In riferimento all’evento contestato del taglio del maestoso cedro del Parco della Rimembranza a Lerici, propongo ai lettori una chiave di lettura che nasce dalla mia esperienza nel settore e ai contatti con quella parte di cittadinanza che presta molta attenzione alla gestione del verde.
Gli alberi molto vecchi sono di per sé un valore, per cui nel caso creino dei problemi occorre fare tutto il possibile per evitare il taglio; in special modo se rappresentano un elemento identitario dal punto di vista culturale; ma anche solo per il loro ruolo di “patriarchi”, esseri viventi vegetali che hanno visto tante primavere (accompagnando la crescita di tante persone…), che si sono adattati con successo a vivere in un dato sito, per cui hanno sviluppato un particolare portamento, di solito regale e affascinante.
Indi per cui anche qualora la scienza decretasse la necessità di un abbattimento, questo dovrebbe essere interpretato come un “sacrificio” necessario, un atto da prendere curando al massimo il rispetto della pianta e delle persone che in quella riconoscono un valore particolare.
Ciò dovrebbe comportare un’informazione alla cittadinanza preventiva e completa, in modo che tutti conoscano le motivazioni, il procedimento amministrativo, i dati tecnici a supporto della decisione, nei tempi utili a fornire la possibilità a chi vuole di effettuare controdeduzioni.
Se necessitasse un taglio, questo deve essere tecnicamente sicuro ed efficace, avendo cura di non lacerare inutilmente le parti, ma operando per tagli netti (una sorta di “amputazione”).
È così allora che la comunità si priva di un valore, in nome di un valore superiore, possibilmente riconosciuto dai più, attraverso una “cerimonia” che curi il senso di sacro che una vecchio albero porta con sé.
Fabio Giacomazzi, esperto in campo bionaturalistico ed ambientale, esponente Legambiente La Spezia