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Formazione e trasporto su ferro restano capisaldi

Il porto tra presente e futuro, Bucchioni: “Oggi lo strapotere delle compagnie, domani la sfida dell’automazione”

Giorgio Bucchioni

Basterebbe la sola esperienza di oltre 50 anni alla guida dell’Agenzia marittima Lardon & C. per fare di Giorgio Bucchioni una delle voci più autorevoli della portualità spezzina. Ma al mezzo secolo di attività nel settore si uniscono i mandati da presidente dell’Autorità portuale e di Confindustria, oltre agli incarichi a ripetizione di rappresentante degli agenti marittimi spezzini.
E di recente Bucchioni è stato confermato presidente del Propeller club dei porti della Spezia e di Marina di Carrara.
“Sono presidente del Propeller club dal 2008, quindi sono 14 anni continuativi. Nell’avvicinarmi al rinnovo delle cariche ho ritenuto fosse giunta l’ora di lasciare il testimone, anche se l’attività di presidente del Propeller mi ha consentito di conoscete tante persone e problematiche che di solito non si affrontano nella specificità del lavoro. Avevo chiesto una ventina di giorni prima dell’assemblea che si candidasse qualcun altro, ma alla fine hanno fatto un po’ tutti i pesci in barile e all’ultimo è stato fatto nuovamente il mio nome, accolto da un applauso. A quel punto non ho potuto che accettare ancora il ruolo di presidente, ma ho chiesto che si vada a individuare una figura per la successione nel giro di sei mesi. Tengo molto al Propeller club, ma servono forze fresche”.

Come valuta il momento politico nazionale?
“Draghi è uomo che garantisce la credibilità del Paese. Andando via lui c’è il forte rischio che si perdano le risorse di alcune tranche del Pnrr. Vedremo chi verrà dopo di lui e cosa farà, in caso contrario se ne assumerà la responsabilità”.

Come stanno cambiando portualità e logistica dopo la pandemia?
“La pandemia ha messo maggiormente in luce criticità che si stavano già manifestando nel settore e ha messo a nudo i problemi della globalizzazione. Le grandi compagnie sono riuscite un po’ per virtù un po’ per il Covid a sviluppare aumenti dei noli, tanto che alcune guadagnano 2 miliardi di dollari al mese. Questo ha creato un forte squilibrio nella catena logistica e nel cluster marittimo, dove era già emerso prima che ci fosse un soggetto più forte degli altri. Ora è tanto evidente che le compagnie di navigazione comprano tutto, tutta la catena, dai terminal ai trasporti. Questo crea grossi squilibri. Nessuno oggi può contrastare lo strapotere delle compagnie, nessuno ha la capacità finanziaria per farlo. Il conflitto più acceso è tra compagnie e terminalisti: prima c’erano equilibri dovuti alle diverse aree di competenza, ora gli armatori vogliono fare tutto”.

Quanto è necessaria la formazione post studi per accedere alle attività portuali e logistiche?
“Moltissimo e noi siamo stati gli antesignani in questo campo. Quando Ravano convinse la città a lasciarlo investire nel terminal Lsct, uno dei capisaldi era che La Spezia avrebbe pensato alla formazione dei gruisti. Confindustria, tramite il Cisita prese 20 persone e le portò ad Amburgo, per imparare il mestiere. Questa attività grazie all’intuito di Piergino Scardigli proseguì con la Scuola nazionale trasporti e logistica, che tuttora oggi svolge questa funzione, mentre Cisita ha concentrato i suoi sforzi nel comparto industriale”.

Quanto saranno importanti la transizione energetica e digitale per il porto del futuro?
“Nel futuro assisteremo a due processi fondamentali: la digitalizzazione, con cui tutto viaggerà in maniera digitale, e l’automazione, che è più pericolosa perché limita l’occupazione. Se con una console si può governare una gru nei porti occorrerà meno forza lavoro, ma al contempo dovrà aumentare l’occupazione specializzata in informatica. La merce si dovrà comunque muovere e servirà un trasporto con impatto ambientale minore possibile. Per questo lo spostamento delle merci su ferro è fondamentale. Il porto della Spezia arriverà a 2 milioni di Teus e metà di questi saranno movimentati a mezzo ferrovia. E’ un quantitativo possibile: ricordo che Messina all’inizio degli anni ‘80 arrivò a trasportare su ferro anche il 70 per cento dei container che transitavano per il terminal spezzino”.

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