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Incontro in cristo re

“Ogni giorno più visibile l’abbraccio di Spezia ai profughi ucraini”

La Diocesi: "Assai gradita l’integrazione tra l’accoglienza di carattere sociale e quella di carattere spirituale".

Cattedrale di Cristo Re

Sono ormai circa duecento le persone di nazionalità ucraina ospitate in modo stabile alla Spezia e provincia a seguito dell’inizio guerra. “Non si tratta, per fortuna, di arrivi massicci come quelli dei migranti africani o siriani degli anni scorsi – spiega una nota della Diocesi della Spezia, Sarzana e Brugnato – , motivo per cui, per il momento almeno, si tratta, in termini tecnici, di quella che viene definita ‘accoglienza diffusa’. In pratica, queste persone hanno potuto trovare alloggio ed accoglienza presso famiglie loro conterranee o in singoli appartamenti messi a loro disposizione con il coordinamento della prefettura. Non sono state ancora necessarie sistemazioni di gruppo. Nondimeno, la condizione di rifugiati, per un periodo che non si annuncia breve, richiede iniziative specifiche di accoglienza e di integrazione, dall’assistenza sanitaria (in parte almeno ancora problematica) all’inserimento scolastico”. Tra tali iniziative, ricorda la Diocesi, anche quelle di ordine spirituale. “Gli attuali rifugiati – continua la nota diocesana – sono in grandissima parte cattolici od ortodossi di rito bizantino. L’assistenza diretta viene prestata loro dal sacerdote di rito cattolico bizantino don Volodymyr Lyupak. Don Volodymyr, però, ha la sua sede pastorale a Lucca, e in questo periodo viene alla Spezia due volte la settimana, il martedì e il sabato, quando celebra la Messa nel suo rito nella chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni ed Agostino, messa a disposizione dal parroco don Luca Palei, direttore della Caritas. Con don Volodymyr collaborano però a pieno ritmo le strutture della diocesi. Lo si è visto proprio ieri, venerdì, quando famiglie ucraine presenti alla Spezia e in provincia sono state invitate ad un incontro svolto nel salone ‘Fanelli’ della cattedrale di Cristo Re. Erano presenti, con il cappellano bizantino, i responsabili di tre importanti settori della diocesi: don Palei, appunto, per la Caritas, padre Gianluigi Ameglio, frate minore francescano, per l’Ufficio migranti e don Manrico Mancini per il centro missionario. Erano inoltre presenti non solo rappresentanti delle famiglie ucraine, ma anche di quelle che le ospitano. L’incontro è servito per fare il punto della situazione, anche sotto il profilo specificamente pastorale e di catechesi”.

“La collaborazione tra la diocesi e le singole parrocchie di residenza – tra le altre Lerici, San Terenzo, Fiumaretta, Bonassola, Pian di Follo – è sempre stata molto stretta – prosegue la nota -. Sono state infatti proprio le parrocchie, in diversi casi, ad individuare ed a reperire alloggi dignitosi che nel giro di pochi giorni hanno potuto essere messi a disposizione delle famiglie in arrivo. L’integrazione tra l’accoglienza di carattere sociale e quella di carattere spirituale è stata del resto assai gradita da persone appartenenti ad una popolazione molto religiosa, e obiettivo dell’incontro di venerdì è stato proprio quello di migliorare ancora quanto è già stato impostato. Tra i profughi attuali, circa il settanta per cento ha trovato alloggio nel comune capoluogo e gli altri nei diversi comuni della provincia. A loro beneficio, com’è facile immaginare, si stanno muovendo istituzioni e associazioni di cittadini. Mentre il comune della Spezia, ad esempio, ha sottoscritto nei giorni scorsi un protocollo di intesa con le organizzazioni umanitarie, tra le quali anche quelle che fanno capo alla Caritas e alla diocesi, protocollo i cui diversi punti si spera possano essere attuati al più presto, il Rotary club della Spezia ha fornito venti tablet per i ragazzi e le ragazze ucraine che si stanno inserendo nelle scuole spezzine. L’abbraccio virtuale della Spezia e provincia nei confronti dei profughi diventa così ogni giorno più visibile, ed appare significativo che uno dei pilastri sui quali poggia, nel nome e dell’auspicio di pace, sia anche quello che rispetta e tutela la ​​​​​​​fede”.

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