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La prima analisi del voto

Peracchini stravince e questa volta la sinistra non arriva nemmeno al ballottaggio

Pierluigi Peracchini portato in trionfo dagli alleati

Pierluigi Peracchini non vince, trionfa. Il sindaco uscente e ricandidato guida il centrodestra ad una vittoria schiacciante, suggellata dai numeri delle liste civiche che lo appoggiano, premiate oltre ogni partito tradizionale. Un po’ come sta succedendo al collega Marco Bucci a Genova il dato più significativo è proprio questo: non soltanto il calo vertiginoso dell’affluenza rispetto a cinque anni fa (che a questo punto dovrebbe averlo favorito) ma soprattutto il ridimensionamento generalizzato dei partiti a favore delle liste civiche associate ai primi cittadini uscenti. Se sarà un cambio di paradigma e i partiti dovessero perdere l’ormai residuo appeal negli anni venturi, lo dirà il tempo ma l’impressione è che la tendenza sia questa: meglio prendere appunti, insomma. Dicevamo della vittoria bis di Peracchini che fa meglio del centrodestra: è lui il vero vincitore di questa tornata elettorale e da domani inizierà tutta un’altra storia con lo studio dei dati delle singole liste, dei relativi rapporti di forza, attraverso i quali verrà fatta la giunta ad un anno dal voto politico. Con la somma delle sue liste il sindaco uscente si installa fra il 22-23% staccando anche il Partito Democratico, che nella città dell’estremo levante ligure ha una tradizione storica ma che, a ben guardare, non va oltre le attese.

L’altro dato di una prima analisi è che stavolta nemmeno un centrosinistra compatto riesce a portare Peracchini al secondo turno. Anche per l’assenza di contendenti terzi capaci di drenare voti a un primo cittadino uscente che ha letteralmente vinto in carrozza la sfida a due con la candidata dei progressisti. La mera addizione dei voti del centrosinistra diviso e balcanizzato di cinque anni fa non produce quello che forse, in modo un po’ miope, all’interno del centrosinistra si sperava, a dimostrazione di quanto sia liquido il consenso odierno. La divisione ideologica destra-sinistra, se esiste ancora, avvantaggia la prima, non da oggi e non solo in Italia. Ad ogni modo che le cose andassero in questa direzione si era annusato quasi subito, al netto delle prime sezioni, piccole e poco significative: appena gli scrutini dei seggi numericamente più sostenuti sono arrivati nei rispettivi quartier generali la direzione presa non è mai più cambiata. Dal centro alla periferia, in poche occasioni (Marola, Pegazzano, Campiglia, Pitelli, ricoverati in ospedale, seggi comunque piccoli) Piera Sommovigo è riuscita a stare davanti al rivale ma per il resto la partita non è nemmeno cominciata: anche in questo senso parlare di “storiche roccaforti”, di “voto borghese” e di “quartiere popolare” lascia oggi il tempo che trova anche quando si vota per le amministrative. E magari, ripassando la storia, c’è anche da dire che in tempi di guerre e pandemie, il cittadino preferisce continuare con qualcuno di già conosciuto, diventato un volto quasi familiare in anni complicatissimi come questi. E pure iniziando a sbirciare le preferenze si comprende come esponenti già noti, perché consiglieri e assessori comunali uscenti, hanno fatto breccia nei cuori degli spezzini e delle spezzine.

Con qualche speranza concreta di arrivare al secondo turno, la Sommovigo ha vissuto il pomeriggio, prima nella sede del Partito Democratico in Via Lunigiana poi insieme al suo staff al point di Piazza Sant’Agostino; Peracchini ha invece seguito lo spoglio dalla sala del Caf Cisal di Piazza San Domenico di Guzman, insieme ai suoi più diretti collaboratori, aspettando di ottenere dati più certi e sperare così di festeggiare in Piazza Europa già questa sera. E’ un voto che, come detto, premia soprattutto Peracchini, evidentemente apprezzato dall’elettorato per quanto fatto in questi cinque anni tanto da guadagnare voti diretti rispetto a cinque anni fa, respingendo innanzitutto il tentativo di Nanni Grazzini, che esce con le ossa rotte rispetto alle attese, come d’altro canto succede a Spezia Riformista, in appoggio ad Antonella Franciosi, al 2%: probabilmente il loro risultato, così punitivo, permette proprio a Peracchini di allungare il passo oltre quel 50% che fa concludere la tenzone stasera stessa. Al tempo stesso consegna un’altra informazione utile: a sinistra del Pd la discesa libera continua e l’alleato Movimento Cinque Stelle sparisce di scena. Col premio di maggioranza, Peracchini guadagnerà i tre quinti dei seggi (20), il resto andrà all’opposizione (12) che tuttavia sarà rappresentata dal solo Campo Progressista (l’ultima lista a farcela dovrebbe Spezia Bene Comune), visto che nessun altro supera lo sbarramento del 3%.

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