Un’altra missiva interessante che Capellini invia alla Spezia è un dispaccio spedito da Bologna il 26 agosto 1884 che Il Lavoro pubblica sulla copia del 23 agosto. Attenzione alle date. In quei giorni la Spezia vive in un’afa incredibile un’attesa spasmodica per il possibile arrivo del colera.
Giovedì 21 si scatena un temporale che rinfresca l’aria. Si pensa che questo allontani il contagio e invece la tempesta rimescola le acque interne portando a galla i germi giacenti sul fondo del grande reticolo idrico spezzino. Il 22 inizia il colera: 23 morti, 41 il dì seguente e via andare.
La stampa annunzia l’arrivo del contagio, comincia la raccolta fondi per i meno abbienti e si dà notizia con due giorni d’anticipo del contributo di Capellini. È una contraddizione, come può essere successa?
Escludendo l’ipotesi di un refuso, preferisco ipotizzare che lo scienziato abbia annunziato il suo prossimo contributo e che il giornale, venutone a conoscenza, diffonde subito per pubblicizzare la grande colletta, un crowfunding quanto mai necessaria dato che la situazione si annunciava davvero grave con pesanti ripercussioni sul sistema produttivo e l’inevitabile ricaduta negativa sulle spalle soprattutto dei più deboli. Si usa l’iniziativa di Capellini come strumento di persuasione. Non a caso l’articolo s’intitola Scienza e Nobiltà di cuore: servivano quattrini e bisognava sfruttare ogni arma a disposizione per fare cassa.
Inoltre, al di là delle date vanno sottolineate alcune cose.
Innanzitutto, la preoccupazione di Capellini. Da anni insegna all’Università di Bologna ma è ferreo il cordone ombelicale che lo lega alla Spezia le cui cose segue con attenzione. Appena apprende dalla stampa nazionale dell’inizio del colera alla Spezia, s’affretta a fare la sua parte dimostrando una sensibilità non comune. Manda i soldi attraverso il dottor Oldoini, un medico in primissima linea nella lotta al contagio. Cugino del Marchese Filippo padre della Contessa di Castiglione, arriverà a essere Direttore Sanitario del comprensorio spezzino.
Poi, chi è il Presidente cui è inviata la missiva?
Del titolo si potevano fregiare in due.
Il Marchese Giobatta De Nobili era Presidente del Consiglio dell’Ospedale ma subito si reca a Montecatini per cure mediche abbandonando il suo posto di comando.
L’altro Presidente è il sarto Leopoldo Tagliagambe. Presiede il Comitato di Salute Pubblica che si è subito formato ed è a lui che ritengo essere indirizzato il dispaccio spedito a un Presidente di cui non si dice il nome.
Capellini certo conosceva De Nobili Marchese ma non è certo che sapesse di Tagliagambe sarto.
(Continua…)