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Una storia spezzina

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Il plastico, il colpo d’acqua e il respiro dell’antico canale

Nei giorni scorsi la presentazione dell'opera di Giuseppe D'Ambrosio.

Il plastico di Giuseppe D'Ambrosio

Lo scorso martedì nell’atrio del Palazzo Comunale è stato esposto presentandolo alla cittadinanza il plastico che raffigura la Spezia quando era ancora murata.
È un’opera (uso questo sostantivo perché ne sminuirei il valore se lo chiamassi lavoro) che in non pochi anni di attività certosina ha realizzato il signor Giuseppe D’Ambrosio, il mio antico compagno di classe Pino.
Chi mi legge sa che grazie all’antica amicizia ho “scoperto” io il plastico e che, certo della sua importanza, l’ho diffuso su questa rubrica in un paio di articoli usciti nell’ottobre ’18 e lo scorso febbraio. Ma ho anche fatto presente la cosa a chi di dovere e sono contento che il tutto si sia concluso felicemente.
L’importante è che gli Spezzini abbiano uno strumento per conoscere la storia della loro città e poi anche, forse soprattutto, fornire alle più giovani generazioni l’invito a fare proprie le origini della terra che abitano. Da questo punto di vista, sono convinto che una diversa location (tipo la sala di un Museo) sarebbe preferibile. Ma è solo un’opinione mia.
Al di là di tutto, grande lavoro! Bravissimo Pino che ha saputo illustrare la situazione dentro le mura fino al dettaglio.
L’unica cosa che può suscitare qualche domanda è un piccolo mezzo arco scuro che Pino ha inserito all’esterno del braccio settentrionale, più o meno all’altezza di Santa Maria.
Lo si vede molto bene nella carta stesa dai due cartografi Ferretti e Brusco nel 1767 dove il semicerchio scuro è chiamato “colpo d’acqua”.
In quel punto arrivavano le acque del canale dei mulini e quelle che uscivano dalla Sprugola mischiate al canale che veniva dalla Pianagrande. Le prime scendevano giù dalla Chiappa ed erano pulite mentre le altre erano piuttosto lutulente, non bevibili. Per separarle ché non si contaminasse la fruibile, avevano realizzato un sovrappasso che le separava, così che quelle potabili che correvano sotto non fossero inquinate dalle altre sporche e imbevibili, buone solo per i campi.
Le acque buone entravano così all’incirca al centro della città per percorrerla poi per intero in senso longitudinale. Erano parzialmente scoperte e terminavamo il loro percorso andando a sfociare in mare dopo avere superato la cerchia delle mura.
Noi oggi non lo vediamo ma il canale dei mulini esiste ancora anche se è da tempo interrato.
Forse è capitato anche a voi di sentire qualche vibrazione sotterranea se ci si ferma dove la via Prione sta per incrociare la via Cavallotti.
Tranquilli, non si tratta di alcun movimento tellurico. Si sente solo il respiro dell’antico canale che non la smette di soffiare.

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