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Una storia spezzina

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I malumori per l’internamento di Garibaldi al Varignano

Giornata FAI al Varignano

Cento anni fa fece notizia un articolo che svelava le trame ordite dallo Stato cinquantatré anni prima per sopire i malumori causati dall’internamento di Garibaldi al Varignano, là per seconda volta nel 1867 dopo quella del ’62.

Gualterio, Ministro dell’Interno, di concerto con il collega dello Stato della Chiesa, manda in missione dall’Eroe una nobildonna veneta, Eloisa Bidischini Dall’Oglio che di Beppino era amica e quasi parente avendo sua sorella sposato il primogenito del Generale. Prima avrebbe dovuto visitare le camicie rosse prigioniere a Castel Sant’Angelo, valutarne lo stato d’animo e riferirne al Ministro a Firenze e poi a Garibaldi al Varignano per indurlo a firmare un documento in cui s’impegnava a lasciare l’Italia a tempo indeterminato su una nave della Regia Flotta che l’avrebbe portato dove il Governo comandava.

Il 21 novembre 1867 la contessa è accolta alla Spezia con ogni onore dal Sottoprefetto Gerenzani che la provvede di ogni mezzo per recarsi al Varignano. La donna incontra l’Eroe che però non accetta la proposta governativa dicendosi solo pronto a fermarsi a Caprera sì che Eloisa la sera stessa parte per Firenze dove riferisce al Ministro che si decide a lasciar andare Garibaldi nella sua isola.

Sulla storia insorge “il cav. Ubaldo Mazzini” che avvalendosi di lettere e telegrammi cifrati smonta questa narrazione dei fatti.

Il nostro storico comincia con il dire che alla Eloisa non è riuscita la missione affidatole ché Garibaldi è sempre rimasto in terra italiana. Lo dimostra un telegramma cifrato inviato dal Sottoprefetto al Ministro in cui si dice che l’Eroe ha rifiutato l’offerta delle contesa “di fare un viaggio di distrazione attorno al mondo”.

Altri tentativi di Gualterio falliscono sì che, per la pressione dei medici che consigliano un cambiamento d’aria e per l’aumento del malcontento popolare, Garibaldi se ne va a Caprera avendo dato la sua parola d’onore che lì sarebbe rimasto. Così alle dieci di martedì 26 novembre 1867 Garibaldi s’imbarca per l’isola avendo di fatto ottenuto quanto aveva sempre voluto senza cedere a nessuna richiesta del Governo.

Che ci dice questo episodietto che di fatto di più esso non è?

Che le Nazioni, al di là delle loro politiche ufficiali, hanno delle relazioni particolari, diciamo così sottotraccia, anche con gli Stati con cui possono trovarsi in situazioni di conflittualità. Torino voleva Roma che voleva invece mantenere la propria sovranità ma in un momento critico che poteva compromettere l’immagine di ognuna delle due parti, ecco che si trova la mediazione che salva la faccia ad entrambi.

 

 

 

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