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L'accordo

Estate, tempo di sagre. Confcommercio e Unpli mettono in guardia e invitano a preferire quelle “vere”

Dopo lo stop di due anni anche le sagre sono ritornate a dare il segnale di un lento ritorno verso la normalità. Una condizione fragile – come mostrano i dati dei contagi in nuovo aumento – che potrebbe durare giusto il tempo della bella stagione. Nell’enorme voglia di ritornare alle vecchie abitudini bisogna però mantenere gli occhi bene aperti e fare una distinzione precisa tra le sagre che promuovono e tutelano prodotti e piatti realmente territoriali e quelle che invece sono occasioni per fare una cena all’aria aperta, seduti su una panca e senza alcun legame con la tradizione.

Si rinnova a tal proposito l’accordo tra Confcommercio e Unpli, l’unione nazionale delle Pro Loco d’Italia. Il protocollo d’intesa mette nero su bianco i requisiti e le regole che le sagre devono rispettare anche al fine di far convivere meglio queste manifestazioni con le attività dei ristoranti del territorio. Obiettivo dell’accordo, che nasce nel 2010, quello di trovare il giusto equilibrio tra commercio e appuntamenti della gastronomia tradizionali, che devono essere organizzati nel rispetto di normative che esistono ma che troppo spesso vengono ignorate.
“Negli ultimi anni si è registrato un incremento notevole di appuntamenti con le sagre paesane organizzate da gruppi e associazioni prive dei requisiti minimi – ha detto Giorgio Antognoli, presidente Unpli -. Un esempio? Nello statuto di un’associazione deve essere prevista la possibilità di organizzare una sagra. Purtroppo accade talvolta che queste feste paesane vengano organizzate anche qualora lo statuto sia privo di questa opportunità. Si sono in oltre verificati casi in cui un prodotto non tipico venisse spacciato per specialità. Le sagre devono essere rappresentative di tradizioni alimentari del territorio. Diverso è qualora nell’entroterra venga organizzata una sagra dell’acciuga o in un luogo di mare la sagra del fungo. Questo non va bene”.

Una cosa è la sagra, un’altra, come detto, la ristorazione a cielo aperto. Tra le regole l’impossibilità che l’organizzazione di un evento di questo tipo venga affidato a soggetti differenti da quelli previsti dallo statuto. “Nessuno ce l’ha con le sagre – ha specificato Diego Sommovigo, presidente Fipe Confcommercio – ben vengano quelle vere, che valorizzano la tradizione gastronomica e la tipicità. Le vere sagre fanno bene bene al territorio, anche sotto il profilo turistico. Il problema sono i tanti, troppi eventi, nati per finanziare questo o quel soggetto oppure semplicemente per fare cassa lucrando su un’attività che, invece, dovrebbe essere propria dei ristoranti. Le sagre devono inoltre avere un limite nella durata, essere legate al territorio e i proventi devono inoltre essere utilizzati solo per i fini statuari dell’associazione che li promuove. I benefici devono ricadere sul territorio e non riempire le tasche di qualcuno”.

Alla conferenza stampa erano presenti, oltre al direttore di Confcommercio La Spezia Roberto Martini, anche alcuni rappresentanti della varie pro loco: Giuseppe Meola presidente della pro loco di Cadimare e Silvano Benedetti Presidente Proloco del Golfo.

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