L’ultimo bando del Comune della Spezia per accedere alle case popolari non convince Sunia e Cgil. Il tema era già saltato agli onori della cronaca, ma oggi torna d’attualità dopo che alla signora Luciana è stata rifiutata la domanda direttamente dallo sportello. La sua segnalazione è arrivata al sindacato degli inquilini che questa mattina nella sede di Via Bologna è stata approfondita dai segretari regionale provinciale del Sunia Franco Bravo e Cristiano Ruggia e dal segretario generale della Cgil Luca Comiti.
La domanda della signora Luciana è stata rifiutata direttamente allo sportello perché nonostante abbia passato buona parte della sua vita alla Spezia, dal 1969 si era allontanata nel 2005 per tornare nel 2018. Questa situazione dunque non la faceva risultare residente in provincia per i 3 anni sufficienti per accedere alla graduatoria delle case popolari.
“Io sono sola – ha spiegato in conferenza stampa -, ho il reddito di cittadinanza ma un Isee molto basso. Ma mi sono sentita dire che non essendo stata qui da almeno tre anni non potevo accedere alla graduatoria. Mi sono sentita smarrita, ho chiesto aiuto al Sunia e invito chiunque si trovi nella mia situazione a rivolgersi a loro”.
Al momento, il sindacato degli inquilini ha raccolto tre segnalazioni di questo tipo ma avverte: “Noi temiamo che questa situazione anche per altri vincoli e non solo per la residenza possa travolgere un centinaio di altri cittadini – ha sottolineato il segretario regionale Franco Bravo -.Alla signora Luciana è stata respinta la domanda allo sportello, quindi non potrà nemmeno fare ricorso. Chiederemo che vengano riaperti i bandi. Abbiamo scritto a tutti i livelli politici. Ma è necessario fare chiarezza. Serve una vera cultura di solidarietà”.
Bravo a margine si è focalizzato anche su un altro punto, le strutture di social housing in costruzione: “Si parla sempre di emergenza abitativa ma non c’è soluzione. Non è vero che non si consuma più suolo. Alle carceri verranno edificati altri 150 alloggi. L’azienda ha rifiutato qualunque confronto con noi. Abbiamo solo chiesto un incontro con tutte le associazioni per capire anche il tipo di contratto da redigere. Il Comune pensa di essere a posto solo pensando a un contratto calmierato senza però pensare alle clausole. Gli alloggi devono essere dati con criteri e principi. La fascia di chi ha bisogno di case popolari aumenta sempre di più. Queste tensioni sociali potrebbero diventare difficilmente gestibili”
Per il segretario provinciale Cristiano Ruggia è necessario un impegno corale: “Alla luce dei costanti aumenti ai quali i cittadini devono far fronte, sul tema delle case popolari serve una spinta in avanti. Già da diverso tempo, come Sunia, abbiamo rimarcato quello che non va in questo bando e noi ce la stiamo mettendo tutta, ma serve un impegno da parte di tutte le istituzioni. Noi abbiamo fatto delle manifestazioni, bussato a tutte le porte. Andremo avanti”.
“Ricordiamo inoltre poi che come Sunia assieme agli altri sindacati Sicet e Uniat siamo pronti a presentare ricorsi, appena uscirà la graduatoria provvisoria per i cittadini che si vedranno respingere la domanda perché non residenti in un Comune del bacino di utenza da almeno cinque anni continuativi alla data di pubblicazione del bando. Infatti abbiamo raccolto molti casi. Le conseguenze dei nostri ricorsi ricadono solo su chi si è ostinato a non ascoltare le nostre proposte – sottolineano dal Sunia -. Come abbiamo detto tantissime volte e in tutte le sedi la legge regionale prevede l’accesso al bando Erp a chi è residente da più di 5 anni in un Comune del bacino d’utenza ma la sentenza della Corte n°44/2020 chiarisce : è irragionevole negare l’accesso all’edilizia residenziale pubblica a chi, italiano o straniero, al momento della richiesta non sia residente o non abbia un lavoro da almeno cinque anni. Questo requisito, infatti, non ha alcun nesso con la funzione del servizio pubblico in questione, che è quella di soddisfare l’esigenza abitativa di chi si trova in una situazione di effettivo bisogno”.
Infine Luca Comiti della Cgil: “Abbiamo già denunciato un numero insufficiente degli alloggi disponibili e che il limite dei 5 anni rischia di essere discriminante. È doveroso proseguire in questa battaglia, infine emerge il tema delle disuguaglianze, aumentate nel nostro territorio. Le persone non arrivano a fine mese ed è un dato di fatto. Ci sono lavoratori e pensionati non ce la fanno. Il bando delle case popolari è un diritto di cittadinanza. I più umili e deboli hanno bisogno di una mano”.