A Moonland mancava un po’ di rap e ieri sera ci ha pensato Fabri Fibra a portare sul palco del festival di piazza Matteotti oltre vent’anni di storia del genere in Italia. Dalla sua provincia, Senigallia, da dove era partito a inizio millennio, a quella dove fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile trovare oltre 2.500 persone per un concerto con microfono e dj. I tempi però sono cambiati e lo ha dimostrato il pubblico che a Sarzana ha applaudito e acclamato con cori da stadio Fibra (accompagnato da un altro veterano come Dj Double S), seguendolo a tempo con le mani e nelle rime che hanno scandito un’esibizione che lo ha visto pescare dai suoi dieci album e anche oltre, con “Yoshi” da Machete Mixtape 4 e soprattutto “Verso altri lidi” dal progetto d’esordio Uomini di mare. Molti, ovviamente, gli estratti dal recentissimo “Caos” che ha segnato il suo ritorno dopo cinque anni di silenzio, un album zeppo di featuring compreso quello di Maurizio Carucci degli Ex-Otago, salito a sorpresa sul palco per cantare “Stelle”. Brano molto più pop come nello stile di Fibra che nel tempo ha saputo sconfinare agilmente dal perimetro spesso molto rigido del rap, come nel caso di “Pamplona” o dell’attesissima “Stavo pensando a te”. Immancabili i pezzi che lo hanno consacrato: da “Fenomeno” a “Tranne te”, così come l’ultimo singolo “Propaganda” realizzato in coppia con Colapesce e Dimartino (protagonisti un anno fa nella manifestazione sarzanese), che ha già superato i 17 milioni di streaming. Numeri che oggi sono parte integrante dell’industria del rap ma che non avevano alcun peso quando nel 2002 Fibra fece uscire “Dalla A alla Z”: “Venti anni fa quando ho scritto questo pezzo – ha detto prima di chiudere e salutare – non c’era un pubblico, non c’erano neanche i concerti rap, quindi non l’ho mai fatto live. Non immaginate la soddisfazione per me di venire qui oggi e farla per voi”. Un esercizio di stile per confermare che passano gli anni ma l’attitudine resta la stessa, indipendentemente dal successo e dagli applausi.
(foto di Nicola Giannotti)