Non è stato convalidato per un vizio di forma l’arresto di Daniele Bedini, accusato degli omicidi di Nevila Pjetri e Camilla, che resta comunque in carcere alla Spezia (dove deve scontare la pena per la rapina compiuta nel 2019) a causa dei gravi indizi che continuano ad emergere – dopo quelli dei giorni scorsi – complicando la sua posizione. In attesa dei riscontri sugli elementi raccolti dai Ris di Parma sul pick up che sarebbe stato usato nella notte fra sabato e domenica – dove sarebbero state trovate tracce di sangue – si è appreso che nel corso dell’arresto effettuato dai Carabinieri nell’abitazione del 32enne, (che avrebbe anche tentato la fuga attraverso il terrazzo prima di essere bloccato), sarebbero stati trovati alcuni oggetti e documenti appartenenti a Camilla. Elementi che compongono “un quadro indiziario granitico” come riporta Ansa in merito a quanto scritto dal Gip, a cui si sarebbe aggiunta la testimonianza di un amico dal quale si sarebbe presentato con indumenti sporchi di sangue e i documenti di una donna, appartenuti probabilmente a Nevila il cui corpo era stato rinvenuto nella notte fra sabato e domenica, mentre la sera successiva era stata uccisa Camilla, all’interno della cui vettura è stata isolata un’impronta compatibile con quella dell’indagato. Intanto, mentre prende sempre più corpo l’ipotesi di un movente dettato dalla necessità racimolare contanti, continua la ricerca dell’arma del delitto, una pistola di piccolo calibro come quella di cui il padre di Bedini una settimana fa si era accorto del furto.
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