“Prevenzione e lotta concreta all’omofobia, alla transfobia, alla misoginia e al patriarcato: questi i temi affrontati dalla mozione che abbiamo depositato in vista del prossimo consiglio comunale di Santo Stefano Magra. L’obiettivo é quello di potenziare il percorso avviato da anni per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della transfobia e dell’odio in senso assoluto, partecipando a RE.A.DY Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere e a promuovere un dialogo e un confronto con le associazioni LGBTQI+ del territorio, incrementando al contempo le iniziative di sensibilizzazione, di formazione nelle scuole, nella pubblica amministrazione, nei luoghi di lavoro con specifici programmi di intervento e supporto di esperti, verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofoba, transfobica e patriarcale promuovendo atteggiamenti a sostegno della capacità d’analisi, nonché spirito critico contro ogni forma di violenza e di discriminazione sessuale, porgendo particolare accoglienza e sensibilità a tali tematiche, nell’ottica della programmazione delle politiche culturali, educative e sociali, così da includerle nella programmazione e nel ventaglio della proposta culturale permettendo l’incontro tra le differenze (teatro, presentazione di libri etc.)”. Così le consigliere Eva Battistini e Roberta Parisi presentano la mozione che hanno depositato.
“Inoltre, facendo nostra la proposta lanciata a tutti i comuni italiani dal Partito Gay – proseguono le esponenti della maggioranza consiliare santostefanese -, viene richiesto l’impegno di introdurre, tramite specifico provvedimento, il divieto assoluto su tutto il territorio comunale di Santo Stefano, ivi comprese piattaforme online e profili attinenti il territorio, di avviare azioni di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio etnico o razziale, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale o sulla disabilità. In questo senso viene richiesto di vietare anche la formazione di ogni tipo di organizzazione, associazione, movimento o gruppo. In caso di inosservanza di tale divieto e salvo che il fatto non costituisca già grave reato, si richiede la previsione di un ammenda di 500 euro”.