sul Sessantotto a Ceparana

1968 1969 sessantotto

Giorgio Pagano, autore di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, e Luca Basile, storico del pensiero politico, docente all’Università di Bari, si sono confrontati a Ceparana, ospiti della rassegna “Libri al chiaro di luna”, sul Sessantotto. Per Basile il libro di Pagano è “importante e affascinante”, perché “dalla storia delle vicende di un territorio arriva all’analisi di un movimento storico su scala globale”. Basile ha aggiunto di condividere la tesi di fondo del libro: “il Sessantotto fu una forte domanda morale di democrazia, di partecipazione, di autogoverno, che investì le istituzioni, la scuola, la vita privata, e chiedeva, in forme nuove, l’inveramento della Costituzione”, ma che non trovò “una risposta all’altezza da parte delle forze politiche” ed ebbe perciò “breve vita, fino al Maggio francese o poco oltre”, anche se la spinta proseguì per una parte degli anni Settanta, fino alla sconfitta del compromesso storico e all’uccisione di Moro. Tuttavia molte istanze del Sessantotto, ha proseguito, ci parlano ancora, in primo luogo “la domanda di un sapere che non sia dominio separato dalla vita”, un grande tema che da allora è stato eluso.

Pagano si è soffermato sulla sua metodologia di storico: “cerco di trovare le idee nei comportamenti delle persone, parto dalle dinamiche individuali… così come non ho scritto libri sulla moralità della Resistenza ma sulla moralità che le persone espressero nella Resistenza, allo stesso modo non ho scritto un libro sulla lotta morale del Sessantotto ma sulle tante lotte morali degli studenti, degli operai, delle ragazze di allora”. Nei momenti vitali della storia, come la Resistenza e il Sessantotto, secondo Pagano “alla radice c’è sempre una scelta morale, un’aspirazione all’autodeterminazione individuale dentro un contesto comunitario, un’aspirazione che io chiamo fratellanza”. Le ribellioni sono momenti vissuti intensamente, in cui “le donne e gli uomini esprimono energie, passioni, affetti e sentimenti in misura ben maggiore degli standard emotivi della vita quotidiana”. Ma non sono solo “momenti gioiosi ed eccitanti”, perché “possono rimanere invischiate nelle loro contraddizioni e mescolarsi perfino all’odio”. Il Sessantotto “fu la festa dell’incontro e della scoperta dell’altro nello spazio senza barriere dell’assemblea, fu un movimento nonviolento e pacifista”, che non seppe però, nel suo sviluppo, “difendersi da una deriva estremista, anche violenta”. Le prime manifestazioni furono “all’insegna del gioco e della provocazione verbale, happening, resistenza passiva”. In tempi relativamente brevi “la violenza guadagnò una legittimazione anche tra quelli che non la praticavano: mentre all’inizio era l’eccezione, poi l’eccezione fu la nonviolenza”. “Uno scacco”, ha concluso Pagano, “su cui indagare ancora”.

Questi i prossimi appuntamenti con “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”: venerdì 29 luglio alle ore 21 a Carrara (giardino di Palazzo Binelli, via Verdi 7); sabato 30 luglio alle ore 21 a Montaretto di Bonassola (Casa del Popolo).

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