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"caduta governo è stato tradimento paese"

Orlando: “Alle elezioni con un’agenda socialista, questa la campagna più importante della storia repubblicana”

Il ministro alla Festa de l'Unità del Limone: "Impraticabile la possibilità di un'alleanza politica con il Movimento cinque stelle, ma prima di dire con chi stiamo dobbiamo dire cosa vogliamo fare". E su Giorgia Meloni: "Rappresenta una destra con modelli inquietanti".

Il ministro Orlando alla Festa de L'Unità del Limone. Al suo fianco, il segretario provinciale Pd Iacopo Montefiori

“Andiamo a votare quando invece l’Italia avrebbe bisogno di un governo. Non necessariamente di questo, ma di un governo, perché nei prossimi mesi si determinerà il prezzo del gas a livello europeo, si giocheranno partite geopolitiche essenziali, ma l’Italia almeno fino a ottobre non avrà un governo in carica e questo mette il Paese nelle condizioni peggiori. E ciò è accaduto perché alcune forze politiche hanno fatto calcoli esclusivamente di parte”. Così ieri sera ha esordito Festa de l’Unità del Limone il ministro Andrea Orlando, membro di un governo Draghi, com’è noto, fresco di fine corsa; fra due mesi, il 25 settembre, il voto anticipato. “E’ evidente – ha continuato – che la scelta del Movimento cinque stelle di porre il tema della possibilità della crisi e non votare la fiducia al Senato ha dato un’opportunità alla destra, che l’ha colta. I Cinque stelle hanno giocato con il fuoco e l’incendio è divampato perché Berlusconi e Salvini ci hanno buttato sopra la benzina. E’ stato un tradimento del Paese, poi parleranno di patriottismo, ma è stato un tradimento. Una vergogna aver messo l’Italia nella condizione di non avere un governo nel momento di più grande difficoltà della storia recente”.

“Alle elezioni – ha proseguito l’esponente Pd spezzino, introdotto dal segretario provinciale Iacopo Montefiori – non affronteremo una destra come quella delle altre volte, ma una destra il cui capo è Giorgia Meloni – in ossequio alla quale è stata fatta la scelta di andare al voto -, una destra molto vicina a posizioni fasciste. Ed è ragionevole pensare, e preoccuparsene, che, in caso di vittoria, questa destra riprenderebbe una piega che il governo Draghi ha in qualche modo fermato: una piega fortemente anti europea, nel momento in cui abbiamo più bisogno dell’Europa, in cui dobbiamo gestire il Pnrr. Una destra che ci riporterebbe più vicini a Paesi dai quali ci eravamo allontanati con la nascita del secondo governo Conte, come Polonia e Ungheria, paesi che hanno apertamente avversato il processo di integrazione europea, e in alcuni casi l’Ungheria ha anche strizzato esplicitamente l’occhio a Putin”.

 

Il ministro Andrea Orlando alla Festa de L'Unità del Limone

 

“Intanto – ha aggiunto il ministro del Lavoro – nel Paese cresce la preoccupazione, per una ragione chiara e semplice: l’inflazione all’8 per cento, cioè un mese in meno di stipendio o pensione. Avremo una crescita esponenziale delle diseguaglianze, perciò avevamo scongiurato il Movimento cinque stelle di non fare la scelta che ha fatto; invece, in nome di una gallina che un domani non si sa se arriverà, abbiamo buttato via un uovo. In questi mesi infatti lavorando insieme avevamo conquistato la possibilità di aprire un tavolo con le forze sociali che avrebbe dovuto affrontare la riduzione del cuneo fiscale, la fissazione di un salario minimo e la definizione di meccanismi che stimolassero il rinnovo dei contratti. In più, e non è stato una passeggiata in un governo con Forza Italia e Lega, eravamo riusciti a far dire a Draghi, al tavolo con i sindacati, che avremmo affrontato anche il tema della precarietà. Ecco, tutto questo è stato buttato via. Io non uso mai termini ultimativi e perentori, ma francamente quanto accaduto rende impraticabile la possibilità di un’alleanza politica con il Movimento cinque stelle; penso che questo sia un dato da cui dobbiamo partire, per un principio di realtà. Ma non dobbiamo rischiare di aprire una discussione incominciando a dire con chi stai, con questo sì, con questo no. Dobbiamo invece prima di tutto dire cosa vogliamo fare, e dobbiamo dirlo in funzione delle sfide che abbiamo di fronte”. A questo proposito Orlando ha parlato di “un programma che deve saper parlare a quella larghissima platea di elettori che non vanno più a votare, di lavoratori, di precari, di giovani, di donne, di disoccupati. Un’agenda di ispirazione sociale; anzi, con parole più chiare: socialista“, che parli di “salario minimo, precarietà, costo dell’energia, condizioni di lavoro, cambiamento climatico e transizione ecologica, scuola, sanità, stipendi, pensioni. Queste sono le vere questioni, prima ancora di discutere di alleanze, di dire sto con Renzi, sto con Calenda: ci sto se ci sono le condizioni programmatiche, invece se si continua a raccontare che il problema di questo paese è il reddito di cittadinanza e non ci si rende conto che invece è la crescita delle diseguaglianze, non si possono fare accordi; non si può pensare si possano fare accordi con chi demonizza i poveri, che fanno diventare i poveri un bersaglio: io voglio stare con tutti quelli che si pongono il tema della lotta alle diseguaglianze sociali, un tema che deve essere la bandiera del Pd. E dobbiamo anche dire dove vanno prese le risorse per fare le cose: andremo a prenderle, con la leva della redistribuzione, da chi in queste crisi ha fatto i soldi, dai player energetici, dalla farmaceutica, dalla logistica, dalle piattaforme digitali”.

“Giorgia Meloni – ha continuato Orlando – rappresenta una destra con modelli inquietanti, una destra che non si vuole limitare solamente a fare una politica diversa dalla nostra, ma vuole mettere in discussione a Costituzione, l’equilibrio tra i poteri. Ma non vinceremo partendo da qui, spiegando chi è Giorgia Meloni – e lo dovremmo fare -, bensì vinceremo se sapremo dare risposte ai problemi economici e sociali, perché a chi è in difficoltà, a chi ha perso tutto, ha chi vive la precarietà, se gli cominci a parlare della Costituzione, non ti sta neanche a sentire: gli devi dire come lo tiri fuori dalla situazione nella quale si trova”. Concludendo: “Dobbiamo chiamare a raccolta tante persone che in questi anni si sono allontanate, magari si sono sentite tradite, hanno pensato che non abbiamo interpretato bene il nostro ruolo, e forse hanno anche delle ragioni. Ma dobbiamo dire loro che questa è la battaglia più importante, questa è la campagna elettorale più importante della storia della Repubblica italiana. Chiediamo quindi di darci una mano, di parlare con le persone, di riportarle a votare. No alla rassegnazione: se si recupera solo un 10 per cento del non voto – certo, è un lavoro enorme – gli attuali sondaggi possiamo anche buttarli. Perciò – si è rivolto alla platea, ai militanti – abbiamo bisogno di voi, per portare avanti una battaglia, va detto con più chiarezza rispetto al passato, contro le diseguaglianze sociali e per un Paese libero, giusto e saldamente ancorato all’Europa”.

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