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Una storia spezzina

Curiosità

La Spezia, l’articolo e l’antica madre Lunigiana

Especia 1764

Domenica scorsa dicevo di una carta del Golfo di cui ho individuato l’autore grazie a PG Cavallini, dove compaiono alcuni toponimi inconsueti come Lerissa e Telaron ma di facile decifrazione. Ci sono anche di mai sentiti come San Laurenzo e Mazo, di cui abbiamo tentato una decodifica, e il parimenti insolito Letine, nome che si fonda sull’unione di articolo e nome a comporre un’unica parola. I naviganti d’Oltralpe chiedevano Come si chiama? e la risposta Il Tino la fondevano in un nuovo vocabolo della loro parlata dove l’articolo determinativo usato non era l’italiano ma quello del gallico idioma. Tralasciamo che non era il Tino ma l’isolotto della Scola. Così si forma la lingua franca parlata nel grande lago salato fra le terre. Qua le lingue locali si sublimavano in un tramite comunicazionale grazie al quale si capivano genti che altrimenti non si sarebbero comprese.

Devo dire che “l’Ofezan” è il toponimo che più m’intriga per ragioni che esulano dalla carta. È facile capirne l’origine ché il meccanismo che porta alla formazione del nuovo nome è quello già descritto: Come si chiama? Il Fezzano etc. etc. anche se magari non veniva detto che l’origine è Alfidiano, antico proprietario del terreno. Nulla di inconsueto, quindi, se non che in quelle sette lettere con apostrofo sta scritto un capitolo della toponomastica del nostro territorio che, come ci spiegò qualche anno fa in un accurato saggio il Preside Paolo Emilio Faggioni che fu attento ricercatore del passato del territorio, premetteva a tutti i toponimi l’articolo determinativo: una regola fissa per ogni dove della Lunigiana. È per questo principio che diventa un’abitudine della parlata comune, che anche alla nostra città va premesso l’articolo determinativo. Questo, però, non è parte integrante del nome ma solo l’articolo che l’accompagna e che diventa, se del caso, preposizione articolata: alla Spezia, della Spezia e così via.

L’uso dell’articolo declinabile è normato da uso, tradizione è da vari provvedimenti: dal Decreto Reale dell’ottobre 1930 alle delibere assunte al proposito in anni e periodi diversi dal Consiglio Comunale spezzino. Ma sono norme che è facile infrangere dato che non prevedono pene. Certo che l’obbligatorietà del la può piacere oppure no; è più sbrigativo omettere il la, ma esprimerlo vuole dire mantenere un rapporto identitario con la terra che abitiamo. Dirai, ma a noi che siamo figli della grande migrazione, che importa della vecchia Lunigiana? Beh, il fatto è che la Spezia deriva da quella antica madre per cui penso che valga la pena di conservare ‘sto benedetto articolo.

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